Idlib, l’esercito siriano attacca le postazioni turche: 33 soldati uccisi e 32 feriti
Con l’aiuto della Russia, Damasco ha lanciato una imponente offensiva per la riconquista dell’ultima provincia in mano ai ribelli. Il segretario generale Onu esprime “grande preoccupazione”, il timore di un “bagno di sangue”. Erdogan minaccia: rifugiati liberi di andare in Europa.
Damasco (AsiaNews/Agenzie) - È di almeno 33 soldati turchi uccisi e altri 32 feriti il bilancio provvisorio di un raid aereo compiuto ieri dall’esercito di Damasco nel nord-ovest della Siria, che ha innescato la risposta dei militati di Ankara. Secondo quanto riferisce Rahmi Dogan, governatore della provincia turca di Hatay, la maggioranza delle vittime è concentrata nella provincia di Idlib. Font indipendenti stimano un numero di morti ancora superiore.
In queste settimane l’esercito siriano, con l’aiuto della Russia, ha lanciato una imponente offensiva nell’area di Idlib, ultima roccaforte ancora sotto il controllo di gruppi jihadisti e milizie ribelli vicine alla Turchia. I combattimenti avrebbero innescato una crisi umanitaria con la fuga di centinaia di migliaia di persone; una situazione che preoccupa la comunità internazionale e lo stesso papa Francesco, che ha rinnovato gli appelli per fermare una “immane tragedia”.
Il governo siriano non ha sinora voluto commentare in modo pubblico l’escalation a Idlib, l’ultima provincia che ancora manca al controllo. In risposta all’attacco, l’esercito turco ha promosso una rappresaglia contro alcuni obiettivi siriani, mentre il presidente Recep Tayyip Erdogan ha promosso un vertice di alto livello ad Ankara con i massimi responsabili della sicurezza.
L’escalation delle violenze fra i due fronti preoccupa le diplomazie internazionali e il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres, il quale ha manifestato “grande preoccupazione” per la sorte della popolazione civile. Dall’inizio delle operazioni militari a dicembre quasi un milione di persone hanno lasciato le loro case e per i vertici Onu è forte il pericolo di un “bagno di sangue”.
Erdogan vuole il ritiro di tutte le forze siriane dall’area in cui la Turchia ha allestito dei punti di osservazione; di contro, Damasco (e Mosca) non intendono più rispettare le linee di cessate il fuoco sancite nel 2018 e puntano alla riconquista di tutto il territorio. Sempre ieri, intanto, la Turchia avrebbe strappato il controllo di Saraqeb alle forze governative siriane.
Intanto Erdogan torna a sbandierare l’arma dei migranti come arma di ricatto verso l’Europa e l’Occidente. In queste ore il governo turco ha infatti dichiarato che non intende più fermare i rifugiati che cercano di raggiungere le coste dell’Europa, mentre si prepara a una offensiva “di larga scala” per respingere l’esercito siriano. “Abbiamo deciso - riferisce un alto funzionario del governo turco dietro anonimato - con effetto immediato, di non fermare i rifugiati siriani che cercano di raggiungere l’Europa via terra o via mare. Tutti i rifugiati, compresi i siriani, sono liberi di andarsene nell’Unione europea”.
14/02/2020 08:53