Il Cairo respinge l'ultimatum di Al Qaeda, e nega la "conversione" delle due donne
Cairo (AsiaNews/Agenzie) - "Rifiutiamo categoricamente che il nostro nome venga legato a tali atti criminali" si legge in una nota del ministero degli Esteri del Cairo, in cui si "condanna con forza" l'attacco. La cellula irachena di al Qaeda, responsabile dell'assalto alla chiesa siro-cristiana di Baghdad nel quale a seguito di un blitz delle forze irachene sono morte oltre 50 persone, ha dato al Cairo un ultimatum di 48 ore.
Hanno preferito rifugiarsi in qualche convento o comunita' ''per la forte pressione sociale che subivano'', le due donne copte chiamate in causa nella rivendicazione dell'attacco alla chiesa siriaco-cattolica di Bagdad. A riferirlo al telefono e' Samia Sidhom, direttore editoriale al Cairo di El Watani, storico settimanale dei copti d'Egitto con sede anche a New York. ''Avevano lasciato le loro case per disaccordi familiari - dice Samia Sidhom ad ANSAmed - ma non vi e' stata da parte loro alcuna conversione all'islam, come hanno confermato anche le massime autorita' religiose musulmane''. Conferma giunta dalla stessa autorita' sunnita di Al Azhar, precisa la giornalista. In realta' entrambe (una di loro, Wafa Costantine, gia' vedova all'epoca della sparizione nel 2004) avrebbero voluto tornare ad una vita normale, spiega ancora Samia Sidhom, ma ''c'erano troppe pressioni su di loro'' e dunque sono state costrette a trovare rifugio in due luoghi (conventi o comunita', appunto) diversi, che lei stessa dice di non conoscere. Ma entrambe sono rimaste ''vittime di strumentalizzazione'', aggiunge, sia nelle manifestazioni che hanno fatto seguito al diffondersi della notizia della loro conversione sia, ora, da parte dei terroristi che hanno rivendicato l'attacco in Iraq.