I leader religiosi: "L'esercito sia neutrale nel ballottaggio"
Jakarta (AsiaNews/EDA) - "Nessuna interferenza dei militari nel ballottaggio presidenziale". I responsabili delle grandi religioni presenti nel Paese lo hanno chiesto ufficialmente al generale Endriartono Sutarto, capo di Stato maggiore dell'esercito, durante un recente incontro.
All'incontro con l'esercito erano rappresentate tutte le grandi religioni: i musulmani, con le 2 maggiori associazioni nel Paese (la Nahdlatul Ulama e la Muhammadiyah), la Conferenza episcopale cattolica, le chiese protestanti, la comunità confuciana Matakin, la Conferenza buddista della sangha e gli indù.
Al termine del summit, Ahmad Syafii Maarif, presidente della Muhammadiyah, una delle più importanti organizzazioni musulmane dell'Indonesia, ha dichiarato alla stampa: "Abbiamo domandato al capo dell'esercito di mantenere la sicurezza e la stabilità politica, restando però neutrale durante le prossime elezioni".
Gli elettori indonesiani si recheranno lunedì alle urne per il secondo turno delle elezioni presidenziali. La scelta è fra il presidente uscente Megawati Sukarnoputri (che al primo turno si è fermata al 26,6 % dei consensi) e lo sfidante Susilo Bambang Yudhoyono, forte del 33,5 % dei voti. Nell'ultimo sondaggio Susilo è nettamente in testa con il 52% delle preferenze.
Secondo il presidente della Muhammadiyah, il generale Endriartono ha promesso che i militari si mostreranno imparziali e che verranno puniti i soldati che disobbediranno a tale ordine. Durante il primo turno un grave episodio aveva scosso l'opinione pubblica indonesiana: 21 camion militari avevano portato centinaia di elettori alla scuola coranica Al Zaytun per votare. Il fatto era avvenuto a Indramayu, nella Java occidentale. Questi elettori erano stati "convinti" a esprimere il loro voto per l'ex-generale Wiranto, che comunque non è arrivato al secondo turno. "L'affare di Al Zaytun aveva allarmato l'opinione pubblica sulla neutralità dell'esercito nelle elezioni" ha ricordato Syafii Maarifm.
I responsabili religiosi hanno in seguito incontrato i 2 candidati alla presidenza. I leader religiosi hanno fatto presente alla Megawati e a Susilo le decisioni che essi considerano prioritarie per il futuro presidente: lo sradicamento della corruzione e delle discriminazioni religiose, l'eliminazione della povertà e la sicurezza nazionale.
In particolare le chiese protestanti hanno chiesto ai 2 candidati un impegno esplicito contro la discriminazione religiosa. "In numerosi casi abbiamo visto che la tolleranza religiosa è uno slogan vuoto" affermano in un comunicato i protestanti indonesiani. "Constatiamo con amarezza che il radicalismo che ha provocato conflitti religiosi non è mai stato combattuto" hanno detto, riferendosi al conflitto delle Molucche fra musulmani e cristiani.
I protestanti hanno inoltre avanzato una richiesta concreta ai 2 candidati: la soppressione del regolamento che esige la concessione ufficiale per la costruzione di un luogo di culto. Una norma velatamente discriminatoria verso i cristiani denunciano i protestanti perché il permesso di costruire nuove chiese viene quasi sempre rifiutato ai cristiani.
Il pastore Herman Saud, presidente del Sinodo cristiano che riunisce le chiese protestanti del Paese ha espresso alla Megawati e a Jusuf Kalla, vice di Susilo Bambang, la preoccupazione dei cristiani per l'eventuale introduzione della sharia (la legge islamica) nel Paese.
La Megawati ha risposto che, se eletta, resterà fedele ai principi della pancasila¸ la visione politica e sociale laica espressa nella costituzione indonesiana. Kalla, da parte sua, ha affermato che "la sharia riguarda solo i musulmani, così come il cristianesimo chiede ai suoi fedele di andare in chiesa". I timori dei cristiani però non sono infondati: il ticket Susilo-Kalla, in testa nei sondaggi, è appoggiato dal 'Partito della fede e della stella', formazione politica che si batte per l'applicazione della sharia su scala nazionale. (LF)