10/04/2025, 17.20
LANTERNE ROSSE
Invia ad un amico

Il 'secondo tempo' della Cina nell'economia globale

Anche a Pechino si riflette sulle implicazioni della stagione aperta dallo scontro commerciale innescato da Trump. L'analisi del sociologo Sun Liping: "È tempo di superare l'ossessione di una società in cui tutto è in funzione della produzione, per far crescere invece i consumi interni".

Milano (AsiaNews/Agenzie) - La mossa con cui ieri sera Donald Trump ha congelato per 90 giorni i dazi aggiuntivi annunciati per decine di Paesi, portando però contemporaneamente avanti - e addirittura innalzando al 125% - quelli con la Cina, ha fatto emergere chiaramente la priorità nell’attuale offensiva di Washington: mettere all’angolo Pechino, per poi eventualmente trattare ma da una posizione di forza. Atteggiamento a cui - com’era facilmente prevedibile - la Repubblica popolare sta replicando colpo su colpo. Facendo intravvedere una partita lunga, in cui la posizione più difficile sarà quella di quei Paesi del Sud-est asiatico che - come il Vietnam, per esempio - hanno teorizzato la “politica del bambù”, per adattarsi alle situazioni e ottenere i maggiori vantaggi possibili tanto da Washington quanto da Pechino. Xi Jinping è atteso ad Hanoi già la prossima settimana, in un viaggio che lo porterà anche a Kuala Lumpur e Phnom Penh.

In questo scenario una delle domande cruciali è: fin dove può spingersi oggi la Cina? Su questo si moltiplicano in tutto il mondo le riflessioni. Ed una prospettiva interessante è il dibattito che si sta sviluppando anche all’interno del mondo accademico cinese, all’ombra delle prese di posizione ufficiali e degli editoriali dei media di Stato. Una serie di analisi interessanti, ad esempio, le ha pubblicate in queste ore Sun Liping, un noto sociologo cinese molto attento alle trasformazioni dell’economia che insegna all'Università Tsinghua di Pechino e che su WeChat - il social network cinese – interviene spesso su questioni sociali e politiche esprimendo opinioni di impronta liberale.

In questi giorni ha provato a spiegare le cause che - dal punto di vista di Washington - stanno dietro ai dazi di Trump e alla sua scommessa sulla reindustrializzazione dell’America. Ma le osservazioni più interessanti le ha affidate a un articolo in cui analizza le dinamiche interne dell’economia di Pechino, evocando l’idea della necessità di una sorta di “secondo ingresso” della Cina nel sistema del commercio globale .

La tesi di Sun Liping è che - come dopo l’adesione all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) nel 2001 – la crisi attuale può diventare per Pechino l’occasione per un nuovo salto di qualità nella propria struttura economica. Superando la contraddizione attuale della Cina “grande fabbrica del mondo” che non fa però crescere proporzionatamente anche i consumi interni in un Paese da 1,4 miliardi di abitanti.

Il sociologo cinese riconosce che il mercato globale è andato costruendo “uno squilibrio che gli Stati Uniti non possono sopportare. Alcuni – continua - oggi sostengono che, siccome gli Stati Uniti vanno ormai controcorrente rispetto alla globalizzazione, dovremmo tenere alta la bandiera del commercio liberale e diventarne i leader. È una buona idea – commenta Sun Liping - ma a patto che adottiamo una visione a lungo termine. Perché nell'attuale era di sovra-capacità produttiva, è difficile per un grande Paese manifatturiero tenere alta questa bandiera, se non diventa anche un grande Paese consumatore”.

In fondo è la direzione a cui lo stesso governo di Pechino oggi sta guardando, con le misure di stimolo dell’economia varate appena qualche settimana fa nella sua legge di bilancio, che mettevano già in conto la tempesta in arrivo. Ma per Sun Liping occorrerebbe molto di più. “Sono alcuni dei nostri pensieri di base a dover cambiare - scrive -. E il primo è superare l'ossessione di un modello di società orientata alla produzione: abbiamo raggiunto un obiettivo, diventare leader mondiali nel settore manifatturiero. Ma dobbiamo far sì che l'economia giri attraverso i nostri consumi. Perché questo, alla fine, dovrebbe essere lo scopo del nostro sviluppo”.

Nella sua analisi il sociologo cinese mette in guardia, infine, anche rispetto al mito per eccellenza della Cina di oggi: quello della corsa al primato nella tecnologia. Per Sun Liping è ovviamente un fattore importante, ma va collocato “al posto giusto”, perché da solo non basta a rendere forte un sistema economico. “Il nostro progresso tecnologico e l'ammodernamento industriale da esso favorito - osserva - finora non hanno portato benefici alla gente comune in termini di aumento dell'occupazione e di crescita salariale”. Superare questa criticità diventa dunque oggi “una questione fondamentale” per la Cina di domani.

 

“LANTERNE ROSSE” È LA NEWSLETTER DI ASIANEWS DEDICATA ALLA CINA. 
VUOI RICEVERLA OGNI GIOVEDI’ SULLA TUA MAIL? ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER A QUESTO LINK

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Perché alla Cina non conviene boicottare i marchi Usa
05/07/2018 10:27
Biden mantiene i dazi commerciali di Trump contro Pechino
03/09/2022 08:52
Guerra commerciale: Pechino ancora in surplus. Washington serra i ranghi con la Ue
09/11/2021 12:38
Pechino a Biden: non vogliamo un conflitto, ma siamo pronti a difenderci
30/04/2021 12:37
Biden: quella tra Washington e Pechino è la battaglia del secolo
29/04/2021 14:06


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”