Il Partito comunista è in crisi, il governo non ha più risposte
di Willy Lam
Diciotto anni dopo il massacro di Tiananmen, il Partito comunista cinese si trova a dover affrontare la sua peggior crisi di credibilità sociale. I veterani chiedono l’adozione di un sistema politico social-democratico, mentre la stampa ufficiale denuncia la corruzione totale dei quadri comunisti. La leadership risponde con infruttuose campagne ideologiche di stile maoista.
Pechino (AsiaNews) - Il Partito Comunista cinese (Pcc) sta attraversando la sua peggior crisi di credibilità sociale dal massacro di piazza Tiananmen, avvenuto 18 anni fa. Mentre Hu Jintao, presidente del Paese e segretario generale del Pcc, si preoccupa di come consolidare il potere della sua fazione all’imminente 17° Congresso del Partito, i 71 milioni di membri del Pcc sono colpiti da una perdita di fede nel Partito, da un drammatico declino di probità e di “prontezza alla lotta”. Come soluzioni a questi problemi, alcuni veterani in pensione hanno proposto delle misure radicali, come il suggerimento di trasformare il Partito in gruppo social-democratico, sullo stile di quelli dell’Europa occidentale. Invece, per rivitalizzare il Pcc, Hu ha scelto di attuare delle campagne ideologiche simili a quelle del tempo di Mao.
Il morale del Partito si è deteriorato a tal punto che perfino gli organi di stampa ufficiali ammettono che la qualità dei membri è scesa a livelli mai visti. All’inizio di maggio, la rivista Qiushi [“Cercare la verità” ndr] ha notato che alcuni membri del Pcc “credono in dèi e fantasmi piuttosto che nel marxismo-leninismo, e ripongono la loro fiducia nei rapporti personali piuttosto che nella collettività”. Sempre secondo Qiushi, un numero non specificato di membri e dirigenti del Partito “ha attenuato la propria lealtà nei confronti di natura, obiettivi, programmi e metodi di lavoro del Pcc”, mentre altri “sono divenuti decadenti e degenerati, e sono coinvolti in attività corrotte ed illegali”. La recente impetuosa crescita delle Borse di Shanghai e Shenzhen ha rafforzato la mentalità – prevalente fra gli iscritti al Partito e fra i cittadini – di “guardare a tutto avendo in mente solo il denaro”. In più, gli uffici disciplinari ed anti-corruzione del Pcc sono al lavoro su un enorme numero di casi di appropriazione illecita di fondi pubblici, il crimine commesso dall’ex segretario del Partito di Shanghai Chen Liangyu e dai suoi associati.
A questa crisi di fede e di fiducia, il presidente Hu ha deciso di rispondere riciclando alcune campagne ideologiche formulate dai suoi numerosi commissari politici e specialisti della propaganda. Nel 2004 e 2005, i quadri comunisti di ogni livello sono stati coinvolti una volta la settimana in classi di studio ideologico su “come sostenere la natura avanzata di un comunista”. Le ultime sessioni di indottrinamento si sono concentrate sulla cosiddetta “educazione tramite le tre coscienze”. Tutto ciò in riferimento alle parole di Hu, secondo cui i membri ed i dirigenti del Partito devono far crescere “la coscienza di vivere in tempi pericolosi; il loro senso del dovere nel servizio pubblico; e la virtù della sobrietà”. Parlando con i funzionari comunisti a Pechino ed in altre province, Hu ha sottolineato che i comunisti devono “potenziare la percezione delle difficoltà e dei pericoli [in arrivo]” e che devono essere un “esempio nel seguire uno spirito di vita semplice e di duro impegno”. In 4 anni e mezzo di dominio, Hu ha lanciato più campagne di Jiang Zemin, il suo predecessore durato in carica 13 anni, di solito considerato più conservatore di Hu.
