16/11/2009, 00.00
PALESTINA-ISRAELE-ONU
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I palestinesi: chiederemo all’Onu il riconoscimento del nostro Stato

La decisione annunciata dal capo negoziatore Erekat. Dovrebbe comprendere Cisgiordania e Gaza e Gerusalemme est, con i confini che aveva nel 1967. Negative le reazioni del governo islaraeliano.
Ramallah (AsiaNews/Agenzie) – I palestinesi hanno deciso di chiedere alle Nazioni Unite il riconoscimento del loro Stato, con Gerusalemme est come capitale e comprendente la Cisgiordania e la Striscia di Gaza. La decisione è stata presentata oggi a Ramallah dal capo negoziatore Saeb Erakat.
 
Immediate e negative le reazioni del governo israeliano, per il quale ogni passo verso la creazione di uno Stato palestinese deve passare prima di tutto attraverso negoziati bilaterali. Il ministro della difesa, Ehud Barak, però, ha invitato a non sottovalutare la mossa del governo di Abu Mazen.
 
Nelle parole di Erekat, i palestinesi hanno “raggiunto la decisione” di chiedere al Consiglio di sicurezza delle Nazini Unite il riconoscimento di un loro Stato indipendente. “Chiederemo - ha aggiunto - il sostegno dei Paesi europei, della Russia e di altri”.
 
La possibilità di un passo unilaterale dei palestinesi per il riconoscimento del loro Stato era ipotizzata da anni, come mossa per costringere Israele a uscire dallo stallo nel quale concretamente sono i negoziati. Si era anche parlato di una dichiarazione unilaterale dei palestinesi seguita dalla richiesta all’Onu di riconoscimento e di fissazione dei confini.
 
L’annuncio della decisione attuale - che parla di confini di Geruslemme nel 1967, cioè compreso il Muro del pianto - viene messo in relazione con la frustrazione creata dalla mancanza di risultati visibili dell’iniziativa del presidente americano Barack Obama per la stabilizzazione del Medio Oriente.
 
Appaiono meno ultimative, le affermazioni del primo ministro palestinese Salam Fayyad, che ha detto di essere intento alla creazione di istituzioni per uno Stato palestinese “de facto”, che dovrebbero essere pronte per il 2011. “Questo – ha precisato – non è la stessa cosa che dichiarare una condizione di Stato”. “Questo è l’obiettivo e affrontandolo in questo modo abbiamo un’ottima possibilità di ottenere il sostegno, la simpatia e l’incoraggiamento della comunità internazionale”.
 
Negative, si è detto, le prime reazioni israeliane. Il vicepremier Silvan Shalom ha infatti dichiarato che “passi unilaterali non possono raggiungere lo scopo che sperano di realizzare” e che “il risultato può essere raggiunto sono attraverso negoziati diretti”.
 
Più duro il ministro delle infrastrutture Uzi Landau, per il quale il suo Paese potrebe rispondere al passo unilaterale palestinese con l’annessione di quella parte della Cisgiordania che comprende i maggiori insediamenti israeliani. Il ministro del’informazione e della diaspora, Yuli Edelstein, ha infine affermato che le affermazini di Erekat “provano che tra i leader palestinesi, ci sono alcuni che ancora ritengono di poter realizzare i loro obiettivi con la violenza e il terrorismo”.
 
Barak, invece, ha sostenuto che, senza un accordo di pace, Israele dovrà fronteggiare la crescita del sostegno internazionale per una unilaterale entità statale palestinese o per uno Stato binazionale. “Nessuno di questi pericoli - ha aggiunto – si concretizzerà domani, ma non possiamo trascurare la loro importanza”.
 
 
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