I russi amano il Natale, ma non in chiesa
Durante le liturgie natalizie, la frequenza della presenza dei fedeli in chiesa oscilla tra l’1 e il 3%. Si tratta della più bassa cifra rilevata in tutti i Paesi cristiani, compresa la secolarizzata Francia. Il governo esalta i risultati del “Viaggio nel Natale” di Mosca, ma alcuni ne sottolineano il carattere commerciale e popolare.
Mosca (AsiaNews) – Il centro di ricerche statistiche Sova, uno dei più autorevoli del Paese, ha pubblicato regione per regione i dati relativi alla frequenza in chiesa durante le liturgie ortodosse del Natale durante la scorsa settimana. Le cifre oscillano tra l’1 e il 3%, per una media complessiva su tutta la Russia non superiore al 2%, in linea con gli ultimi anni, anche se leggermente in calo. Si tratta della più bassa frequenza rilevata in tutti i Paesi cristiani (la Francia, uno dei più secolarizzati, è al 5-7% circa).
Questa scarsa propensione dei russi a partecipare alle cerimonie liturgiche illustra il carattere proprio dell’ortodossia russa, che si afferma come dato identitario nazional-popolare, più che espressamente religioso; come soleva ripetere Boris Eltsyn, il primo presidente post-comunista negli anni ’90, è un Paese di “atei ortodossi”. I rappresentanti del patriarcato di Mosca non commentano questi dati, ma non sembrano esserne particolarmente preoccupati, tanto da continuare a sviluppare programmi di edilizia ecclesiastica che sempre più contrastano con la scarsa frequenza dei fedeli.
Allo stesso tempo il sindaco di Mosca, il fedelissimo di Putin Sergej Sobjanin, ha festeggiato nei giorni scorsi il grande successo del festival “Viaggio nel Natale”, che si è svolto nella capitale dal 13 dicembre al 12 gennaio, e che ha registrato la presenza di oltre 15 milioni di visitatori. L’anno scorso la manifestazione ha raggiunto i 18,6 milioni di partecipanti, su un periodo più lungo; Sobjanin ha manifestato il suo orgoglio per il record raggiunto per “la più grande festa di Natale di tutta Europa”, in cui si tengono varie manifestazioni culturali, gare di sport invernali, proposte culinarie natalizie e una vasta scelta di souvenir.
Il Natale quindi si estende sul “doppio calendario” occidentale (25 dicembre) e orientale (7 gennaio), assumendo più che altro un carattere commerciale e popolare, in cui la parte religiosa viene decisamente offuscata. Le feste si prolungano fino al 19 gennaio, data della festa ortodossa del Battesimo del Signore, in cui molti partecipano al “bagno nelle acque ghiacciate” che si tiene dopo le liturgie. Quest’anno i russi sono preoccupati per le alte temperature, che fano sciogliere i ghiacci impedendo un’efficace realizzazione della performance folcloristica ortodossa.
Lo stesso fenomeno, del resto, si ripete anche in occasione delle festività pasquali, più sentite dalla Chiesa ortodossa rispetto a quelle natalizie, e in cui la percentuale di fedeli in chiesa si alza fino al 3% circa. Molti si recano in chiesa solo per la benedizione dei dolci pasquali, senza prendere parte ai riti. La percentuale di ortodossi “attivi” in Russia non aumenta, anzi è in calo da diversi anni, nonostante l’intensa propaganda religiosa appoggiata dalle strutture pubbliche statali e locali e dai capi politici sempre presenti in prima fila alle liturgie, a cominciare dal presidente Vladimir Putin.
Il protagonismo della Chiesa ortodossa nelle varie problematiche sociali, in difesa della famiglia, della vita nascente e dei valori morali, non sembra riuscire a mutare l’orientamento della popolazione, che registra i più alti numeri percentuali di aborti e divorzi del mondo. La Chiesa si erge in difesa della visione cristiana della vita privata e pubblica contro il “degrado morale causato dall’influsso occidentale”, ma in realtà la società russa di oggi non sembra in questo discostarsi di molto dalle abitudini dei tempi dell’ateismo sovietico, dove pure il 2-3% della popolazione cercava di frequentare le chiese nonostante la loro scarsità e i rischi che questo comportava.
Non è facile del resto calcolare il numero dei “parrocchiani ortodossi”, in quanto non esistono registri ufficiali neanche per i sacramenti, e la stessa legge russa sulla libertà di religione proibisce di far sottoscrivere ai credenti qualunque documento che attesti la loro appartenenza a una confessione religiosa. Le statistiche in questo senso sono alquanto generiche e spesso generose, e i dati più credibili sono quelli del ministero degli interni, che controlla ogni tipo di assembramento della popolazione.