06/11/2024, 13.15
COREA - RUSSIA
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I soldati nordcoreani al fronte ucraino e la partita tra Pyongyang e Seoul

di Alessandra De Poli

Quali ripercussioni in Asia del dispiegamento delle truppe di Kim Jong Un? Il prof. Andrew Yeo ad AsiaNews: "Stiamo assistendo al ridisegno di nuove linee geopolitiche. Kiev potrebbe mandare messaggi ai soldati nordcoreani per incoraggiare le diserzioni, ma il sostegno all'Ucraina in Corea del Sud è una questione divisiva. Mentre la Cina non si sbilancia, non volendo essere identificata come parte del blocco Russia-Corea del Nord".

Milano (AsiaNews) - Il dispiegamento di circa 10mila soldati nordcoreani in Russia si accompagna all’aumento delle tensioni nella penisola coreana. L’escalation nel teatro asiatico è passata in secondo piano, ma è in realtà in corso da diversi anni, come sostiene Andrew Yeo, ricercatore del Brooking Institute e docente di Politica alla Catholic University of America a Washington D.C.

“Quando è emersa la notizia dei soldati nordcoreani inviati in Russia orientale e ora trasportati in prima linea nella regione di Kursk [contro cui ad agosto l’esercito ucraino ha lanciato un’offensiva], c’erano già diverse cose che stavano accadendo tra Corea del Nord e Corea del Sud”, sottolinea l’esperto ad AsiaNews. “Pyongyang ha fatto esplodere le strade di collegamento con il Sud. Non venivano usate, ma erano state costruite con la speranza di una maggiore cooperazione”. Non solo, continua Yeo: “I nordcoreani continuano anche a utilizzare quelle che chiamiamo tattiche della ‘zona grigia’, come il lancio di palloni pieni di spazzatura. Si tratta di azioni che non sono abbastanza pericolose da provocare un contrattacco da parte della Corea del Sud, ma generano comunque preoccupazione a Seoul. E poi c’è il lancio di missili, che è diventata una pratica regolare”, spiega il docente.

Quanto queste azioni sono collegate alla presenza di soldati in Russia? “Penso che siano questioni separate, ma allo stesso tempo credo che a un livello politico più ampio la Corea del Nord abbia imboccato una nuova direzione nei confronti del proprio impegno con la Corea del Sud. Fino a 4-5 anni fa partecipava ai vertici di alto livello con Seoul e Washington. Ora non ha più intenzione di negoziare con gli Stati Uniti e si rivolge alla Russia e all’Iran, mentre la Cina fornisce sostegno economico”.

Le ragioni di questo cambio di rotta secondo il professor Andrew Yeo sono diverse, e sono emerse durante la pandemia da Covid-19: “È stato in quegli anni che Kim Jong Un ha assunto un atteggiamento diverso, dopo il fallimento dei negoziati con gli Stati Uniti”. Il riferimento è al vertice di Hanoi, tenutosi nel 2019 in Vietnam tra l’allora presidente (rieletto ieri) Donald Trump e il dittatore nordcoreano Kim Jong Un. Il summit si concluse senza un accordo a causa delle divergenze tra i due: Pyongyang chiedeva il ritiro di una parte delle sanzioni, mentre Washington pretendeva una totale rinuncia al programma nucleare. Proposte considerate irricevibili da entrambe le parti.

Dopo questo fallimento, la Corea del Nord ha ricominciato a guardare al suo interno. “Ci sono stati cambiamenti nelle leggi nazionali, come l’inasprimento di pene e multe verso chi veniva trovato in possesso di informazioni provenienti dall’esterno. L’impressione è che Kim Jong Un stesse cercando di riaffermare la propria autorità. E così ha iniziato a dipingere il governo sudcoreano come sempre più ostile al punto che alla fine del 2023 è arrivato a considerare la Corea del Sud uno Stato straniero e il nemico numero uno, abbandonando le idee di riunificazione. Questo è stato il cambiamento nel pensiero e nella strategia della Corea del Nord”. 

