Il Partito ammette e minaccia: “Fuciliamo chi tenta di scappare”
Il regime di Pyongyang non fa quasi mai riferimento alla pena capitale, ma la morte di Kim Jong-il e la transizione del potere sembrano aver convinto molte persone a lasciare il Paese. Il governo reagisce con un documento, che viene letto in pubblico, in cui racconta cosa succede a chi ci prova: “Vengono puniti sul posto”.
Seoul (AsiaNews) – La pena capitale “è la giusta risposta a chi cerca di tradire il popolo nordcoreano e la rivoluzione socialista”. E per la prima volta dalla presa di potere di Kim Il-sung questo concetto è stato scritto in maniera ufficiale in un documento del Partito dei lavoratori coreani, che viene letto al popolo come perenne ricordo di cosa li aspetta se cercano di fuggire. La presa di potere di Kim Jong-un, terzogenito ed erede del “caro leader”, sembra aver convinto molta gente a lasciare il Paese. E il regime reagisce con questo documento, ottenuto in esclusiva dal DailyNK.
Nel testo si legge: “Qualche tempo fa, un gruppo di traditori ha deciso di attraversare il fiume Tumen e tradire così la loro madrepatria socialista. Ma sono stati individuati dall’occhio veloce di una guardia di frontiera e arrestati. Erano stati convinti a tradire da uno dei loro figli, che aveva già tradito la patria ed era divenuto un informatore delle marionette sudcoreane. Ma i nostri soldati non si sono fatti sviare dalle loro mielose parole e hanno punito il primo traditore sul posto, arrestando poi gli altri”.
Il documento si intitola “Rafforzare la zona di confine e aumentare il livello di coscienza comune per migliorare la dignità del nostro socialismo” ed è stato pubblicato dalla casa editrice del Partito dei lavoratori coreani lo scorso gennaio. Ora viene usato negli incontri pubblici, dove viene letto alla popolazione. Anche se non è esplicito, la parola “punire” è molto forte nella lingua coreana e indica che il disertore è stato fucilato. Il riferimento alla pena capitale è molto raro in Corea del Nord, soprattutto nei documenti ufficiali del Partito.
Come in molte altre occasioni, anche questa pubblicazione sembra essere una delle “ultime volontà” di Kim Jong-il, il defunto dittatore del regime: “Mantenere saldo il confine fa parte delle ultime istruzioni del nostro Generale, uno dei compiti più importanti e responsabili. L’alta coscienza politica del popolo di confine non è una questione operativa: è uno dei compiti più pesanti e più onorevoli del nostro popolo, riguarda la difesa del socialismo e della rivoluzione anche a costo della vita”.
Nel testo si legge: “Qualche tempo fa, un gruppo di traditori ha deciso di attraversare il fiume Tumen e tradire così la loro madrepatria socialista. Ma sono stati individuati dall’occhio veloce di una guardia di frontiera e arrestati. Erano stati convinti a tradire da uno dei loro figli, che aveva già tradito la patria ed era divenuto un informatore delle marionette sudcoreane. Ma i nostri soldati non si sono fatti sviare dalle loro mielose parole e hanno punito il primo traditore sul posto, arrestando poi gli altri”.
Il documento si intitola “Rafforzare la zona di confine e aumentare il livello di coscienza comune per migliorare la dignità del nostro socialismo” ed è stato pubblicato dalla casa editrice del Partito dei lavoratori coreani lo scorso gennaio. Ora viene usato negli incontri pubblici, dove viene letto alla popolazione. Anche se non è esplicito, la parola “punire” è molto forte nella lingua coreana e indica che il disertore è stato fucilato. Il riferimento alla pena capitale è molto raro in Corea del Nord, soprattutto nei documenti ufficiali del Partito.
Come in molte altre occasioni, anche questa pubblicazione sembra essere una delle “ultime volontà” di Kim Jong-il, il defunto dittatore del regime: “Mantenere saldo il confine fa parte delle ultime istruzioni del nostro Generale, uno dei compiti più importanti e responsabili. L’alta coscienza politica del popolo di confine non è una questione operativa: è uno dei compiti più pesanti e più onorevoli del nostro popolo, riguarda la difesa del socialismo e della rivoluzione anche a costo della vita”.
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