I 60 anni di sacerdozio di Bartolomeo, patriarca ecumenico di Costantinopoli
“Il dialogo e la reciproca conoscenza tra i cristiani, e dei cristiani con le altre fedi e qui principalmente con i nostri fratelli musulmani, hanno la capacità di smussare gli angoli, di chiarire malintesi e paure”.
Istanbul (AsiaNews) - Con la celebrazione della liturgia eucaristica all’antichissimo santuario ortodosso dedicato alla madonna di Sumela, a Trebisonda, in Turchia, si sono conclusi i festeggiamenti per i 60 anni dalla sua ordinazione a diacono del patriarca ecumenico Bartolomeo.
Celebrazioni che hanno avuto inizio venerdì scorso, 13 agosto, sull’isola di Imvros (Gokceada in turco) luogo di nascita del patriarca. La scelta dei luoghi non ė stata casuale: con l’inizio delle celebrazioni sulla sua isola nativa alla quale ė molto legato, Bartolomeo ha voluto anche ricordare che su quelle terre prima del trattato di Losanna del 1923, vivevano 6000 greci cristiani. Col trattato, le isole di Imvros e Tenedos (Bozcaada in turco) passavano alla giurisdizione turca con l’obbligo della Turchia di concedere piena autonomia alla popolazione locale, impegno che le autorità turche non hanno mai rispettato. Al contrario con la loro politica di epurazione delle minoranze religiose hanno costretto la popolazione locale a emigrare. Ridotta a poche decine di persone, l’isola è stata ripopolata con elementi dell’Anatolia ed ergastolani liberi di commettere soprusi sulla popolazione.
Nell ultimo decennio, grazie all’impegno di Bartolomeo, l’isola è stata ripopolata con 500 persone della diaspora che avevano mantenuto la cittadinanza turca, per cui nel 2013 si è riattivata una scuola con 43 allievi. Grazie a questo impegno e a iniziative del patriarca ecumenico ė finita la diffidenza tra le due popolazioni e si guarda a un comune futuro migliore. Insomma il ruolo della chiesa in questo caso ė stato fondamentale.
Anche il monastero di Sumela ha costituito un punto di riferimento per la cristianità che popolava le regioni bagnate del Mar Nero per quasi 15 secoli. Con la nascita della Turchia di Kemal Ataturk, il monastero della Madonna di Sumela fu chiuso, saccheggiato e abbandonato alle intemperie. La famosa icona della Madonna, che secondo la tradizione fu dipinta dall’evangelista Luca, fu trafugata da alcuni monaci e portata in Grecia.
In seguito le autorità turche, per motivi puramente turistici, iniziarono dei lavori di restauro dei ruderi e nel 2010 fu permesso di celebrare, dopo quasi un secolo, ogni 15 agosto la messa in onore dell’Assunta.
Nel 2015 per motivi di restauro non fu concesso tale permesso al Patriarcato. Nel 2020, con la conclusione del restauro, ė stato concesso di nuovo il permesso di celebrare la messa ogni 15 agosto, ma il patriarca ecumenico non ha voluto partecipare, inviando al posto suo una delegazione. Questo gesto ė stato interpretato come disapprovazione nei confronti del presidente Tayip Erdogan che ha trasformato Santa Sofia e il monastero di San Salvatore in Chora (Kariye cami) in moschea.
Nel santuario di Sumela si sono celebrati i 60 anni di sacerdozio di un uomo che non proviene dalle élite di Costantinopoli, cresciuto tra mille difficoltà e privazioni. Figlio del barbiere di un paesino come orgogliosamente si definisce, si è laureato alla scuola teologica di Chalki, e ha saputo abbracciare le nuove idee di Atenagora e Melitone sull’importanza del dialogo ecumenico, grazie anche ai suoi studi romani durante il Vaticano II. Roma che il patriarca definisce sua seconda Terra.
Un personaggio colto, poliglotta, con la straordinaria capacità di promuovere le nuove idee che aiutano allo sviluppo della coscienza umana secondo la tradizione cristiana. Le sue iniziative sulla protezione dell’ambiente e il dialogo interreligioso sono i punti di riferimento dei suoi 30 anni al soglio patriarcale di Costantinopoli.
E proprio nell’assistere il 14 agosto ai vespri per la Dormizione della Madre di Dio nella chiesa cattolica di Santa Maria a Trebisonda, ha sottolineato l’importanza della Theotokos per i cristiani e l’essere fratelli in Cristo dicendo: “quando i fratelli si trovano insieme, quando pregano e collaborano, quando sanno riconoscere e superare con amore anche le piccole diversità che li separano, allora la gioia nei cieli sarà incontenibile e certamente oggi percepiamo questa gioia, questa esultanza di tutti coloro che qui hanno pregato e collaborato. È una occasione per commemorare davanti a Dio che tutto può, il luttuoso avvenimento che ha colpito questa comunità quindici anni orsono (l’uccisione di don Andrea Santoro, n.d.r.) da cui però certamente è sorta nuova forza e capacità per perdonare e per dialogare. Perché il dialogo e la reciproca conoscenza tra i cristiani, e dei cristiani con le altre fedi e qui principalmente con i nostri fratelli mussulmani, hanno la capacità di smussare gli angoli, di chiarire malintesi e paure che non hanno alcuna ragione di essere”.
29/05/2014
24/06/2016 15:15