Il Messaggio del papa per la pace libererà gli schiavi nepalesi nel Golfo
Kathmandu (AsiaNews) - Il governo del Nepal "userà" il messaggio di papa Francesco per la 48ma Giornata mondiale della pace per salvare i suoi cittadini resi schiavi nei Paesi arabi. Ogni anno centinaia di migliaia di persone lasciano la nazione per cercare lavoro all'estero. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, finiscono nelle maglie del traffico di esseri umani, o sono costretti a lavorare in condizioni al limite del disumano. Da parte sua, attraverso vari provvedimenti Kathmandu ha cercato di proteggere i suoi connazionali. Tuttavia, una volta fuori dalla propria terra, i nepalesi devono sottostare alle leggi locali del Paese "ospite".
È il caso di 135 donne che da oltre un mese sono nascoste nell'ambasciata del Nepal in Kuwait. Decise a tornare a casa e a non sottostare più alle condizioni in cui erano costrette a lavorare, hanno chiesto aiuto alla missione diplomatica, che ha organizzato tutto il necessario per il rimpatrio. A causa della Kafala in vigore nel Regno, però, il governo kuwaitiano non permette loro di andarsene.
Diffuso nei Paesi del Golfo, il sistema della Kafala permette ai datori di lavoro di sequestrare ai dipendenti stranieri documenti e passaporti, per impedire loro di cambiare lavoro o di tornare a casa.
Tek Bahadur Gurung, ministro nepalese del Lavoro, spiega che "il nostro governo non può fare nulla, se non aspettare che si raggiunga un compromesso con le autorità del Kuwait. Per questo vorremmo che i leader islamici del Regno prestassero attenzione all'appello del papa". Al momento in Kuwait risiedono almeno 400mila migranti nepalesi.
In base ai dati del Dipartimento nepalese per l'impiego estero, nell'anno fiscale 2013-2014 sono 556.790 i cittadini che hanno lasciato il Paese. Tra loro, 403.090 erano alla prima esperienza all'estero, 153.700 alla seconda. Il tasso più alto di emigranti in un solo mese è stato di 58.937.
Tra i Paesi islamici scelti, la Malaysia è la prima destinazione per i lavoratori nepalesi non qualificati. A seguire scelgono Qatar, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Kuwait.
A favorire la diffusione del "lavoro schiavo", come l'ha chiamato papa Francesco, è anche il fatto che a emigrare sono spesso persone senza qualifiche specifiche. Come spiega Purna Chandra Bhattarai, segretario aggiunto del ministero del Lavoro, "solo il 2% è qualificato, il 23% è semiqualificato e il 75% non ha alcuna competenza. Il 95% di chi emigra sceglie la Malaysia o i Paesi del Golfo, e il 90% di essi sceglie canali non ufficiali per raggiungere la destinazione. Questo li rende ancora più vulnerabili".