Idlib, aumentano le vittime dell’attacco chimico. Guerra (verbale) fra Mosca e Washington
Il bilancio aggiornato sale a 86 morti, di cui 30 bambini e 20 donne. Una cifra destinata a salire ancora. Mosca giudica “inaccettabile” la bozza di condanna formulata dal blocco occidentale al Consiglio di sicurezza Onu. Il presidente Usa parla di “affronto all’umanità”. E aggiunge: “La mia posizione sulla Siria è cambiata”.
Damasco (AsiaNews/Agenzie) - Il bilancio aggiornato delle vittime dell’attacco “chimico” contro la cittadina di Khan Sheikhoun, nella provincia di Idlib, controllata dai ribelli nel nord-ovest della Siria, è salito a 86 morti. È quanto afferma l’Osservatorio siriano per i diritti umani, Ong con base a Londra, vicina ai ribelli e sostenuta dai sauditi, la prima a “denunciare” il controverso raid del 4 aprile scorso che ha innescato in queste ore una “guerra verbale” fra Stati Uniti e Russia.
Nella serata di ieri fonti dell’Osservatorio hanno riferito che fra le vittime vi sono anche “30 bambini e 20 donne”. La cifra, aggiungono le fonti, pare destinata a salire ancora nei prossimi giorni a causa delle gravissime condizioni di alcuni dei feriti.
Medici operativi nell’area raccontano che i sintomi mostrati dai pazienti sono simili a quelli che si registrano in caso di attacchi con armi chimiche; fra questi vi sono le pupille dilatate, convulsioni e bava che fuoriesce dalla bocca.
L’attacco ha sollevato una ondata di indignazione internazionale; diversi Paesi occidentali hanno accusato in modo aperto il governo siriano e il presidente Bashar al-Assad quale mandante dell’operazione. Damasco ha respinto con forza ogni addebito sottolineando che non sono state usate armi chimiche nelle operazioni militari effettuate in questi giorni.
Lo scontro fra le varie fazioni si è consumato in queste ore anche a livello diplomatico, in sede di Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Mosca ieri ha definito “inaccettabile” una bozza di risoluzione di condanna dell’attacco presentata da Stati Uniti, Francia e Regno Unito. Secca la replica dell’ambasciatrice Usa all’Onu Nikki Haley, secondo cui Washington sta valutando “azioni unilaterali” in caso di inerzia delle Nazioni Unite.
La scorsa settimana gli Stati Uniti avevano affermato che rimuovere Assad non rappresentava più “una nostra priorità”. L’attacco chimico, sul quale restano peraltro dubbi e incertezze sulle reali responsabilità, sembra aver cambiato lo scenario come emerge dalle parole dello stesso presidente. Condannando l’azione militare Donald Trump ha parlato di “affronto all’umanità” perché uccidere “bambini innocenti” vuol dire aver “superato… molte linee”. “La mia posizione verso la Siria - ha aggiunto l’inquilino della Casa Bianca - è cambiata e di molto… Si sta parlando di un livello completamente diverso”. Interpellato su eventuali cambiamenti della politica americana verso Damasco, egli ha concluso con un sibillino: “Vedrete”.
Al contempo il segretario di Stato Usa Rex Tillerson ha invitato la Russia a “pensare attentamente” al sostegno continuo al presidente Assad; il vice-presidente Usa Mike Pence ha aggiunto che “tutte le opzioni sono sul tavolo” e potranno essere utilizzate per quanto concerne la Siria.
Secca la replica di Mosca, che conferma l’attacco aereo avvenuto nei giorni scorsi anche se - secondo la versione del Cremlino - il gas tossico (si parla del Sarin) sarebbe fuoriuscito da una fabbrica chimica usata dai ribelli per produrre armi da usare nel vicino Iraq. Maria Zakharova, portavoce del ministero russo degli Esteri, sottolinea che “il testo presentato [all’Onu] è categoricamente inaccettabile” perché “anti-siriano” in ogni suo aspetto. “Esso anticipa - aggiunge - i risultati di una indagine e indica subito il colpevole. Damasco è dipinta come colpevole”.
Secondo la Zakharova l’iniziativa delle cancellerie occidentali al Consiglio di sicurezza mostra la volontà di “stravolgere” la situazione politica in Siria e che Mosca “non vede alcuna necessità stringente per passare una simile risoluzione al momento”.
Sempre ieri, intanto, si è conclusa la due giorni che ha visto riuniti a Bruxelles 70 Paesi donatori della Siria. Al termine dell’incontro, oscurato peraltro dall’attacco chimico a Idlib, la comunità internazionale si è impegnata a garantire sei miliardi di dollari in aiuti per il 2017 alla popolazione siriana e ai rifugiati. Christos Styliandide, commissario Ue per gli Aiuti umanitari, ha parlato di una cifra “impressionante” e un “segno tangibile della nostra solidarietà”.
05/04/2017 08:59