I cattolici “patriottici” contro l’arcivescovo di Hanoi e i redentoristi
di J.B. An Dang
Il superiore dell’ordine religioso spiega che il filogovernativo “Comitato di solidarietà dei cattolici vietnamiti” si è schierato con i media statali nella vicenda di Dong Chiem, una vera “trappola” organizzata contro mons. Kiet.
Hanoi (AsiaNews) – Sul sito nuovo di zecca, autorizzato dal governo vietnamita, hanno chiesto la “rigorosa punizione” di “chiunque commette cattive azioni nel nome della religione”. Dietro alla frase, c’è la richiesta di perseguire sacerdoti e fedeli della parrocchia di Dong Chiem - già picchiati, minacciati e arrestati - e il loro pastore, l’arcivescovo di Hanoi. A domandarlo, il “Comitato di solidarietà dei cattolici vietnamiti”, organismo creato - con risultati fallimentari - dal Partito comunista fin dal 1955 - allora si chiamava “Comitato di collegamento per cattolici patriottici e amanti della pace” - con l’obiettivo di creare una “Chiesa patriottica” sul modello cinese, staccata da Roma.
Né da loro, né dalle autorità statali, come riferisce ad AsiaNews padre Vincent Pham Trung Thanh, superiore dei redentoristi del Vietnam, è arrivata invece alcuna richiesta di individuare i colpevoli o sono state fatte delle scuse per il violento attacco contro Anthony Nguyen Van Tang, il fratello del monastero di Thai Ha ferito da agenti e attivisti. “No . dice – nessuno padre Pham Trung Thanh – nessuno del governo ha preso contatto con me a tale proposito. A quanto ne so – aggiunge – nessuna indagine è in corso, né, naturalmente, sono state fate scuse o offerto un risarcimento. Al contrario, Hà Nội Mới (New Hanoi) continua ad accusare i religiosi di Thai Ha di ‘istigazione di sommosse’. E il cosiddetto ‘Comitato di solidarietà dei cattolici vietnamiti’ si è unito, ripetendo e aumentando queste accuse”.
“La cosa non ci sorprende. Già in passato, negli incidenti alla delegazione apstolica di Hanoi, a Thai Ha, Loan Ly, Tam Toa, Bat Nha… il governo ha sempre creato organizzazioni che funzionari e media statali definiscono ‘azione spontanea di massa’. Sono molto aggressive e bene organizzate: attaccano chiunque, compresi sacerdoti, religiosi e fedeli sotto la protezione della polizia. Sono ben addestrati e hanno causato ferite mortali alle loro vittime. Alla fine del loro compito, si ritirano senza lasciare traccia. I media statali attribuiscono gli attacchi alla ‘spontanea azione di massa’ e l’attuale Codice penale non prevede punizioni per questi brutali atti di ‘gente spontanea’”,
Alla “coscienza sacerdotale” degli aderenti al Comitato si è invece rivolto con una lettera aperta il capo del segretariato dei redentoristi vietnamiti, padre Joseph Dinh Huu Thoai. Datato 30 gennaio, il documento è indirizzato a padre Peter Nguyen Cong Danh, presidente del “Comitato”.
“E’ assolutamente vero - vi si legge – che le autorità di Hanoi hanno distrutto il crocefisso a Dong Chiem, hanno brutalmente picchiato fedeli e religiosi, terrorizzato la chiesa, pesantemente colpito la vita delle persone. La parrocchia, l’arcivescovo di Hanoi, i vescovi delle province del Nord e persone di ogni categoria hanno alzato la voce per protestare”. Invece, “il sito del Comitato di solidarietà dei cattolici vietnamiti ha pubblicato un articolo intitolato ‘La pace torna a Dong Chiem’, nel quale il Comitato non è a fianco della Chiesa cattolica per difendere la verità. Al contrario si è unito ai media statali (Hà Nội Mới, An Ninh Thủ Đô... ) per distorcere la verità e accusare l’arcivescovo di Hanoi e i redentoristi del monastero di Thai Ha”.
Dove è tornato fratel Anthony Nguyen. “Sta meglio - riferisce il superiore – e le sue ferite cominciano a mostrare segni di guarigione. Comunque, soffre ancora di vertigini, mal di testa, fiacchezza e perdita di appetito, non riesce a camminare a lungo da solo. Attraverso i mezzi di comunicazione, vuole ringraziare tutti e chiedere ulteriori preghiere. Avendo fede nella potenza di Dio, conserva la fiducia ed è ottimista, malgrado il fatto che la guarigione chiederà molto tempo. Quelli che lo hanno attaccato erano ben addestrati: gli hanno causato danni interni ben più gravi delle ferite esterne. La cura, quindi, è più complessa e richiede tempo”.
Peraltro, “anche se è molto difficile capire” cosa c’è dietro a quanto accaduto a Dong Chiem, “dopo uno studio approfondito degli articoli sui media statali e sui principali documenti delle autorità, abbiamo individuato l’obiettivo centrale. Il governo ha fatto del suo meglio per attirare l’arcivescovo di Hanoi e i redentoristi di Thai Ha in una trappola, nella quale un loro piccolo errore avrebbe dato alle autorità buoni pretesti per una aperta persecuzione, o almeno l’occasione per lanciare accuse contro di loro”.
Malgrado tutto, padre Pham Trung Thanh conserva “grande speranza”. “Credo - dice - che ognuno ha la coscienza malgrado chi egli sia, che creda o no in Dio. Nel profondo del cuore, ognuno ha davvero desiderio di Dio, che è la Verità. Credo nel potere della preghiera e che la Divina Provvidenza accompagna tutti nella strada per la nostra richiesta di giustizia. Credo nella coscienza del mondo, la comunione degli esseri umani, di tutte le persone e di tutti i popoli. E soprattutto credo in Gesù Cristo, il Signore della storia, che ha un provvidenziale controllo su tutta la storia”.
Vedi anche
Protestano i Redentoristi per le violenze, mentre a Hanoi si temono attacchi contro le chiese
22/01/2010
22/01/2010