Il card. Rai critica Hezbollah per gli attacchi contro Israele
La presa di posizione del capo della Chiesa maronita riaccende la polemica interna e rilancia il dibattito nazionale sulle armi del partito filo-iraniano. Situazione molto pericolosa lungo il confine sud del Paese. Il porporato invita esercito e forze Onu a prendere il controllo del Libano meridionale.
Beirut (AsiaNews) - Il card. Beshara Rai ha condannato un attacco missilistico lanciato il 6 agosto da Hezbollah contro una zona di confine controllata dall'esercito israeliano. Nella sua omelia dell'8 agosto, il patriarca maronita ha contestato il diritto del partito sciita a prendere un'iniziativa militare unilaterale in maniera indipendente rispetto a qualunque decisione del governo. Il bombardamento di Hezbollah ha fatto seguito a un raid aereo dell'esercito israeliano su una zona montagnosa disabitata vicino al villaggio druso di Shouaya, a sua volta in risposta a un attacco dal Libano verso le alture del Golan (annesse da Israele nel 1967), che alla fine si è rivelato essere opera di elementi palestinesi incontrollati.
La presa di posizione del card. Rai, applaudita da buona parte dell'opinione pubblica, contrasta con il totale silenzio osservato dalle autorità governative. Quest'ultime si sono accontentate di presentare una denuncia all'ONU contro il bombardamento israeliano che ha causato la risposta di Hezbollah. Le parole del capo della Chiesa maronita hanno attirato una violenta campagna denigratoria sui social network vicini al partito filo-iraniano, che lo ha accusato di volere la “normalizzazione” delle relazioni con Israele.
Con il pretesto che il raid aereo israeliano non rispettava le regole di ingaggio stabilite nel 2006, Hezbollah ha bombardato una parte della zona montagnosa disabitata presa di mira dal raid israeliano. Israele ha risposto con un altro salva di artiglieria, ancora una volta mirando alla contesa terra di nessuno.
In un discorso di sabato sera, il segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha avvertito gli israeliani che ogni loro attacco avrà una risposta proporzionata e “ben studiata”. “Voi bombardate, noi bombardiamo”, ha minacciato. “Non stiamo cercando la guerra, ma siamo pronti per essa, e non ne abbiamo paura”, ha sottolineato.
Alla logica del “mantenimento delle regole d'ingaggio” con Israele e del “mantenimento dell'equilibrio del terrore” difesa da Hezbollah, il patriarca Rai ha opposto, con testi giuridici e costituzionali a suo sostegno, quella del “primato delle decisioni dello Stato centrale in funzione degli interessi del Libano”.
“Siamo al fianco dei nostri compatrioti del Sud per denunciare la tensione [al confine].Ne hanno abbastanza di guerre, morti, esodi e distruzione, e hanno perfettamente ragione", ha affermato il patriarca.
In effetti, la popolazione drusa di Shouaya aveva attaccato il veicolo civile che aveva bombardato le posizioni israeliane, il quale stava passando per il villaggio al ritorno da una missione. Le persone all’interno del veicolo sono state aggredite e insultate dalla popolazione.
Il capo della Chiesa maronita ha continuato dicendo che “non può accettare, in nome dell'uguaglianza di tutti davanti alla legge, che una parte si arroghi il diritto di dichiarare la guerra o la pace al di fuori del quadro legislativo nazionale rappresentato dal Consiglio dei ministri, conformemente all'articolo 65 della Costituzione”.
E ha continuato: “È vero che il Libano non ha firmato un accordo di pace con Israele, ma è anche vero che non ha deciso di fargli la guerra e rimane vincolato all'armistizio del 1949”.
Il patriarca ha poi ricordato che il Libano è “attualmente impegnato in negoziati con Tel Aviv per l'esplorazione di petrolio e gas in mare aperto”. Egli ha invitato l'esercito e la Forza Onu d'interposizione nel sud del Paese (Unifil) a prendere il controllo di tutto il territorio meridionale, applicare in modo rigoroso la risoluzione 1701 (adottata nel 2006 per fermare le ostilità tra Israele e il Libano) e soprattutto impedire il lancio di razzi dal territorio libanese. Tale prescrizione non mira tanto a preservare la sicurezza di Israele, ma piuttosto quella del Libano. “Vogliamo porre fine alla logica della guerra a favore della logica della pace e degli interessi del Libano e dei libanesi”, ha aggiunto il porporato.
L'Unifil, da parte sua, ha parlato di una situazione “molto pericolosa” e ha invitato tutte le parti a un cessate il fuoco. Da parte sua, il primo ministro israeliano Naftali Bennett ha accusato Hezbollah di voler trascinare il Libano in una guerra contro Israele. “Per noi non importa se si tratta di un'organizzazione palestinese o di ribelli indipendenti. Israele non accetterà il lancio di razzi contro il suo territorio. Il Libano deve controllare i terroristi che sparano missili su Israele, chiunque essi siano”, ha insistito Bennett.
La calma è tornata sul terreno, ma l'incidente ha riacceso il dibattito nazionale sugli armamenti della formazione sciita filo-iraniana.
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