Hu ed il primo ministro Wen Jiabao hanno anche cercato di purificare il Pcc introducendo diverse regole riguardanti standard morali, pratiche anti-corruzione, comportamenti politicamente corretti. Ad esempio, sono stati pubblicati numerosi statuti interni e codici che proibiscono a consorti, figli e parenti dei funzionari più importanti di entrare nel mondo degli affari. Alla fine di aprile, Wen ha rivelato un’ennesima serie di punizioni per i quadri e i funzionari pubblici che infrangono non solo la legge, ma anche alcuni principi morali comunemente accettati. Secondo queste nuove regole, coloro che non aiutano i loro parenti in grave difficoltà, o hanno “seconde mogli” subiranno la censura del Partito e, nei casi più gravi, l’espulsione. Codici di condotta precedenti vietano inoltre il gioco d’azzardo, frequentare i night-club, i bagni e i massaggi, come anche pregare al tempio o in chiesa.
L’evidente fallimento di Hu e Wen nel migliorare qualità e rettitudine dei quadri del Pcc, ha dato luogo a chiaro appelli a rompere con il passato in maniera netta. Xie Tao, già vicepresidente dell’Università del popolo, ha fatto scandalo in primavera quando su una pubblicazione del Partito ha scritto che “l’unica via di uscita per il Pcc è di abbracciare il socialismo democratico”, sullo stile dell’Europa occidentale. Nel prestigioso Yanhuang Chunqiu [“Attraverso le ere”, febbraio 2007], Xie scrive: “Solo la democrazia costituzionale può risolvere alla base i problemi di corruzione del partito al potere… Solo il socialismo democratico può salvare la Cina”. Xie cita la Svizzera come modello di una società largamente egualitaria, con welfare adeguato e piena protezione dei diritti per operai e contadini. Del resto, il nodo centrale della piano amministrativo di Hu e Wen è “mettere il popolo al primo posto”, e ciò significa elevare gli standard socio-economici delle classi sociali più svantaggiate. Un obiettivo che, a tutt’oggi, rimane illusorio.
Allo stesso modo, Li Rui (ex segretario del Presidente Mao) ha chiesto in maniera aperta l’adozione del modello di socialismo democratico scandinavo. Li è stato in passato uno dei primi sostenitori di Hu. Eppure egli ha detto di essere d’accordo con il defunto “patriarca cinese” Deng Xiaoping, secondo cui buona parte degli iscritti al Partito non sanno neppure cosa significhi la parola socialismo. Nel Wenzhai Bao (17 febbraio 2007) Li ha scritto che “il socialismo non può esistere senza democrazia e stato di diritto”. Accademici ed alti funzionari in pensione hanno persino “fatto resuscitare” alcune icone democratiche cinesi, come l’ex segretario Zhao Ziyang e l’ex direttore dell’Ufficio di propaganda comunista Lu Dingyi. Articoli e discorsi di Zhao e Lu – su temi di riforme politiche globali - sono apparsi sul web, vengono discussi sui blog, e fino ad ora hanno eluso la censura.
Xie, Li ed altri intellettuali liberali hanno alcune cose in comune. Prima di tutto, essi sono per la maggior parte quadri comunisti della seconda o terza generazione, iscritti al Partito da molto più tempo rispetto a Hu o Wen. Finora Hu ha usato metodi draconiani per prevenire l’emergere di una mentalità pro-occidentale in alcuni intellettuali giovani o di mezza età, fermando ogni dibattito pubblico sul tema; ma egli è costretto ad accettare queste critiche occasionali mosse alla sua politica da veterani della Lunga Marcia. Tanto più che questi anziani progressisti non sono politicamente organizzati. Essi non sono collegati ad organizzazioni politiche o ong straniere: in tal modo, le autorità non hanno alcun appiglio per ridurli al silenzio.
