Il card. Ranjith invita alla calma dopo gli scontri tra cristiani e musulmani a Negombo
Ieri sono state attaccate diverse proprietà dei musulmani. La polizia non conferma né arresti né la presenza di feriti. Oggi sono state riaperte le scuole, ma le classi erano deserte. Per i cristiani, un’altra domenica davanti alla tv per seguire la messa. Espulsi 600 stranieri, tra cui 200 predicatori islamici.
Colombo (AsiaNews/Agenzie) – Il card. Malcolm Ranjith, arcivescovo di Colombo, ha invitato la popolazione a mantenere la calma, dopo gli scontri avvenuti ieri a Negombo tra gruppi di cristiani e musulmani. Si tratta del primo episodio di questo tipo tra le comunità religiose, segnale della tensione che si respira nel Paese dopo gli attentati di Pasqua contro tre chiese e tre hotel di Colombo, che hanno provocato la morte di 257 persone. Con un discorso alla televisione nazionale, stamattina il cardinale ha detto: “Faccio appello a tutti i cristiani, i buddisti e i musulmani, affinchè siano pazienti, mostrino moderazione e assicurino la pace che abbiamo mantenuto dopo gli attacchi di Pasqua”.
Secondo alcuni video circolati sui media, a Negombo sono state danneggiate diverse abitazioni e negozi di proprietà di musulmani, colpiti con il lancio di pietre che hanno mandato in frantumi le vetrine; inoltre alcune automobili sono state ribaltate. La polizia non ha diffuso notizie né di arresti né di feriti.
Negombo è la città a nord della capitale dove si trova la chiesa di St. Sebastian, una delle tre colpite dai kamikaze. Dopo gli scontri, le autorità hanno imposto il coprifuoco fino alle 7 di questa mattina, per evitare ulteriori incidenti. Il traffico aeroportuale invece non ha subito interruzioni, e squadre dei reparti speciali sono state dislocate per incrementare la sorveglianza delle strade nell’area.
Intanto oggi sono state riaperte le scuole pubbliche del Paese, rimaste chiuse dal giorno delle stragi. Quelle cattoliche invece resteranno serrate fino a nuove disposizioni. Prima della riapertura, il governo ha effettuato controlli in tutte le 10.900 scuole dell’isola. Nonostante le rassicurazioni alla popolazione, oggi pochissimi genitori hanno fatto rientrare i figli nelle classi. Un insegnante del Royal College, scuola d’elite di Colombo, riferisce che tra i banchi c’era appena il 5% degli alunni, per un liceo che conta 6mila iscritti.
Ieri le chiese del Paese sono rimaste ancora chiuse come domenica scorsa, quando il card. Ranjith ha celebrato la messa in diretta televisiva. Dopo aver annunciato la ripresa dei servizi liturgici, egli è tornato indietro sulla sua scelta per via di avvertimenti provenienti da “fonti attendibili all’estero”. Nei giorni scorsi l’arcivescovo ha anche pronunciato una dura accusa contro il governo di Colombo, incapace di gestire la situazione d’emergenza in modo appropriato.
Per quanto riguarda le indagini, ieri le autorità hanno diffuso la notizia di aver espulso dal Paese più di 600 stranieri, compresi 200 predicatori islamici. Vajira Abeywardena, ministro dell’Interno, riferisce che gli imam erano entrati sull’isola in modo legale, ma dopo le restrizioni effettuate sui visti, è emerso che i loro permessi erano scaduti. Il ministro non ha rilasciato ulteriori indicazioni sulla nazionalità degli espulsi; al tempo stesso, la polizia ha dichiarato che tra coloro che non avevano il visto in regola ci sarebbero anche cittadini provenienti da Bangladesh, India, Maldive e Pakistan.
08/05/2019 15:29