I coreani rifiutano sentenza favorevole all'obiezione di coscienza
Seoul (AsiaNews) Ha suscitato scalpore e opposizione in gran parte dell'opinione pubblica sud-coreana la recente decisione di un tribunale che ha prosciolto 3 giovani testimoni di Geova, che si sono rifiutati di prestare servizio militare per il loro credo religioso.
La sentenza della Corte distrettuale meridionale di Seoul, secondo la quale la libertà di coscienza è tutelata dalla costituzione, ha aperto un nuovo dibattito nella popolazione sud-coreana, in un momento reso delicato dalla decisione degli Stati Uniti di ritirare dal Paese un contingente militare da inviare in Iraq.
La contrarietà dei coreani è emersa da un sondaggio telefonico condotto sabato 22 maggio dal quotidiano Chosun Ilbo e dall'istituto demoscopico Gallup Korea. Su un campione nazionale di 1227 persone, il 75,3% non è d'accordo con la decisione del tribunale, contro il 12,9% che è favorevole e l'11,8% che non sa o non risponde. Perfino il 67,5% degli uomini che non hanno svolto il servizio militare non è d'accordo con la sentenza. Sui motivi dell'opposizione, il 52,8% ha detto che la decisione "viola l'equità degli obblighi militari" e il 46,5% che "rifiutando il servizio militare si minaccia l'esistenza nazionale". Per il 79,6% degli intervistati l'esercito è stato utile allo sviluppo del Paese, mentre per il 14,9% "non è stato di aiuto". Secondo il 58,5% delle persone, il periodo del servizio civile alternativo "dovrebbe essere più lungo di quello dell'attuale servizio di leva".
I 3 giovani di 22, 23 e 32 anni sono stati i primi nella storia sud-coreana ad aver visto riconosciuto il diritto a non voler usare le armi per motivi di coscienza e a non essere perseguiti. Attualmente, almeno 520 obiettori sono in carcere con l'accusa di aver violato la legge sull'obbligo militare. (MR)