I nonni consegnano ai giovani la croce verso la Gmg di Lisbona
La Messa presieduta da papa Francesco nell'odierna Giornata mondiale dei nonni. Il pontefice: "La vecchiaia è la stagione per riconciliarsi, per guardare con tenerezza alla luce che è avanzata nonostante le ombre”. L'appello alla politica: "Non si releghino gli anziani a scarti improduttivi". Vicinanza alle vittime delle alluvioni in Corea del Sud
Città del Vaticano (AsiaNews) – “La vecchiaia è un tempo benedetto: è la stagione per riconciliarsi, per guardare con tenerezza alla luce che è avanzata nonostante le ombre”. Lo ha detto oggi papa Francesco nell’omelia della Messa presieduta nella Basilica vaticana in occasione della III Giornata mondiale dei nonni e degli anziani, ricorrenza da lui istituita nella domenica più vicina alla festa dei Santi Gioacchino e Anna, i nonni Gesù. È stata una celebrazione scandita dall’idea del “crescere insieme” tra anziani e giovani. E - alla vigilia ormai della Giornata mondiale della gioventù, nei primi giorni di agosto a Lisbona – il papa ha voluto che al termine del rito fossero proprio cinque anziani a consegnare ad altrettanti giovani in partenza per il Portogallo la croce del pellegrino.
Tra gli anziani c’era anche sr. Martin de Porres, 82 anni, indiana, Missionaria della Carità (le suore di Madre Teresa) che vive nella casa regionale di San Gregorio al Celio a Roma. Sr. Martin de Porres prega quotidianamente per i giovani in partenza per la Gmg. A ricevere da lei e dagli altri anziani la croce in San Pietro c’erano anche Aleesha, una giovane di origini indiane di 22 anni, che studia all’università di Bologna e andrà a Lisbona con un gruppo di 25 giovani cattolici indiani che vivono in Italia, e Koe, ventiduenne australiana di origini filippine.
Nell’omelia della Messa papa Francesco – commentando il brano di Vangelo proposto dalla liturgia di oggi – ha osservato come il linguaggio delle parabole utilizzato da Gesù “somiglia a quello che tante volte i nonni utilizzano con i nipoti, magari tenendoli sulle ginocchia: così comunicano una sapienza importante per la vita”. Soffermandosi sulla parabola del grano e della zizzania ne ha sottolineato il messaggio profondamente realista. Il cristiano – ha spiegato – “sa che nel mondo ci sono grano e zizzania, e si guarda dentro riconoscendo che il male non viene solo ‘da fuori’, che non è sempre colpa degli altri, che non bisogna ‘inventare’ dei nemici da combattere per evitare di fare luce dentro sé stessi”. In questo senso è una parola che guida anche nel tempo della vecchiaia. “Penso agli anziani e ai nonni, che hanno già fatto un lungo tratto di strada nella vita - ha continuato - se si voltano indietro, vedono tante cose belle che sono riusciti a realizzare, ma anche delle sconfitte, degli errori, qualcosa che ‘se tornassi indietro non rifarei’. Oggi però il Signore ci raggiunge con una parola dolce, che invita ad accogliere con serenità e pazienza il mistero della vita, a lasciare a Lui il giudizio, a non vivere di rimpianti e di rimorsi”.
Paragonando poi i nonni all’albero verdeggiante sotto i cui rami i piccoli costruiscono il loro nido ha ribadito che oggi la Chiesa ha bisogno “di una nuova alleanza tra giovani e anziani, perché la linfa di chi ha alle spalle una lunga esperienza di vita irrori i germogli di speranza di chi sta crescendo”.
Di qui anche un nuovo appello alle istituzioni: “Le nostre città affollate non diventino dei “concentrati di solitudine”; non succeda che la politica, chiamata a provvedere ai bisogni dei più fragili, si dimentichi proprio degli anziani, lasciando che il mercato li releghi a “scarti improduttivi”. Non accada che, a furia di inseguire a tutta velocità i miti dell’efficienza e della prestazione, diventiamo incapaci di rallentare per accompagnare chi fatica a tenere il passo. Per favore - ha concluso - mescoliamoci, cresciamo insieme”.
Anche all'Angelus papa Francesco ha poi voluto accanto a sé dalla sua finestra un'anziana e un giovane. Ricordando poi i fenomeni climatici estremi di questi giorni tra cui le alluvioni in Corea del Sud ha lanciato un appello: "Sono vicino a quanti soffrono e a coloro che stanno assistendo le vittime e gli sfollati. E, per favore, rinnovo il mio appello ai responsabili delle Nazioni, perché si faccia qualcosa di più concreto per limitare le emissioni inquinanti: è una sfida urgente e non si può rimandare, riguarda tutti. Proteggiamo la nostra casa comune". Infine Francesco ha invocato soluzioni per i migranti bloccati nel deserto africano. E ricordando le vittime del bombardamento di stanotte a Odessa ha invitato a continuare a pregare per la pace.15/06/2023 13:48