I viaggi di Francesco in Asia: parole e gesti da ricordare
Tredici tappe che hanno scandito dodici anni di pontificato, dalla prima visita in Corea del Sud fino al lungo viaggio del settembre scorso in Indonesia, Papua Nuova Guinea, Timor Est e Singapore. Un messaggio di pace e di speranza che ha rafforzato i legami tra la Chiesa e le diverse culture asiatiche.
Milano (AsiaNews). Per Papa Francesco l’Asia è stata una priorità pastorale. Ed è stata anche una meta privilegiata per i suoi viaggi apostolici. Tappe da cui è emersa quella “cultura dell’incontro”, centrale nei suoi 12 anni di pontificato; una cultura che non esclude, ma accoglie. Visite in cui ritornano gli elementi chiave del suo pontificato, l’impegno costante per costruire la pace, l’importanza attribuita alla speranza e all’ambiente. La sua diplomazia e i suoi gesti pastorali nei confronti dell’Asia hanno permesso di rafforzare le relazioni della Chiesa con le diverse culture e tradizioni religiose del continente.
Tralasciando il capitolo a sé dei viaggi Medio Oriente, ripercorriamo qui le altre visite nei divrsi volti del continente.
COREA DEL SUD (13-18 agosto 2014)
È stato il primo viaggio in Asia del pontificato in occasione della Giornata asiatica della gioventù, nel corso del quale ha presieduto egli stesso il rito della beatificazione di Paolo Yun Ji-ChungHa e dei suoi 123 compagni, martiri di Corea. Giornate in cui papa Francesco, ha più volte ribadito la ferita provocata dalla divisione tra le due Coree, richiamando alla pace che: “non è semplicemente assenza di guerra, ma opera della giustizia; […] essa non ci chiede di dimenticare le ingiustizie del passato, ma di superarle attraverso il perdono […]. “In Cristo non c’è greco o giudeo (Gal 3,28)” ha affermato il pontefice, bisogna muoversi verso una coltura dell’incontro in cui il cuore parla al cuore.
SRI LANKA (12-15 gennaio 2015)
Durante questo viaggio ha presieduto la canonizzazione di Giuseppe Vaz; è stato il primo nel paese a diventare santo. Ha ricordato il dolore della guerra civile e la necessità di curare questa ferita. Questa cura, ha affermato, non è facile e “si può realizzare soltanto superando il male con il bene (cfr Rm 12,21). “Il processo di risanamento richiede inoltre di includere il perseguimento della verità, non con lo scopo di aprire vecchie ferite, ma piuttosto quale mezzo necessario per promuovere la loro guarigione, la giustizia e l’unità.”
FILIPPINE (15-19 gennaio 2015)
In quello stesso viaggio il pontefice si è poi recato nelle Filippine: unico Paese prevalentemente cattolico in Asia. Durante il viaggio ha espresso la sua vicinanza alle vittime del tifone Yolanda, uno dei più forti cicloni tropicali mai registrati provocando 6300 morti accertati: “A quanti di voi hanno ospitato e nutrito le persone in cerca di sicurezza […], esprimo la mia gratitudine […], poiché qualunque cosa voi avete fatto per l’ultimo dei fratelli e delle sorelle di Cristo, lo avete fatto a Lui (cfr Mt 25,41). Simbolica è l’immagine del Papa che celebra la Santa Messa a Manila, sotto la pioggia, davanti ad una delle piazze più affollate di sempre per un evento papale: si contavano milioni di fedeli.
MYANMAR (26-30 novembre 2017)
Papa Francesco viene accolto nel Paese dall’allora consigliere di stato Aung San Suu Kyi, con la quale ha discusso di pace e di inclusione. Un viaggio all'insegna del dialogo interreligioso ponendo enfasi sulla ricchezza delle differenze. Incontrando i leader religiosi del Paese ha detto: “Per tre volte uno di voi ha usato la parola armonia. Questa è la pace: è armonia. Noi, […], sperimentiamo una tendenza a livello mondiale verso l’uniformità, a rendere tutto uguale. Questo è uccidere l’umanità. Dobbiamo comprendere la ricchezza delle nostre differenze. […] La natura in Myanmar è stata molto ricca di differenze. Non dobbiamo aver paura delle differenze”.
BANGLADESH (30 novembre-2 dicembre 2017)
L'immagine che resta nella memoria a Dhaka è l'incontro con la comunità Rohingya, popolo in fuga dal vicino Myanmar da cui Francesco proveniva, che ha trovato rifugio in Bangladesh. É durante questa occasione che ha delineato le caratteristiche di quella cultura dell’incontro ossia la condizione necessaria per vedere gli altri come una via e non come un ostacolo. Questa “apertura del cuore”, come l’ha definita, non cancella l’enorme sofferenza della comunità Rohingya davanti alla quale papa Francesco chiese perdono.