Per fermare l’onda di “liberalizzazione borghese”, la propaganda e la censura dirette Li Changchun, anziano membro del Politburo, hanno dato carta bianca alla “sinistra” del Partito, ciò che resta dei “maoisti”, per attaccare esponenti come Xie e Li Rui. Questo è avvenuto nonostante che lo scorso anno sia scoppiato un durissimo scontro fra la leadership e i “maoisti”, culminata con la chiusura di alcuni siti Internet vicini alle loro posizioni . Tutto è nato quando questi ultra-conservatori hanno attaccato il governo Hu-Wen, che ha permesso a capitali privati ed esteri di comprare aziende statali, sfruttando i lavoratori cinesi.
Dalla pubblicazione dell’articolo di Xie, in febbraio, gli Istituti di ricerca “maoisti” - collegati con l’ex direttore del Dipartimento propaganda Deng Liqun - hanno organizzato ben quattro conferenze per attaccare Xie per il suo “completo tradimento del marxismo e del socialismo”. I conservatori si sono tutti allineati dietro importanti personalità, come Zhang Quanjing, ex direttore del Dipartimento organizzazione del Partito. In un articolo che ha avuto ampia distribuzione, Zhang accusa Xie di “essere apertamente andato contro la costituzione e le linee guida del Pcc”. Zhang ha poi aggiunto che l’articolo di Xie contiene “non solo errori politici”, ma anche errori che non ssono degni di un quadro comunista di alto livello in pensione (Gongnong Zhisheng, 9 Aprile 2007).
Ad ogni modo, in questo periodo prima del 17° Congresso comunista, la squadra Hu-Wen ha utilizzato vari metodi per convincere il mondo del carattere riformista del Partito. Lo scorso mese, le autorità hanno nominato come ministro della Scienza e della tecnologia Wan Gang, non iscritto al Partito. E’ la prima volta dal 1950 che una carica del genere viene affidata ad un non iscritto. Inoltre, la leadership ha nominato titolari di posizioni chiave anche i cosiddetti “rientrati”, ovvero quei cinesi che hanno studiato all’estero. Wan ha conseguito il suo dottorato in Germania, mentre il nuovo ministro degli Esteri Yang Jiechi ha studiato a Londra per alcuni anni. Inoltre, tramite alcune calcolate “indiscrezioni” verso i media stranieri e di Hong Kong, i componenti dello staff presidenziale hanno suggerito che vi saranno riforme politiche significative nel corso del prossimo Congresso. Ad esempio, vi sono state illazioni, secondo cui il Politburo e il Comitato centrale saranno allargati per accogliere nuovi settori della popolazione, in special modo gli imprenditori, il cui numero è in rapida crescita.
Gli intellettuali liberali sono delusi dall’attuale freno del presidente Hu sulle riforme: fino a pochi anni fa, prima di divenire il capo del Pcc, l’allora vice presidente cinese aveva dimostrato un considerevole interesse verso il modello di un Partito socialista democratico. Hu, all’epoca presidente della Scuola centrale del Partito, aveva riunito un gruppo di ricercatori per studiare l’ideologia e l’organizzazione di un buon numero di partiti europei di questo tipo. Un quadro comunista in pensione aveva fatto notare che Jiang Zemin, Hu e l’attuale vice-presidente Zeng Qinghong si erano baloccati con l’idea di applicare nel Paese alcuni singoli elementi di questi partiti occidentali. Ma già nel 2003 ogni discussione su questo argomento fra i membri di “pensatoi” governativi è stata messa a tacere; ed è noto che, in privato, Hu ha attaccato le opinioni di Xie Tao e Li Rui, perchè “aggiungono confusione al clima politico”.
Gli analisti politici temono ormai che se Hu ed i suoi sodali rimangono focalizzati solo sull’accrescere la fortuna ed il potere della propria fazioni politica, il Partito più grande e più ricco del mondo rischia di degenerare fino a divenire un guazzabuglio di combriccole interessate solo a potere, privilegi e prerogative e forse a poco altro.
(tratto dal New Century Net del 17 maggio 2007, traduzione a cura di AsiaNews)
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