Il Myanmar ricorrerà in appello contro la condanna a morte dei due migranti in Thailandia
Yangon (AsiaNews) - Il governo del Myanmar promuoverà in prima persona il ricorso in appello contro la condanna a morte di due lavoratori immigrati birmani in Thailandia. Esso segue gli appelli già lanciati da cittadini, attivisti, leader religiosi buddisti e cristiani (fra cui il card Charles Bo).
È una lotta contro il tempo per salvare la vita di Win Zaw Htun e Zaw Lin, riconosciuti colpevoli dell’omicidio di due turisti britannici nel settembre 2014. Un verdetto in seguito a un processo farsa secondo la difesa e basato su ammissioni di colpevolezza rilasciate dai due imputati dietro violenza e costrizione.
La scorsa settimana, nei giorni che hanno preceduto il Natale, i due lavoratori migranti birmani sono stati condannato alla pena capitale per l’assassinio di David Miller (24 anni) e la fidanzata Hannah Witheridge (23, stuprata prima di essere uccisa). La polizia ha respinto a più riprese l’accusa di aver estrapolato con la forza la dichiarazione di colpevolezza; tuttavia, permangono molte ombre e dubbi sulle indagini e sulla presunta “confessione” dei due.
Secondo i critici Win Zaw Htun e Zaw Lin, entrambi di 22 anni, sarebbero stati usati come capro espiatorio da magistratura e inquirenti incapaci di individuare i veri responsabili del gesto di sangue. Dopo l’iniziale ammissione (forzata) di colpevolezza, i due accusati hanno a più riprese negato ogni responsabilità nell’omicidio e ritirato la confessione.
In queste ore il governo birmano ha confermato che avanzerà una richiesta formale di appello contro la sentenza. La decisione segue l’ondata di protesta sollevata in tutto il Myanmar contro il verdetto e per la liberazione dei due giovani, ritenuti capri espiatori di una serie di incompetenze e pasticci commessi dalla polizia durante le indagini.
Un team di legali predisposto dal governo sta studiando il caso e presenterà istanza di appello presso un tribunale di Bangkok. Gli avvocati andranno alla ricerca di errori nell’inchiesta e incongruenze nelle prove. “Se troviamo cose di questo tipo - afferma Aung Myo Thant, interpellato da Radio Free Asia (Rfa) - avremo tutto il diritto di chiedere un nuovo processo, partendo dall’inizio”.
Secondo la giustizia thai vi sono 30 giorni di tempo per ricorrere in appello, ma in caso di bisogno gli avvocati sono già pronti a chiedere uno slittamento della scadenza dei termini. Intanto continuano le proteste per il Paese, con marce e manifestazioni in molte città fra cui Mandalay e Myawaddy. In molti si appellano persino al re thai - una sorta di semi-dio - perché si adoperi per una revisione del caso.
La vicenda della morte dei due giovani turisti britannici, trovati privi di vita sulla spiaggia di Koh Tao, ha gettato più di un’ombra sulla reputazione della Thailandia e rischiato di affossarne l’industria del turismo, una delle fonti più importanti di ricchezza per la nazione asiatica. Enormi le pressioni su polizia e magistratura, che ha voluto trovare in tutta fretta un colpevole da consegnare all’opinione pubblica e ai media internazionali. In Thailandia vivono molti cittadini provenienti dalla ex Birmania, lavoratori migranti o profughi in fuga dalle guerre e dalla repressione della ex giunta militare che per decenni ha governato col pugno di ferro.
30/12/2015
05/10/2017 12:38