I cosacchi della Cecenia
Grozny oggi punta sulla promozione del movimento del Kazačestvo - i cosacchi della Russia - per rianimare la mobilitazione alla guerra e per contrastare il traffico di stupefacenti. Una scommessa sui nemici di ieri che il Cremlino ha da sempre considerato una garanzia di lealtà nelle periferie dell'impero.
Mosca (AsiaNews) - Le autorità della Cecenia hanno presentato un grande programma di manifestazioni “di strategia statale” legate al Kazačestvo, il movimento dei cosacchi della Russia, che verranno coinvolti sul territorio caucasico soprattutto per rianimare la mobilitazione alla guerra, e anche per contrastare il traffico di stupefacenti. I cosacchi nacquero come “uomini liberi” all’inizio dei conflitti antichi tra russi e polacco-lituani, e il tentativo di appropriarsi delle loro tradizioni è una delle mosse propagandistiche più efficaci di fronte ai conflitti attuali.
Nel decreto firmato dal primo ministro di Groznyj, Muslim Khučiev, si elencano alcuni punti salienti dell’operazione, come la divulgazione del Kazačestvo tra la gioventù cecena, l’analisi delle condizioni della cultura cosacca sul territorio della repubblica e i festeggiamenti per la Giornata della Cosacca di Terek, dal nome dell’antica località caucasica che fungeva da sede per i gruppi semi-nomadi del territorio. I cosacchi devono inoltre venire integrati in modalità specifica nei contingenti del ministero della difesa e della Rosgvardia, disponendosi nelle postazioni strategiche della Cecenia, e si specificano gli aiuti da destinare alle famiglie dei feriti e dei caduti nella guerra in Ucraina. Attualmente soltanto 308 cittadini ceceni sono membri delle società cosacche, proprio nella provincia di Terek-Grebensk, e si conta di rinforzare significativamente questa appartenenza.
Va ricordato che durante le guerre caucasiche dei tempi passati i cosacchi erano nemici dei gortsy, gli abitanti delle montagne della regione. Si ricordano eroi cosacchi come il generale Aleksej Ermolov ai tempi delle guerre napoleoniche, considerato dai ceceni come uno dei massimi criminali della storia locale, mentre i nemici “montanari” dei cosacchi, come l’imam Šamil, Bajsangur Benoevskij o lo sceicco Mansur sono idoli storici della Cecenia. I cosacchi furono infatti tra i principali protagonisti della conquista russa del Caucaso tra ‘700 e ‘800, ma durante la rivoluzione si opposero ai sovietici, finendo poi sotto le persecuzioni del regime bolscevico.
Dopo la fine dell’Urss i cosacchi cercarono di far rinascere la loro comunità, appellandosi alla legge “Sulla riabilitazione dei popoli repressi”, ed esiste oggi un Consiglio per il Kazačestvo presso la presidenza di Mosca, che si coordina con le strutture militari e ha attivato sezioni in tutte le regioni, come anche in Cecenia, Inguscezia e Daghestan. Ai cosacchi si assegnano speciali sussidi per “recuperare la memoria storico-etnografica”, e in ogni regione la “questione cosacca” finisce per influire anche sulla politica locale. Le autorità regionali sono interessate ai finanziamenti suppletivi legati alle attività dei cosacchi, che possono partecipare alla vita militare direttamente nell’esercito, aderendo a compagnie di volontari o formando proprie strutture di combattenti per varie destinazioni, sotto l’egida della “eredità storica”.
La repubblica di Ramzan Kadyrov, essendo la più animata dallo spirito bellico, sostiene quindi con grande enfasi lo sviluppo del piccolo gruppo dei cosacchi di Cecenia, e lo stesso presidente partecipa attivamente alle sedute del Consiglio di Mosca e di Groznyj, per esprimere il suo “sostegno alla cultura cosacca”. La presenza dei cosacchi nelle periferie dell’impero, del resto, è sempre stata considerata dal Cremlino una garanzia di lealtà totale. Oggi l’esibizione “decorativa” dei cosacchi serve a coprire le azioni spesso spregiudicate dei kadyrovtsy, i combattenti ceceni in Ucraina e non solo, colpevoli di numerose stragi al di fuori del controllo della stessa dirigenza militare.
Attualmente è operativo nella guerra in Ucraina un corpo d’armata di cosacchi che raduna diversi sottogruppi, il Kubanskij, formato da elementi delle regioni di Krasnojarsk, Adighezia e Karačaevo-Čerkesja: conta oltre 60 mila membri e a cui vengono aggregati anche gruppi minori come quello ceceno. Il suo comandante, l’atamano Aleksandr Vlasov, lo definisce “la riserva di mobilitazione di tutto il Paese”, insieme al battaglione Terek da 15 mila soldati appena formato e affidato al nuovo atamano Vladimir Savčenko. L’efficacia della presenza dei cosacchi nella guerra conta anche sulla difficoltà degli ucraini a considerarli dei veri nemici, essendo discendenti di un’eredità comune, a differenza dei russi, dei tatari, dei buriati o degli stessi ceceni.
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