Il Katolikos armeno Karekin II chiede la riconciliazione del Paese
Nikol Pashinian blocca le manifestazioni dopo aver ricevuto assicurazioni sulla sua elezione a primo ministro il prossimo 8 maggio. Ieri il blocco dei trasporti è stato totale.
Erevan (AsiaNews) - Il capo della Chiesa apostolica armena, il Katolikos di tutta l’Armenia Karekin II, con un appello diffuso ieri, ha invitato le autorità e le opposizioni ad agire nell’ambito della legalità, e cercare delle vie di soluzione della crisi politica del Paese attraverso il dialogo.
Quasi in risposta all’appello, ieri sera il capo dell’opposizione Nikol Pashinian ha chiesto a tutti gli armeni di cessare le manifestazioni che ieri hanno bloccato il Paese, perché ha ricevuto assicurazioni dal parlamento che egli potrà essere eletto primo ministro il prossimo 8 maggio.
“Al momento – egli ha detto davanti a decine di migliaia di manifestanti radunati in piazza della Repubblica – tutti i gruppi parlamentari hanno dichiarato che sosterranno la mia candidatura”.
L’appello di Karekin II è stato diffuso dalla cancelleria della Sede Primaziale del santo Echmjadzin (il monastero nei pressi di Erevan, centro della vita spirituale della Chiesa Armena).
“La situazione del Paese – egli afferma - continua a essere molto tesa e preoccupante. Invitiamo a cercare soluzioni nella comprensione reciproca e nella concordia, escludendo la possibilità di ulteriori scontri”.
“Invitiamo tutte le fazioni parlamentari a iniziare delle trattative, per continuare gli sforzi per superare questa situazione. Il nostro appello è per la solidarietà, la prudenza, senza cedere alle provocazioni e senza permettere il diffondersi dell’odio”, ha rimarcato il Katolikos.
Il giorno precedente, il 1° maggio, il parlamento dell’Armenia non è riuscito ad eleggere Pashinyan come primo ministro. La sua candidatura era unica, ma ha ottenuto un rifiuto da parte del Partito repubblicano, che detiene la maggioranza in parlamento: 55 deputati hanno votato contro, e solo 45 a favore. Gli altri partiti d’opposizione, a partire dai membri di Tsarukyan (35 deputati), hanno sostenuto in massa la candidatura. L’opposizione, guidata dal partito Elk, ha annunciato uno “sciopero totale” a partire dal 2 maggio, a una manifestazione di piazza a cui Pashinyan si è recato subito dopo la bocciatura in parlamento. Egli ha sottolineato che dovrà essere “un’azione pacifica di disobbedienza civile”, invitando a bloccare l’aeroporto “Zvartnots” e le strade che conducono in città.
Il blocco è divenuto subito effettivo. Lo stesso Ministero dei Trasporti ha ammesso di non poter garantire la sicurezza dei passeggeri: “Tutte le ferrovie hanno smesso di funzionare”, ha dichiarato l’addetto stampa delle Ferrovie Vardan Alojan. In città era impossibile muoversi in automobile, e anche la metropolitana era stata bloccata. Le forze dell’ordine hanno scelto di non intervenire. Agli utenti dell’aeroporto in attesa del volo è stato consigliato di salire sui primi voli del mattino, e dalle 7.00 tutto l’aeroporto risultava completamente bloccato dagli abitanti del villaggio di Parakar, nei pressi del quale sorge lo scalo di Erevan. I residenti del villaggio hanno diffuso in aeroporto musica a tutto volume, offrendo ai presenti dolci e frittelle.
In tutte le zone della capitale, e per le strade della città, la protesta si è trasformata in una grande festa di piazza, ma vi era grande timore che si trasformasse in un tragico scontro.
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