01/06/2009, 00.00
IRAQ
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Il Kurdistan irakeno avvia l’esportazione del “suo” petrolio

Il greggio convogliato nell’oleodotto che unisce Kirkuk alla Turchia. L’operazione ha ottenuto il via libera del governo centrale, che in passato ha cancellato contratti siglati dal governo curdo. I proventi del settore dell’energia costituiscono il 90% del Pil irakeno. L’obiettivo è passare dai 2,2 milioni di oggi ai 6 milioni di barili al giorno in cinque anni.
Kirkuk (AsiaNews/Agenzie) –  Oggi il Kurdistan irakeno avvia l’esportazione di greggio in regime di autonomia dal governo centrale. Ad assistere alla cerimonia inaugurale era presente anche il presidente del parlamento regionale curdo Massud Barzani. Dai giacimenti di Taq Taq a Erbil e Tawke a Dohuk verranno estratti circa 90mila barili di petrolio al giorno; a beneficiare della concessione saranno la compagnia norvegese Dno e la canadese Addax Petroleum.
 
Il petrolio verrà convogliato nell’oleodotto che unisce Kirkuk, nel nord del Paese, alla Turchia. L’operazione ha ricevuto il via libera dal governo centrale, che in passato ha stralciato una serie di accordi siglati dal governo curdo e compagnie straniere. Ogni accordo sull’estrazione e lo sfruttamento del petrolio, ha ribadito più volte Baghdad, deve essere approvato e non può essere stipulato in regime di autonomia.
 
A detta degli esperti, la qualità di greggio estratta dal giacimento di Taq Taq è “eccellente”, mentre il secondo di Tawke è “di buona qualità, ma non eccellente” perché contiene parti di “acqua e condensato di gas”. La turca Genel Energji e la partner canadese Addax Petroleum beneficeranno del 12% dei proventi derivanti dal giacimento di Taq Taq; a Baghdad andrà l’88% dei guadagni, il 17% dei quali verrà devoluto al governo curdo. La norvegese Dno – concessionaria del giacimento di Tawke – non ha invece voluto precisare i termini dell’accordo, ma fonti vicine alla compagnia riferiscono che è “molto simile” a quello sottoscritto dai canadesi.
 
La questione legata al petrolio riveste un’importanza cruciale per ricostruire l’economica irakena, martoriata da anni di guerra. I proventi derivati dal settore dell’energia – petrolio e gas naturali – costituiscono il 90% del Prodotto interno loro (Pil). Baghdad intende aumentare l’attuale produzione – circa 2,2 milioni di barili al giorno – che si attesta agli stessi livelli dell’era di Saddam Hussein, quando il Paese era sotto l’embargo economico imposto dagli Stati Uniti. L’obiettivo è quota sei milioni di barili al giorno, da raggiungere entro i prossimi quattro o cinque anni.
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