23/08/2016, 11.30
CINA
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Il calo della popolazione cattolica in Cina e il suo impatto sulla Chiesa

di Anthony Lam Sui-ky

Il dottor Anthony Lam Sui-ky, ricercatore all'Holy Spirit Study Centre della diocesi di Hong Kong e grande esperto della Chiesa in Cina, analizza il “fenomeno del Plateau” che ha colpito i fedeli nel Paese. Dopo un grande fiorire di battesimi e di vocazioni, i numeri dimostrano un rallentamento che mantiene stabile – ma stagnante – il numero della comunità cattolica: i fedeli oggi sono circa 10,5 milioni. La Chiesa ufficiale e quella non ufficiale hanno lo stesso dilemma e devono lavorare insieme per superarlo. Per gentile concessione di Tripod, traduzione a cura di AsiaNews.

Hong Kong (AsiaNews) – A partire dall’anno 2000, la Chiesa cattolica di Cina ha affrontato tutta una serie di sfide. Tra queste, il calo dei numeri relativi alla popolazione cattolica è di sicuro una delle più significative. La stagnazione della crescita nella popolazione cattolica si affianca all’invecchiamento dei fedeli. E questo porta con sé anche una crisi nel numero delle vocazioni.

Nel 2000 nessuno si preoccupava delle vocazioni. A quel tempo le persone erano impegnate soltanto a trovare un modo per costruire campus e seminari sempre più grandi, in modo da accogliere il numero di seminaristi in costante crescita. Ma nei 10 anni successivi, questo numero è crollato in maniera significativa.

La crescita della popolazione cattolica e il suo declino

L’Accademia cinese delle Scienze sociali ha pubblicato nel 2010 il “Libro blu sulle religioni”, apparso l’11 agosto di quell’anno. Il testo conteneva statistiche sull’appartenenza alla Chiesa cattolica e a quelle protestanti. All’epoca si trattò di una decisione importante [pubblicare i numeri ndt], e quindi ne parlai con i nostri lettori.

Secondo la pubblicazione “fino al 10 dicembre 2010 vi erano in Cina 3.397 membri del clero cattolico (vescovi, sacerdoti e diaconi). In questo numero rientrano i 3.268 sacerdoti residenti in circa 100 diverse diocesi. Nella Cina continentale vi erano 10 seminari maggiori con 628 iscritti; 106 conventi con 5.451 sorelle che hanno già pronunciato i propri voti; 30 seminari di preparazione con 630 partecipanti. Vi erano circa 350 membri di congregazioni religiose maschili; 5.967 chiese o centri di preghiera sparsi per tutta la nazione. Secondo statistiche non complete, la Cina ha circa 5.714.853 fedeli cattolici” (cfr. Blue Book 2010, p. 98).

Ciò che rende questo testo diverso dal passato è il fatto che i ricercatori che lo hanno curato “hanno preso in considerazione alcune circostanze speciali. Quindi il numero reale di cattolici nella Cina continentale dovrebbe superare i 6 milioni di unità” (cfr. ibidem). E, aggiunge ancora il “Libro blu”, dopo 400 anni di sviluppo [ovvero dall’arrivo di Matteo Ricci e compagni] “il numero potrebbe oscillare fra i 6 e i 12 milioni” (cfr. Blue Book 2010, p. 107).

È interessante notare che la differenza fra i nostri dati e quelli ufficiali rimane abbastanza stabile. Nel 1998 proposi per la prima volta un numero per la popolazione cattolica in Cina: circa 8 milioni. Il governo lo fissava invece intorno ai 3,5 milioni. Quindi la proporzione fra le due previsioni era di 2,3 cattolici contro 1. Nel 2005 ho fissato la presenza cinese intorno ai 12 milioni; per il governo – secondo il “中國天主教:第七屆代表會議專輯”2004, p.6 – essa era di 5,3 milioni. La proporzione era rimasta uguale.

