Il Punjab festeggia il "Lohri": dalla cultura, l'invito a una primavera di pace e unità
Faisalabad (AsiaNews) - Una festa tipica del mese di gennaio che segna la fine dell'inverno e la rinascita della terra, dei raccolti, della vita, oltre che una celebrazione fondata sull'elemento "culturale", quale fattore di unione "fra persone diverse per fede, etnia o identità settaria". Con questo spirito musulmani, cristiani, indù e sikh pakistani hanno ricordato, nei giorni scorsi, il "Lohri", festività caratteristica della provincia del Punjab. Essa testimonia il "rinnovamento della vita" e dà il benvenuto alla stagione del raccolto, periodo "di pace, abbondanza, felicità e fertilità" nei campi e nelle famiglie. E all'insegna dello slogan "La pace: un mio diritto", essa è stata anche momento di incontro e confronto fra personalità religiose e laiche.
Il "Lohri" segna l'inizio del nuovo anno finanziario ed è incentrato sulla figura dell'eroe "ribelle" Dulla Bhatti, originario della provincia del Punjab e presenti in molti canti e filastrocche della tradizione locale. Vissuto nel XVI secolo durante il regno di Mughal Akbar, egli è può essere considerato un "Robin Hood" asiatico: rubava ai ricchi e aiutava ragazze in difficoltà. Dall'odierna Faisalabad, le giovani venivano spedite in Medio oriente e costrette a prostituirsi; egli le liberava e forniva loro una piccola dote per potersi sposare.
Il momento saliente del festival culturale 2013 - organizzato dalla Lok Vehar Development Organization, in collaborazione con Shajr e Sojhla - si è celebrato lo scorso 19 gennaio a Faisalabad, alla presenza di centinaia di persone. Giovani vestite a festa, con colori sgargianti, hanno fatto da contorno a momenti di canto e ballo. Come prevede la tradizione, la folla si è riunita davanti a un grande falò e gettato chicchi di mais nel fuoco per scacciare odio e divisioni, poi ha danzato attorno alle fiamme, pregando per raccolti abbondanti e prosperità.
George Clement, ex parlamentare cristiano, spiega ad AsiaNews che il festival di Lohri è caratteristico "della cultura Punjabi" e non è legato ad alcuna "religione, setta o etnia" in particolare. Egli aggiunge che la cultura "è un elemento di unione" e può costituire la base per un "rinnovato processo di pace, trasformando la natura in cultura di coesistenza". Gli fa eco l'artista musulmano Asif Hoat, secondo cui la festa aiuta a "mettere da parte odio e dissapori, per dar vita a una società armoniosa". Gurmeet Singh, sikh, direttore di Lok Vehar parla di "occasione di interazione fra comunità diverse", che si ritrovano a pregare "unite per la pace e la prosperità".
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