Il Guangdong prepara piccoli spazi di libertà per le Ong
Dal primo luglio dovrebbe entrare in vigore una legge che elimina la figura del “patrono governativo”, fondamentale per operare nel campo sociale. Una fonte di AsiaNews: “Un buon segno che se ne parli, bisogna capire se verrà applicata e quali Ong potrà coinvolgere”.
Guangzhou (AsiaNews) - Il Guangdong si prepara a eliminare la figura del “patrono governativo”, obbligatorio per ogni Organizzazione non governativa che voglia registrarsi e quindi operare nel territorio cinese. Questa figura è il più grande ostacolo che le Ong incontrano sul loro cammino: spesso si tratta di un controllore del governo, che limita molto l’operato sociale delle Organizzazioni. La nuova legge, che dovrebbe entrare in vigore il prossimo 1° luglio, riguarda 8 categorie di Ong: diversi analisti spiegano però che nelle categorie non rientreranno quelle che si occupano di diritti umani o politici.
Una fonte di AsiaNews, che lavora da anni nel campo sociale in Cina, spiega: “Si tratta di una legge provinciale, che però va inquadrata nel contesto cinese. Qui le leggi, spesso, rimangono sulla carta perché nessuno si prende la briga di attuarle. Va anche capito se per Ong intendono quelle governative, che esistono da tempo, oppure Organizzazioni davvero non governative. Tuttavia il fatto che se ne parli nel Paese rappresenta comunque un segnale positivo”.
Secondo la bozza di legge, che prevede “il miglioramento, lo sviluppo e la gestione delle organizzazioni sociali”, alcune Ong potranno registrarsi direttamente presso le autorità civili senza la copertura di agenzie governative. Dal 2015, la maggior parte delle Ong “dovrebbe essere in grado di operare con la semplice autorizzazione governativa”.
Da anni docenti, intellettuali e operatori sociali (sia cinesi che internazionali) chiedono a Pechino la liberalizzazione del sistema che, al momento, è invece molto complicato e restrittivo. Le Ong, sostengono questi, hanno un ruolo fondamentale nella vita e nella costruzione della società. Il governo comunista, tuttavia, teme tutto ciò che non è sotto il suo diretto controllo.
Una fonte di AsiaNews, che lavora da anni nel campo sociale in Cina, spiega: “Si tratta di una legge provinciale, che però va inquadrata nel contesto cinese. Qui le leggi, spesso, rimangono sulla carta perché nessuno si prende la briga di attuarle. Va anche capito se per Ong intendono quelle governative, che esistono da tempo, oppure Organizzazioni davvero non governative. Tuttavia il fatto che se ne parli nel Paese rappresenta comunque un segnale positivo”.
Secondo la bozza di legge, che prevede “il miglioramento, lo sviluppo e la gestione delle organizzazioni sociali”, alcune Ong potranno registrarsi direttamente presso le autorità civili senza la copertura di agenzie governative. Dal 2015, la maggior parte delle Ong “dovrebbe essere in grado di operare con la semplice autorizzazione governativa”.
Da anni docenti, intellettuali e operatori sociali (sia cinesi che internazionali) chiedono a Pechino la liberalizzazione del sistema che, al momento, è invece molto complicato e restrittivo. Le Ong, sostengono questi, hanno un ruolo fondamentale nella vita e nella costruzione della società. Il governo comunista, tuttavia, teme tutto ciò che non è sotto il suo diretto controllo.
Vedi anche