Il Parlamento turco approva in prima battuta la nuova Costituzione in chiave presidenziale
Entro la fine settimana in calendario una seconda votazione. Poi il referendum popolare, che sancirà l’effettiva entrata in vigore. Il governo ha ottenuto i tre quinti necessari grazie al sostegno del partito di estrema destra. I curdi hanno boicottato il voto. Nei giorni scorsi scontri e risse fra i parlamentari.
Ankara (AsiaNews/Agenzie) - Il Parlamento turco ha concesso il via libera preliminare alla nuova Costituzione, redatta con lo scopo di garantire maggiori poteri al presidente Recep Tayyip Erdogan. Entro la fine della settimana è in programma una nuova votazione che, in caso di approvazione in seconda battuta, aprirà le porte al referendum popolare che dovrà sancire l’effettiva entrata in vigore della nuova Carta fondante dello Stato.
Secondo critici, ong pro diritti umani e organizzazioni internazionali la modifica della Costituzione equivale a un vero e proprio accumulo di poteri da parte di Erdogan. Dal canto suo, il presidente respinge le accuse sottolineando che il nuovo sistema sarà simile a quelli oggi in vigore in Francia e Stati Uniti.
La nuova Costituzione consentirà al capo di Stato di nominare e cacciare i ministri; per la prima volta nella storia della Turchia, essa cancellerà anche il ruolo di Primo Ministro. Di contro, verrà introdotta la carica di (almeno un) vice-presidente.
Gli articoli finali sono stati votati nella serata di ieri, con il partito di governo Akp (Partito per la Giustizia e lo Sviluppo) che è riuscito a ottenere la maggioranza dei tre quinti necessaria per l’approvazione. Il voto è giunto al termine di giornate di intense discussioni e scontri feroci in Parlamento fra i vari fronti in lotta.
La scorsa settimana è divampata una rissa in aula fra i membri dell’Akp e alcuni esponenti del Partito popolare repubblicano (Chp), il più importante schieramento di opposizione nel Paese, contrario alle modifiche costituzionali.
Hanno invece boicottato il voto gli esponenti del Partito Democratico dei Popoli (Hdp), filo-curdo. Nelle scorse settimane diversi parlamentari del partito sono stati incarcerati con l’accusa di sostenere le milizie curde, considerate terroriste dal governo di Ankara.
Per assicurarsi i tre quinti del Parlamento, il partito di governo Akp ha potuto contare sui voti del movimento di estrema destra Nationalist Movement Party, il quarto più importante del Paese.
In Turchia è in vigore dal luglio scorso lo stato di emergenza, proclamato dal presidente all’indomani del fallito golpe che ha portato all’arresto di decine di migliaia di intellettuali, oppositori, funzionari, militari, giornalisti e semplici cittadini. Un provvedimento prolungato di recente, in seguito alla strage di Capodanno in un night-club di Istanbul.
Erdogan, 62 anni, è salito al potere nel 2002 a un anno di distanza dalla nascita dell’Akp. Egli ha ricoperto per 11 ani il ruolo di Primo Ministro prima di diventare, nel 2014, il primo presidente eletto direttamente dal popolo. Un ruolo che avrebbe dovuto essere cerimoniale e che, nel tempo, ha visti accresciuti sempre più i poteri. Fino al tentativo di modifica costituzionale in atto oggi.
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