Il Premier bhutanese visita il Nepal, ma è sordo agli appelli di oltre 50mila rifugiati
Oggi, i leader del Bhutan People’s Party (Bpp), che riunisce i bhutanesi in esilio, hanno lanciato un appello per chiedere al governo di Thimpu il rimpatrio dei profughi, dopo oltre 20 anni di esilio. Balram Poudel, responsabile del Bpp, spiega che il governo dovrebbe aprirsi al dialogo non solo con il Nepal, ma anche con l’India, principale partner economico del Bhutan e consultarsi con i rappresentati delle comunità in esilio.
Tra il 1977 e il 1991, in Bhutan, oltre 80mila cittadini di origine nepalese sono stati espulsi dal Paese durante la campagna di nazionalizzazione portata avanti da re Jigme Singye Wangchuck. Tale campagna mirava alla costituzione di uno Stato buddista privo di influenze esterne. Nonostante una parziale svolta democratica, il governo bhutanese ha finora negato il rimpatrio dei profughi, costringendo la comunità internazionale a trasferirli in Paesi terzi. Nel 2010 circa 30mila rifugiati hanno iniziato una nuova vita in Australia, Stati Uniti e Canada. In Nepal restano però ancora 50mila persone bloccate nei campi senza la possibilità trovare un lavoro e con poche speranze per il futuro.
A tutt’oggi il Bhutan ha respinto per ben 15 volte l’invito del governo nepalese a iniziare dei negoziati per il rimpatrio, denunciando la presenza di terroristi fra i rifugiati, e rimandato al mittente appelli e lettere aperte di attivisti e associazioni per i diritti umani.