Il freno di Mosca alle politiche contro il cambiamento climatico
L’energia “pulita” in Russia rimane poco sopra al 30% e interi settori come quello automobilistico e del riscaldamento funzionano ancora esclusivamente con carburanti da fonti fossili. Mente con l'invasione dell'Ucraina sono tramontatte le speranze di vedere Mosca tra i maggiori finanziatori del Carbon Border Adjustment Mechanism.
Mosca (AsiaNews) - La Russia ha preso parte attivamente al summit sul clima della Cop29 di Baku. Nonostante le élite russe abbiano un atteggiamento piuttosto scettico sulle questioni del cambiamento climatico e non abbiano intenzione di ridurre le emissioni di gas-serra, hanno comunque cercato di “prendere il controllo di ciò che non si può sconfiggere”. Coinvolgendosi nelle questioni climatiche, i russi cercano di ritardare il più possibile la transizione energetica globale, e radunare intorno a sé tutti gli altri Paesi che condividono lo scetticismo russo, come cerca di spiegare l’esperta Tatiana Lanšina su The Insider.
I russi sono storicamente contrari agli allarmi sui cambiamenti climatici, e considerano la riduzione dei gas serra una seria minaccia alla propria economia. Il presidente Vladimir Putin si è espresso più volte contro la teoria del fattore antropologico come causa delle crisi ecologiche, soprattutto nei confronti della combustione di materiali fossili. Egli inoltre ritiene che il surriscaldamento del pianeta sia molto conveniente per la Russia, aprendo maggiori spazi di trasporto attraverso il Corridoio marittimo settentrionale per lo scioglimento dei ghiacci dell’Artico, e la maggior parte dei russi sostiene le opinioni del leader.
Prima dell’invasione russa dell’Ucraina, si sperava che la Russia potesse inserirsi attivamente nella lotta globale ai cambiamenti climatici, diventando uno dei maggiori finanziatori del Cbam–Carbon Border Adjustment Mechanism, la tassa internazionale sul carbonio che la Ue ha poi cominciato ad applicare dal 2023, per ridurre le emissioni nei Paesi con gli standard ecologici più bassi. Inoltre, gli investitori stranieri guardavano con grande interesse agli affari con le compagnie russe di materie prime ecologiche e di energia elettrica verde, cercando in vari modi di spingere anche la Russia verso la de-carbonizzazione.
Dalla fine di febbraio 2022, con la guerra in Ucraina, lo Cbam ha perso di attualità per l’export russo, a causa delle sanzioni occidentali che hanno completamente modificato il quadro delle relazioni commerciali della Russia con i Paesi esteri, e bloccato ogni possibile investimento in Russia da parte delle compagnie occidentali. La contrapposizione con l’Occidente ha ulteriormente concentrato intorno alla Russia i Paesi meno disponibili alla riduzione dell’emissioni di anidride carbonica, anzi la Russia tende ad utilizzare i forum e i raduni internazionali per aumentare il consenso alle sue politiche in questo settore.
La dirigenza della Russia cerca di propagandare la teoria che la politica energetica di Mosca sia “la più pura”, nonostante l’evidenza delle altissime percentuali di scorie inquinanti prodotte, il 75% dei gas serra e il 90% dell’anidride carbonica come elementi fondamentali della propria economia. Il primo ministro Mikhail Mišustin ha invece sostenuto nel suo intervento a Baku che l’85% del bilancio energetico della Russia si basa sulla generazione di emissioni a basso rischio inquinante di gas ed energia atomica, oltre alle fonti rinnovabili, mentre quella dei carbonati rimarrebbe al livello del 17,9% rispetto alla media del 35,5% mondiale. Se le centrali atomiche e quelle idroelettriche non disperdono effettivamente il CO2 nell’atmosfera, in realtà il 45% della produzione energetica si basa sul gas naturale.
La realtà è che l’energia “pulita” in Russia rimane poco sopra al 30%, a fronte del 42% mondiale, e interi settori come quello automobilistico e del riscaldamento funzionano esclusivamente con carburanti da materiali estrattivi. La politica energetica russa è da sempre molto contraria alle fonti di energia solare ed eolica, e Putin ha spesso affermato che “le pale eoliche uccidono gli uccelli e fanno fuggire i vermi”, e per produrre sufficiente energia bisognerebbe ricoprire la terra intera di pale e pannelli solari. Già nel precedente summit di Dubai la Russia aveva presentato il modello del “parco del Pleistocene”, proponendo di creare un ecosistema nell’Artico simile ai tempi dei mammuth, finanziato dagli oligarchi russi. La purezza ecologica, insomma, per la Russia prevede il ritorno alla preistoria.
19/12/2022 10:40