I dati presentati dimostrano che anche oggi la proporzione fra i nostri numeri e quelli ufficiali rimane stabile. È presumibile che entrambi i lati abbiano usato metodi di ricerca validi: la discrepanza fra i numeri è dovuta ad altre questioni. Vi sono infatti “diverse definizioni di Chiese ufficiali e non ufficiali”, ma anche il “mercato nero della popolazione” [i nati non registrati che vivono nel Paese ndt] e altre ancora.

È comunque una buona cosa che il “Libro blu” del 2010 sia d’accordo nello stabilire che “il numero reale di cattolici in Cina potrebbe superare i 6 milioni”. Dimostra che vogliono affrontare la realtà in un modo più pragmatico.

Il “fenomeno del Plateau”

Con il termine “fenomeno del Plateau” si indica una comunità che ha vissuto un rapido sviluppo ma non è riuscita a mantenerlo stabile. E quindi i nuovi membri di questa comunità vanno semplicemente a rimpiazzare quelli che si perdono, senza far crescere il gruppo. Grazie a una serie di dati che ho raccolto, si può dire che non più tardi dell’anno 2000 la Chiesa cattolica in Cina era già entrata nel “fenomeno del Plateau”.

Se prendiamo come base il numero di 12 milioni di fedeli, e consideriamo che l’aspettativa di vita media in Cina è di 75,6 anni – presumendo che l’età media di ogni battesimo sia 18 anni – allora si può calcolare che ogni anno la Chiesa ha bisogno di 210mila nuovi battesimi soltanto per coprire le “perdite” naturali. Questo non include il drenaggio di fedeli da altre religioni o sette, come la famigerata “Oriental Lighting”.

La Chiesa ufficiale di Cina sostiene che ogni anno – nel periodo fra il 2004 e il 2010 – si sono celebrati fra i 90mila e i 100mila battesimi. Se a questi aggiungiamo i numeri della Chiesa non ufficiale, allora arriviamo a un numero totale di nuovi fedeli che arriva appena a coprire il necessario. Lo schema che segue rappresenta i dati di Faith Press.

Anno

Numero di nuovi battesimi celebrati a Pasqua

2011

20,000

2012

22,000

2013

16,000

2014

24,000

2015

19,554

Se a questi numeri aggiungiamo gli altri battesimi celebrati nel resto dell’anno vediamo che la Chiesa ufficiale potrebbe raggiungere fra i 30mila e i 35mila nuovi cattolici l’anno. Comparati con i dati del periodo fra il 2004 e il 2010 – fra i 90mila e i 100mila battesimi ogni anno – si nota una ovvia decrescita della popolazione cattolica.

Prendendo in considerazione varie statistiche, e dopo una serie di interviste che ho condotto nell’estate del 2014, possiamo dire che oggi i cattolici in Cina siano circa 10,5 milioni (ovvero lo 0,77% del totale della popolazione). Un mio collega ha condotto un altro calcolo, su parametri diversi, arrivando a fissare “fra i 9 e i 12 milioni” i fedeli cinesi. Questi dati convivono bene.

Il 13 aprile 2015 la Gallup International – che raggruppa 75 organizzazioni indipendenti che operano nel mondo dei sondaggi – ha pubblicato un rapporto su una ricerca condotta in 65 aree o nazioni nel periodo fra settembre e dicembre 2014. Il tema era il fattore religioso.

Secondo questo rapporto, la nazione meno religiosa fra quelle prese in considerazione era la Cina: qui il 61% degli intervistati si è definito “ateo convinto”, circa il doppio rispetto a ogni altra nazione, mentre il 29% si è definito “non religioso”. Soltanto il 7% degli intervistati cinesi si è definito religioso.

Un’altra fonte di dati che merita attenzione è il Sondaggio sul panorama religioso condotto nel 2007 dall’americano Pew Forum on Religion & Public Life. Pubblicato nel 2008, il testo indicava che il 14% degli adulti cinesi intervistati si definiva religioso, e che i cattolici rappresentavano l’1% della popolazione. Secondo il sondaggio Gallup 2014, i fedeli cattolici sono invece lo 0,5%.