THAILANDIA (19-23 novembre 2019)
Il viaggio celebrava alcuni anniversari importanti sia per il Paese che per la Chiesa locale come la memoria di Rama V Chulalongkorn, primo sovrano non cristiano ad aver visitato papa Leone XIII e il 50° anniversario delle relazioni diplomatiche Vaticano-Thailandia. A Bangkok Francesco ha più volte sottolineato l’energia e il sorriso del popolo thailandese lanciando messaggi forti contro il traffico di esseri umani e bambini, contro la prostituzione e per l’accoglienza di migranti e rifugiati, ricordando che “il futuro dei nostri popoli è legato, in larga misura, al modo in cui garantiremo ai nostri figli un futuro nella dignità”
GIAPPONE (23-26 novembre 2019)
Al memoriale di Hiroshima Francesco ha lanciato il suo forte appello contro l’uso e il possesso delle armi nucleari. “Con convinzione desidero ribadire che l’uso dell’energia atomica per fini di guerra è un crimine, non solo contro l’uomo e la sua dignità, ma contro ogni possibilità di futuro nella nostra casa comune. L’uso dell’energia atomica per fini di guerra è immorale, come allo stesso modo è immorale il possesso delle armi atomiche, […]. Saremo giudicati per questo”. Nella memoria anche l'omaggio ai Santi Martiri di Nagasaki: “Questo luogo è prima di tutto un monumento che annuncia la Pasqua, poiché proclama che l’ultima parola – nonostante tutte le prove contrarie – non appartiene alla morte, ma alla vita. Non siamo chiamati alla morte, ma a una Vita in pienezza; loro lo hanno annunciato".
KAZAKISTAN (13-15 settembre 2022)
Un viaggio per partecipare al Forum interreligioso promosso dal governo di Astana in un momento particolare: un incontro di pace, nella periferia dell'ex impero sovietico, a pochi mesi dall'inizio della guerra con l'invasione dell'Ucraina. “Come Giovanni Paolo II dopo l’11 settembre 2001, vengo qui per amplificare il grido di tanti che implorano la pace. Permettete ai popoli di comprendersi: servono pazienza e dialogo con tutti”, il suo messaggio.
MONGOLIA (31 agosto-4 settembre 2023)
A rendere questo viaggio diverso da tutti gli altri la dimensione della comunità cattolica mongola: appena 1500 fedeli su una popolazione complessiva di 3,5 milioni. Il pontefice ha esortato a non lasciarsi spaventare da questi numeri: “Guardiamo a Maria, che nella sua piccolezza è più vasta del cielo, perché ha ospitato in sé Colui che i cieli e i cieli dei cieli non possono contenere (cfr 1 Re 8,27)”. La visita in Mongolia, inoltre, è stata un'occasione privilegiata per parlare ai fedeli giunti dalla confinante Cina: il papa si è rivolto a loro invitandoli ad essere “buoni cristiani e buoni cittadini". Durante la visita è emersa una forte attenzione per la cultura del Paese, attenta nei confronti del creato, cioè al “frutto di un benevolo disegno di Dio”.
Il 2024 è stato, infine, l’anno dell’ultimo e più lungo viaggio in Asia del pontefice. Un itinerario che ha attraversato quattro Paesi diversissimi tra loro: il più popoloso Paese musulmano come l'Indonesia, la Papua Nuova Guinea quasi interamente cristiana, Timor Est una delle nazioni più povere e Singapore, uno dei paesi più ricchi al mondo in termini di reddito pro capite.
INDONESIA (3-6 settembre 2024)
Una tappa all'insegna dell'incontro possibile tra cristiani e musulmani, scandio anche da un simbolo: il tunnel sotterraneo – il “tunnel dell’amicizia” – che collega la Moschea Istiqlal e la Cattedrale di Santa Maria dell’Assunzione: “Si tratta di un segno eloquente, che permette a questi due grandi luoghi di culto di essere non soltanto l’uno 'di fronte' all’altro, ma anche l’uno 'collegato' all’altro” ha sottolineato Francesco.
PAPUA NUOVA GUINEA (6-9 settembre 2024)
Nelle isole dell'Oceania, agli estremi confini del mondo, Francesco ha detto ai loro popoli: "Non siete isolati, il Signore si fa vicino anche qui”. Durante il viaggio ha ricordato l’esempio di diversi missionari tra i quali Beato Giovanni Mazzucconi, uno dei primi missionari del Pime, ucciso nel 1855 mentre raggiungeva l’isola di Woodlark.
TIMOR EST (9-11 settembre 2024)
In un Paese poverissimo, segnato dal lungo e sanguinoso conflitto con l'Indonesia per ottenere l'indipendenza, papa Francesco ha lodato l'impegno per giungere a una riconciliazione “con i fratelli dell’Indonesia”. Anche in questa occasione ha fatto riferimento alla lontananza di questa terra ribadendo che “nel cuore di Cristo le periferie dell’esistenza sono il centro”.
SINGAPORE (11-13 settembre 2024)
Tra i grattacieli di Singapore, in uno dei Paesi più ricchi al mondo in termini di reddito pro capite, Francesco ha celebrato l'audacia e la bellezza di suoi grattacieli, invitando però a guardare alla sostanza della vita. "Anche all’origine di queste imponenti costruzioni, come di ogni altra impresa che lasci un segno positivo in questo mondo - ha detto - non ci sono, come molti pensano, prima di tutto i soldi, né la tecnica e nemmeno l’ingegneria – tutti mezzi utili, molto utili –, ma c’è l’amore: l’amore che edifica, appunto”.