03/01/2025, 08.45
RUSSIA
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Il dottorato di Tikhon sullo 'scisma' della Russia

di Vladimir Rozanskij

All'università Mgu di Mosca il metropolita di Crimea - ritenuto il religioso più vicino a Putin - ha discusso la sua tesi che collega il crollo dell'impero degli zar non tanto a fattori economici ma a una divisione nelle élite ispirata dall'Occidente. Una rilettura che ha al centro la "difesa dei valori della Russia" e mira dichiaratamente a "evitare simili crisi nel futuro del Paese".

Mosca (AsiaNews) - Il metropolita di Simferopoli e Crimea Tikhon (Ševkunov), noto come il “padre spirituale di Putin”, ha difeso la tesi di dottorato in storia presso la facoltà di scienze dell’amministrazione statale dell’università Mgu di Mosca, sul tema “Il crollo dell’impero russo: i fattori delle relazioni reciproche tra il potere e la società”, sotto la guida del decano della facoltà e deputato della Duma di Stato Vjačeslav Nikonov. Alla difesa erano presenti come oppositori ben tre dottori in scienze storiche, compreso il noto studioso Sergej Mironenko, dando all’atto accademico un’importanza di rilievo assolutamente eccezionale e inconsueto.

Nella dissertazione, il metropolita ha sviluppato il tema da lui presentato più volte nella pubblicistica e perfino nel ciclo televisivo “La fine dell’impero” fin dagli anni Novanta, sulla causa della rivoluzione del 1917 e la fine della monarchia degli zar russi come conseguenza non tanto di “fattori sociali ed economici”, come nella critica storica più diffusa, ma per “lo scisma delle élite” in gran parte ispirato dall’Occidente. Si tratta di uno dei temi più incisivi nella teoria putiniana della “difesa dei valori della Russia” nei confronti dei suoi avversari storici.

Come afferma Tikhon, “lo scisma ai vertici della Russia ricevette impulsi decisivi dall’estero, per cui le opposizioni politiche allo zar Nicola II si resero conto che l’avvicinarsi della vittoria nella guerra rendeva meno probabili le loro aspettative di un cambiamento del sistema statale in Russia nello spirito degli ideali europei, ciò che rese necessario un intervento diretto nella vita della società russa”. Il metropolita considera indispensabili queste riflessioni per “evitare simili crisi nel futuro del nostro Paese” e per indicare le necessarie misure di efficace contrapposizione da parte del potere statale.

Una degli opponenti, la professoressa Olga Pavlenko, ha sottolineato che la tesi del metropolita “ha un’eccezionale significato attuale per lo sviluppo della statualità russa ai nostri giorni”, mentre Mironenko ha rilasciato commenti meno entusiasti, osservando che la teoria di Ševkunov “ha diritto all’esistenza”, ma si può discutere con essa, raccomandando comunque al dottore ecclesiastico di approfondire ulteriormente i suoi studi. Non è un caso che Tikhon abbia deciso di difendere le sue visioni a livello accademico un anno dopo essere stato nominato metropolita della Crimea, una terra simbolica per la visione imperiale della Russia, legame originario con il Battesimo ortodosso che si proietta sul mare e sulle terre oltre i confini, segnando l’identità e la missione del Paese a livello religioso e politico insieme.

Secondo la sua interpretazione, prima della rivoluzione “l’impero russo si sviluppava con grande efficacia sotto gli zar”, e la destabilizzazione ispirata dalle potenze occidentali ha impedito di raggiungere i livelli di assoluta eccellenza a livello economico e politico in Europa e in Asia, come in qualche modo è avvenuto per la fine dell’Unione Sovietica, un tema solo accennato nella tesi, ma molto coerente con l’ideologia del suo “figlio spirituale” Vladimir Putin. A causa di queste interferenze, si è creata nella società russa una “condizione psico-emozionale di attesa di cambiamenti nella struttura statale”, con l’istillazione nella coscienza sociale degli ideali del liberalismo europeo che hanno provocato una “reazione negativa alle limitazioni delle libertà politiche” negli anni della prima guerra mondiale, una condizione in realtà comune a tutti gli altri Stati in guerra. Le opposizioni hanno così sfruttato le circostanze belliche per “ridurre le prerogative del potere, senza rendersi conto della pericolosità che questo comportava per l’esistenza dello Stato russo”.

Si è così creato lo “scisma ideale tra il potere e la società, con il tradimento di una parte significativa delle élite del Paese”, in questo ammiccando anche alla debolezza delle posizioni dei vertici ecclesiastici, perdendo la possibilità di unirsi politicamente per difendere la grandezza della Russia, ciò che invece sta cercando di fare la Russia di Putin, secondo il metropolita-ideologo più vicino al presidente.

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