03/05/2012, 00.00
TIBET – CINA
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Il Panchen Lama rapito da Pechino “rimarrà per sempre nel cuore dei tibetani”

L’abate del monastero Tashi Lhunpo, la tradizionale residenza del Panchen Lama, scrive in occasione del compleanno del numero 2 del buddismo tibetano, rapito dal governo cinese quando aveva 6 anni: “Pechino vuole fiaccare i nostri animi ma non ci riuscirà. Continuiamo a pregare per il suo ritorno”.

Dharamsala (AsiaNews) - La comunità dei fedeli tibetani "non dimenticherà mai il vero Panchen Lama, rapito da Pechino quando aveva 6 anni, e continuerà a lottare per la sua liberazione e per il suo ritorno a casa. La Cina spera di spezzare il nostro morale, ma sbaglia di grosso". È quanto scrive l'abate del monastero Tashi Lhunpo, la "casa" del Panchen Lama, in occasione del 23esimo compleanno (in prigionia) del giovane.

Il Panchen Lama ha il compito, dopo la morte del Dalai Lama, di riconoscerne la nuova rinascita. L'attuale Dalai Lama, Tenzin Gyatso, ha riconosciuto come Panchen Lama il giovane Gedhun Choekyi Nyima il 14 maggio 1995 proprio grazie al lavoro dei due lama, da lui inviati nella ricerca: pochi giorni dopo la polizia ha rapito il bambino di 6 anni e la sua famiglia, da allora scomparsi.

Nel novembre 1995 la Cina ha "scelto" Gyaltsen Norbu come "vero" Panchen Lama, adducendo l'utilizzo di rituali religiosi "più autentici" di quelli del Dalai Lama, per attuare uno stretto controllo sulla pratica religiosa nella regione. Nel 2010 Norbu ha fatto ingresso anche nella vita politica nazionale, partecipando ai lavori della Conferenza politica consultiva del popolo cinese, organismo che affianca l'Assemblea nazionale del popolo.

Negli anni, scrive l'abate Lobsang, "la figura del Panchen ha contribuito in maniera significativa alla diffusione degli insegnamenti del buddismo e ha lavorato per il benessere di ogni essere senziente. Già il 10mo Panchen Lama, Lobsang Trinley Gyaltsen, ha pagato per la sua opposizione al dominio dei cinesi: ora la sua rinascita subisce lo stesso".

Secondo il religioso "anche il ragazzino scelto dai comunisti è una vittima. Una giovane vittima del piano cinese, che vuole minare e controllare il popolo, la religione e la nazione tibetana. Il rapimento e la sparizione del Panchen Lama legittimo e il suo rimpiazzo con un burattino sono una prova evidente di come non esista libertà religiosa in Tibet, e di come neanche i bambini siano risparmiati dalla crudeltà comunista".

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