I 20 anni dell’imperatore Akihito sul trono del Giappone
Tokyo (AsiaNews) – Il 20° anniversario della intronizzazione dell’imperatore Akihito sul Trono del Crisantemo (12 novembre 1990), è stata un’occasione di verifica della tenuta di questa dinastia, che ha saputo attraversare gli ultimi decenni fra le violenze e le miserie della guerra e la rinascita economica.
Per misurare la popolarità dell’imperatore, basta dire che per tutta la giornata del 12 novembre scorso decine di migliaia di giapponesi, provenienti da tutta la nazione, hanno apposto le firme su registi posti davanti al palazzo imperiale per esprimere congratulazioni.
Una solenne udienza al National Theather di Tokyo e una serata folcloristica nell’immensa Imperial Palace Plaza sono stati gli eventi culminanti della ricorrenza. La prima, presieduta dal premier Yukio Hatoyama, è stata riservata ai rappresentanti della nazione、al corpo diplomatico e a gruppi di sofferenti, verso i quali l’imperatore e l’imperatrice Michiko esprimono di continuo particolare attenzione. La seconda, festosa, è stata indicata come “privata” perché offerta、su invito, a 30.000 ospiti (!) rappresentanti settori della vita e della cultura nazionali..
La dinastia piu’ antica del mondo
“L’Imperatore è il simbolo dello Stato e dell’unita’ del popolo e deriva la sua posizione dalla volontà del popolo nel quale risiede il potere sovrano”,così recita il primo articolo della Costituzione, formulata e promulgata, nel 1947 in a stretta obbedienza, ai dettami del general Douglas Mac Arthur
L’evidente artificiosità del documento e la freddezza del linguaggio giuridico non hanno scosso il sentimento di rispetto e, osiamo dire, di affetto dei giapponesi verso chi lo rappresenta come supremo simbolo. E questo perché il popolo ha letto la parola “simbolo” non in prospettiva giuridica ma culturale. E qui la cultura ha valore.
Il “trono del Crisantemo” è la monarchia ereditaria più antica del mondo. Secondo il conteggio tradizionale, l’attuale imperatore occupa il 125° posto in una linea dinastica ininterrotta che, mitologicamente, è fatta risalire all’imperatore Jimmu nel 660 a.C.. Mitologia a parte , la documentazione storica ne attesta l’esistenza almeno dal V secolo dopo Cristo.
Dopo aver espresso le sue congratulazioni come rappresentante della nazione, Hatoyama ha detto: “Basandomi sul pensiero dell’imperatore, oggi mi impegno di nuovo affinché il Giappone riconquisti la fiducia dei popoli delle nazioni straniere mentre riflette sulla storia del passato e farò del mio meglio per favorire la pace del mondo e il benessere dell’umanità”
L’imperatore è famoso per la sua cautela nell’evitare argomenti che possano avere una qualche implicazione politica ma, questa volta rispondendo alle congratulazioni del primo ministro, ha alluso con trasparenza alla storia della monarchia e alle sofferenze del popolo.
Il lungo regno di suo padre, durato 63 anni (1926-1989 ) era stato turbolento nella prima parte, fino al 1945, e prospero nella seconda. Se difficilmente l’imperatore Hirohito può essere assolto da ogni responsabilità circa il feroce militarismo degli anni 30 e 40, il suo impegno per sostenere moralmente il popolo nel dopoguerra lo redime.
Nella risposta al discorso del primo ministro, l’imperatore Akihito ha espresso la speranza che l’eredità (storica) di suo padre non sia mal compresa o dimenticata dalle future generazioni “Il regno di mio padre, ha detto, è iniziato in un tempo molto difficile: egli era riluttante riguardo gli eventi che hanno condotto alla guerra…. Ciò che mi preoccupa di più è che la storia del passato sia gradualmente dimenticata. Oggi tre giapponesi su quattro sono nati dopo la guerra”.
Il nuovo volto dell’imperatore
I due decenni del regno di Akihito sono stati difficili: lungo periodo di stagnazione economica e disastri naturali. Ma, paradossalmente, le difficile situazioni gli hanno permesso di accostarsi ancora di più al popolo: ha visitato tutte le provincie della nazione e in occasione di disastri naturali si e’ recato nei centri di sfollamento. L’imperatrice Michiko lo ha sempre accompagnato.
“L’imperatore e l’imperatrice, commenta l’editorialista dell’Asahi, sono sempre stati solleciti a offrire una parola di conforto e di simpatia a coloro che sono in difficoltà. La loro presenza si è dimostrata di sollievo e incoraggiamento a molta gente semplice afflitta dalla grave situazione economica in corso”
Akihito non teme di affrontare la triste eredità storica dell’era Showa ( quella di suo padre) Nel discorso ha detto: ”Oltre tre milioni di giapponesi sono morti in guerra e molte vite straniere sono andate perdute. Non possiamo dimenticare che il Giappone di oggi è costruito su molti sacrifici del passato”. Ha visitato Hiroshima, Nagasaki, Okinawa e parecchie isole del Pacifico esprimendo rispetto alle vittime della guerra sia giapponesi che straniere.
Assieme all’imperatrice ha compiuto 15 visite di Stato, soprattutto in nazioni dell’Asia: tra esse c’e’ anche la Cina Nei discorsi in occasioni diplomatiche spesso ha manifestato rincrescimento per la passata condotta del Giappone.
“Non si può negare, scrive l’Asahi, che le attività diplomatiche dell’imperatore e degli altri membri della famiglia imperiale hanno grandemente contribuito a promuovere la buona volontà e la riconciliazione internazionali”.
In questo settore rimane solo una lacuna: la penisola coreana. Si spera sia presto colmata.
02/06/2010