Il Capo dell'esecutivo “consente” lo sfruttamento dei lavoratori
Hong Kong (AsiaNews/Agenzie) – Il Tribunale di Hong Kong esamina il dovere costituzionale del Capo dell'esecutivo di garantire ai lavoratori un salario minimo, sufficiente per assicurare una “vita decente”. E’ iniziato ieri il processo promosso da una dipendente dopo la reiterata riduzione del suo salario.
Nella prima udienza Chan Noi-heung, salariata di 51 anni, ha chiesto l’intervento del governo per assicurarle un salario minimo, tale da consentire adeguate condizioni di vita. Fuori del Tribunale decine di sindacalisti hanno urlato slogan a favore della ricorrente. Oggi sono sentiti il parlamentare Leung Kwok-hng che sostiene la doglianza e rappresentanti del governo.
Chan lavora per la ditta di trasporti Kowloon Motor Bus e guadagna 3.400 dollari di Hong Kong (circa 320 euro) per 10 ore di lavoro per 6 giorni settimanali, pari a 13 dollari (1,2 euro) l’ora. La paga è scesa da 4mila dollari a 3.700 nel dicembre 2004 e a quella attuale nel dicembre 2005.
Il suo legale Hectar Pun Hei osserva che l’articolo 7 della Convenzione internazionale per i diritti economici, sociali e culturali, che è stata incorporata nella costituzione cittadina, prevede il diritto per ognuno di essere pagato quanto basta per avere “una vita decente per sé e la famiglia”. La Sezione 2 (1) dell’Ordinanza della Commissione per il Commercio prevede, poi, che “il Capo esecutivo del consiglio” “deve istituire meccanismi per fissare salari minimi, determinare l’orario di lavoro ordinario e stabilire il costo del lavoro straordinario nelle attività dove il salario normale è troppo basso” e “può, in ogni momento… fissare un salario minimo per ogni attività a Hong Kong”, così da evitare salari troppo bassi.
Pun commenta al quotidiano locale South China Morning Post che troppo “a lungo il governo ha adottato una posizione in diretto contrasto” con questa ordinanza e non ha garantito l’effettivo diritto dei lavoratori “a ricevere un minimo salariale adeguato”.
07/04/2017 14:48