Anche in Corea del Sud, però, c’è stato un cambio di governo, con l’elezione nel 2022 del presidente conservatore Yoon Suk-yeol, che “una volta entrato in carica ha rafforzato l’alleanza con gli Stati Uniti e ha scelto come ministro dell’Unificazione Kim Yung-ho, un docente universitario che sostiene l’unificazione della penisola per assorbimento da verificarsi dopo il crollo del regime. E sono aumentate anche le informazioni che dal Sud vengono inviate a Nord. Tuttavia - sottolinea Yeo - la Corea del Nord aveva smesso di parlare con la Corea del Sud e con gli Stati Uniti già prima del cambio di governo. La precedente amministrazione Moon era progressista e cercava una collaborazione con la Corea del Nord”. Ma nel 2020, per esempio, Pyongyang aveva già fatto esplodere l’Ufficio di collegamento intercoreano a Kaesong in risposta all’invio di volantini di propaganda “e poi ha incrementato la retorica aggressiva”, commenta il ricercatore.

Infine anche il contesto geopolitico della regione è cambiato: “Il regime di Kim Jong Un vede in Ucraina un conflitto reale quanto quello sullo Stretto di Taiwan. Stiamo assistendo al ridisegno di nuove linee geopolitiche. Il rafforzamento dei legami tra gli Stati Uniti, l’Occidente, la Nato e i Paesi dell’Indo-Pacifico fanno sì che la Corea del Nord veda il proprio ambiente più incline allo scontro. E infatti a livello interno parla di una ‘nuova guerra fredda’ in cui è più utile allearsi con la Russia”.

Il fatto che i soldati nordcoreani non siano nelle retrovie ma in prima linea pone il quesito se non stiamo assistendo alle prove generali di un conflitto che poi verrà replicato nel Pacifico. Secondo Andrew Yeo la risposta è “no”: “Il regime nordcoreano è molto opportunista, per cui penso che il suo obiettivo principale sia ricevere assistenza economica, cibo e carburante. Sul lungo termine ci sono altri benefici che la Corea del Nord potrebbe ottenere, tra cui i test sugli armamenti e dei propri soldati, che non vengono impiegati in un conflitto dalla guerra di Corea del 1953. Ma credo sia una motivazione secondaria rispetto ai guadagni e ai benefici immediati. Tuttavia questa è comprensibilmente una preoccupazione dell’Occidente, che teme che i legami tra Corea del Nord e Russia abbiano gravi implicazioni, tra cui il miglioramento della tecnologia missilistica”, prosegue il ricercatore. 

Non è chiaro se il regime di Pyongyang invierà altre truppe, molto dipenderà dai risultati sul campo: “Credo che Kim vorrà vedere come si comporterà questo gruppo prima di decidere di inviarne altri”. Si tratta di soldati che probabilmente hanno ricevuto un certo tipo di indottrinamento da parte del regime ed è su questo punto che gli ucraini potrebbero sfruttare le tattiche di guerra psicologica: “Non mi sorprenderebbe - dice ancora Yeo - se gli ucraini usassero gli altoparlanti, parlando in coreano, per dire ai nordcoreani che vengono usati come pedine in questo conflitto per provare a spingerli a disertare. I recenti incontri a Bruxelles con i rappresentanti diplomatici sudcoreani sono stati estremamente utili per i funzionari della Nato”. 

Ma allo stesso tempo, un ulteriore sostegno della Corea del Sud all’Ucraina rischia di essere divisivo a livello nazionale. “Ci sarà sicuramente un dibattito. I politici dell'opposizione stanno protestando contro il linguaggio di Yoon sul sostegno all'Ucraina, affermando la necessità di rimanere fuori dalla guerra in Europa. Ma, naturalmente, i conservatori e coloro che sostengono Yoon inquadrano la questione come uno scontro tra democrazie e autocrazie”.

Le prossime settimane di conflitto saranno quindi cruciali per capire come evolverà l’impegno nordcoreano (ed eventualmente sudcoreano) in Russia. Nel frattempo, però, a Oriente, anche la Cina guarda con attenzione agli sviluppi in Ucraina: “I cinesi sono stati, almeno pubblicamente, abbastanza silenziosi", commenta l'esperto. "Finora hanno sempre sottolineato che la Corea del Nord vive sotto minaccia degli Stati Uniti e ha il diritto di proteggersi come vuole. Ma in realtà penso che ci sia qualche preoccupazione. Gli Stati Uniti ritengono che la Cina abbia molta più influenza sulla Corea del Nord di quanta ne abbia in realtà. In realtà Pechino ha firmato sanzioni contro Pyongyang in passato e non vuole essere associata al blocco composto da Russia e Corea del Nord. Preferisce prendere le distanze perché teme che i rapporti destabilizzanti tra i due si ritorcano contro la Cina, rafforzando l’alleanza trilaterale tra USA, Giappone e Corea del Sud”.

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