Hun Sen vuole una legge 'antiterrorismo'. Intanto muore un oppositore a Bangkok
Nell'anniversario della fine del regime dei Khmer rossi l'ex premier - che ha affidato le redini del governo al figlio Hun Manet - invoca nuove norme speciali contro chi "mina la stabilità del Paese". Nelle stesse ore un ex deputato del partito d'opposizione costretto allo scioglimento veniva ucciso in un misterioso agguato nella capitale thailandese, poche ore dopo aver attraversato in autobus il confine.
Phnom Penh (AsiaNews) - Il 7 gennaio - in occasione della ricorrenza della fine del regime imposto dai Khmer rossi sulla Cambogia tra il 1975 e il 1979 con la morte per tortura, esecuzioni di massa, lavori forzati e fame di due milioni di cambogiani - l'ex premier Hun Sen (già giovane esponente di quel regime), ha chiesto una nuova legge per combattere i "terroristi" che minerebbero la stabilità del Paese e il potere del figlio, Hun Manet che dal 2023 gli è succeduto alla guida del governo.
La ricorrenza, voluta e celebrata dal Partito del Popolo cambogiano di Hun Sen come la “seconda nascita” della nazione khmer e come “giornata della vittoria” contro il regime sanguinario guidato da Pol Pot, è stata occasione per chiamare le autorità a elaborare e attuare una nuova legge che “definisca come terrorista da consegnare alla giustizia ogni persona o gruppo che pianifichi o cospiri per creare un movimento estremista con il fine di provocare caos e insicurezza nella società, incentivare conflitti con altri Stati e cercare di sovvertire il governo legittimo”.
Il ricorso a una legislazione ad hoc e a una magistratura senza autonomia ha permesso a Hun Sen di restare al potere quasi ininterrottamente dalla caduta di Pol Pot, per un decennio con l’aiuto dei vietnamiti e poi utilizzando metodi repressivi brutali condannati a livello internazionale, che gli hanno concesso di silenziare l’opposizione, in parte costretta all’esilio.
Una sorte negata però proprio martedì a Lim Kimya, 74 anni, ex parlamentare del disciolto Partito nazionale per la salvezza della Cambogia, ucciso con tre colpi di arma da fuoco nella capitale thailandese Bangkok poche ore dopo avere attraversato in autobus il confine con la moglie e uno zio.
Oggi il tribunale incaricato del caso ha emesso l’ordine di cattura per il sospetto omicida, un autista di mototaxi. E se il portavoce del governo di Phnom Penh ha anticipato i critici sottolineando come spesso elementi “estremisti” dell’opposizione puntino il dito contro le autorità cambogiane quando si verifichino simili casi, dalla sede asiatica dell’organizzazione Human Rights Watch è arrivata la richiesta di rapide e accurate indagini per cercare e perseguire i responsabili, ricordando come il governo cambogiano abbia spesso intimidito, controllato e perseguitato ex esponenti del maggiore partito di opposizione sciolto per l’accusa di tradimento dello Stato nel 2018, inclusi quelli che vivono nella confinante Thailandia.
Lim Kimya, che aveva la doppia cittadinanza francese e cambogiana, non era mai emerso tra gli oppositori di Hun Sen o del figlio, pur senza nascondere le proprie posizioni anche dopo la militanza politica attiva. Restano quindi dubbi sulle ragioni del suo assassinio che le autorità thailandesi sono chiamate a sciogliere.