Declino e calo nelle vocazioni

Il calo della popolazione cattolica porterà a un calo nel numero delle vocazioni, anche se ci vorranno alcuni anni prima di vedere il fenomeno in tutta la sua ampiezza. Negli ultimi 15 anni le vocazioni sacerdotali e religiose in Cina hanno subito duri colpi. Lo schema che segue riflette il declino delle vocazioni fra i giovani uomini.

Anno

Seminaristi della Chiesa ufficiale

Seminaristi della Chiesa non ufficiale

Totale

Maggiori

Minori

1996

1000

600

700

2300

1998

1000

600

800

2400

2000

900

700

800

2400

2002

870

800

800

2470

2004

710

740

800

2250

2006

650

530

400

1580

2008

610

550

400

1560

2010

630

600

550

1780

2012

533

490

450

1473

2014

560

400

300

1260

Passiamo ora alle vocazioni religiose femminili. La situazione è persino peggiore.

Anno

Sorelle in formazione

Totale

 

Chiesa ufficiale

Chiesa non ufficiale

1996

1500

1000

2500

1998

1500

1000

2500

2000

1500

1000

2500

2002

900

900

1800

2004

600

600

1200

2006

320

230

550

2008

200

200

400

2010

100

100

200

2012

50

100

150

2014

50

106

156

 

I numeri delle ordinazioni

In Cina non è facile preparare statistiche complete e concrete per le comunità cattoliche non ufficiali. Durante il decennio fra il 1999 e il 2008, il numero totale delle ordinazioni nelle comunità non ufficiali è stato stimato intorno alle 280 unità.

Dal punto di vista della Chiesa ufficiale, durante lo stesso periodo, le ordinazioni sono state 560. In media ogni anno sono stati ordinati circa 50 giovani uomini. Il dato non è enorme ma non è neanche troppo piccolo. Quello che rende questi numeri preoccupanti è che negli anni precedenti le ordinazioni erano di più. Dal 1999 al 2004 ogni anno se ne sono contate in media fra le 70 e le 80. Da allora i numeri sono calati in maniera costante.

Il numero delle ordinazioni dipende dal numero delle vocazioni. Il “fruttuoso” risultato relativo alle ordinazioni dei primi anni del XXI secolo è soltanto il fanalino di coda del fiorire religioso che si è verificato alla fine del XX secolo. Seguendo il declino, possiamo prevedere per il futuro un numero di ordinazioni di sicuro non ottimistico. Di seguito lo schema delle ordinazioni (nelle comunità ufficiali e sotterranee) celebrate dall’anno 2000.

Anno

Numero di ordinazioni

2000

134

2001

110

2002

171

2003

87

2004

164

2005

89

2006

76

2007

82

2008

40

2009

47

2010

65

2011

46

2012

78

2013

66

2014

78

Conclusioni

Di certo il calo delle vocazioni è il risultato di diverse cause, fra cui alcune di natura politica. Tuttavia i dati presentati mi inducono a fare attenzione a questi punti:

  1. Mentre cala il numero delle vocazioni, dovremmo rafforzare il lavoro di formazione dei giovani sacerdoti. In passato i seminari dovevano affrontare questioni educative molto complicate e non si risparmiavano sforzi per ottenere una migliore formazione. Oggi dobbiamo recuperare quel dislivello.
  2. Dovrebbe essere migliorata anche la formazione dei laici. Mentre diminuiscono i nuovi sacerdoti, una parte del lavoro in tante comunità cattoliche potrebbe essere assegnato a loro. Quindi hanno bisogno e diritto a una buona preparazione.
  3. Dovrebbero essere incoraggiate anche le vocazioni adulte. Trovare seminaristi è un lavoro a tutto campo, non si dovrebbe puntare soltanto sui giovani. Mentre la Cina si trasforma in una società “middle-class”, tanti professionisti potrebbero riprendere in esame la propria vita e forse considerare un nuovo percorso. In questo gruppo di persone, forse è stato piantato qualche seme di vocazione. La Chiesa dovrebbe dare loro il sostegno necessario, fornendo aiuto spirituale e discernimento vocazionale.  
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