Il bivio della Thailandia, "democrazia in fasce" che vuole più partecipazione popolare
Bangkok (AsiaNews) - La Thailandia, Paese del Sud-Est asiatico ritenuta una delle "tigri dell'Asia" per il suo frenetico sviluppo economico di questi ultimi decenni, si trova ora in una fase di profonda crisi politica. La speranza è che si tratti di una crisi di crescita democratica e civile. I fatti sono noti. In questi ultimi anni la scena politica è stata dominata da uno scontro sempre più aspro tra varie fazioni. Da una parte il partito (attualmente al governo) del deposto primo ministro Taksin Shinawatra, che ottiene vasti consensi tra le popolazioni rurali; dall'altra il partito democratico che ottiene appoggio soprattutto nelle citta e nella capitale Bangkok
La lotta politica è ora giunta a un punto critico di contrapposizione, tale che è difficile prevederne una soluzione pacifica e concordata. Incitate e sostenute dal partito democratico dell'opposizione, con a capo Suthep Thaugsuban, ogni giorno folle di popolo si radunano nei punti strategici della capitale e, in modo per ora pacifico, manifestano contro il governo. Il quale si è già dimesso e governa ad interim in attesa di nuove elezioni. Ma questo non è sufficiente per l'opposizione, che continua le manifestazioni chiedendo a gran voce un cambiamento radicale degli assetti politici e, praticamente, l'eliminazione del partito che è al governo.
Motivo di tali richieste radicali è l'accusa di "corruzione totale" fatta alla classe politica che sostiene il deposto primo ministro. Con le sue immense ricchezze, ma soprattutto usando i fondi statali a scopo di potere personale,Taksin Shinawatra si sarebbe creato una base politica solida tra i membri del governo e un seguito fedele tra le masse povere e rurali. Anche se tuttora all'estero da più anni, continuerebbe tuttavia a tirare le fila di questo grande potere tenendo praticamente in ostaggio l'intera Nazione.
Motivo prossimo della sollevazione popolare è stato tuttavia il recente tentativo da parte del governo di introdurre una amnistia generale per tutti i condannati politici di questi ultimi dieci anni. Chiaramente si tratta di una mossa a favore del ritorno, trionfante, di Taksin in Thailandia . La reazione diretta e viscerale contro questo tentativo di amnistia rivela quanto profonda sia l'avversione all'attuale governo di una notevole parte della popolazione .
Questi i fatti e la loro spiegazione politica. Ma una analisi più attenta rivela altri fattori più profondi che rendono ragione del presente rivolgimento politico. La Thailandia in questi ultimi 40 anni è entrata in una fase di forte crescita economica e di cambiamenti sociali intensi, che ha visto la nascita di una classe media sempre più influente e conscia del proprio peso politico. Tale crescita non è stata accompagnata da adeguati cambiamenti a livello di strutture governative, rimaste a un livello di gestione paternalistica del potere centrato sulla relazione padrone-cliente. Secondo tale relazione il padrone ottiene la fiducia totale del cliente a condizione che provveda al benessere dello stesso.
Portata a livello politico tale relazione, già presente da lungo tempo nel sistema sociale ma acutizzatasi sotto il governo di Taksin Shinawatra e seguaci, ha avuto come risultato la creazione di un diffuso sistema di favoritismi personali e di corruzione politica. La percezione è che i beni della Nazione siano stati saccheggiati e usati dai politici non per il bene comune ma per il proprio tornaconto personale. Di questo sono responsabili tutti i partiti, sia di governo che dell'opposizione. Per il momento solo il governo è sotto accusa, ma in prospettiva anche l'opposizione non si salva da una sentenza di condanna.
Da questo punto di vista le continue proteste della classe media (perché di questo si tratta) possono essere viste come la richiesta di una maggiore partecipazione democratica alla gestione del potere e come il tentativo di superare la relazione padrone-cliente, fonte di favoritismi e corruzione sempre più diffusa.
In altre parole si tratta di una democrazia ancora in fasce, che sta sperimentando i disagi di una crescita e cerca confusamente una via di uscita. La speranza è che possa trovare questa via di uscita attraverso un dialogo pacifico fra le varie parti politiche e sociali. L'alternativa sarebbe un ennesimo intervento militare che metterebbe momentaneamente a tacere le contestazioni ma non risolverebbe il vero problema.
06/06/2014