Il Panchen Lama compie 18 anni: da 12 è prigioniero della Cina
New Delhi (AsiaNews) – Oltre 600 tibetani hanno protestato a Mysore (Karnataka) chiedendo alla Cina di liberare Gedhun Choekyi Nyima, 11° Panchen Lama, che ieri ha compiuto 18 anni e che è detenuto in luogo ignoto dal 1995.
Membri del Congresso regionale tibetano, l’Associazione regionale delle donne tibetane, attivisti del movimento Gu-Chu-Sum (che in tibetano indica i numeri 9, 10 e 3, in ricordo di 3 grandi dimostrazioni indipendentiste stroncate da Pechino a Lhasa: il 27 settembre 1987, il 1° ottobre 1987 e il 15 marzo 1988) di Bylakuppe, Hunsur e Kollegal e molti monaci hanno marciato dal municipio per la città, chiedendo l’intervento delle Commissioni Onu per i Diritti umani e i Diritti del bambino per l’immediato rilascio del Panchen Lama e dei suoi genitori. Hanno anche chiesto che al giovane sia impartita un’educazione adeguata ai suoi futuri compiti spirituali e l’invio di una delegazione per avere immediate notizie.
Nel maggio del 1995 il Dalai Lama in esilio in India ha riconosciuto il nuovo Panchen Lama nel piccolo Gedhun Choekyi Nyima, bambino di 6 anni. L’Ufficio Affari Religiosi, per indebolire l’autorità del Dalai Lama, ha scelto invece nel novembre dello stesso anno Gyaincain Norbu, un altro bambino di 6 anni, adducendo ragioni rituali speciali. Dopo il riconoscimento il piccolo Gedhun è stato sequestrato dalla polizia e da allora non si è più visto. All’epoca Amnesty International lo ha definito “il più giovane prigioniero di coscienza del mondo”. Le ripetute richieste internazionali di poter vedere il bambino, anche da parte delle Nazioni Unite, sono sempre state respinte da Pechino che risponde che il giovane e la sua famiglia “non vogliono essere disturbati da visitatori stranieri perché la cosa potrebbe avere effetti negativi”. Per il buddismo tibetano il Panchen Lama è la reincarnazione del precedente Dalai Lama (nel caso del 10° Dalai Lama, Choekyi Gyaltsen, morto nel 1989) il quale, alla sua morte, trasmette il suo spirito al nuovo corpo. Matt Whitticase, leader della ong Campagna per un libero Tibet, osserva che la Cina vuole spezzare la linea di continuità dei Dalai Lama per “schiacciare il buddismo tibetano e la stessa identità del Tibet. La sua detenzione è un crimine non solo contro un bambino, ma contro un intero popolo”. La ong ha lanciato una petizione su internet per il suo immediato rilascio. (NC)
02/11/2018 11:08