Hong Kong e Singapore: nei crolli delle borse le paure dei crocevia globali
Con il suo -13,22% sull'onda della guerra commerciale innescata dai dazi, l'indice Hang Seng ha registrato il suo calo più brusco dal 1997. I timori di recessione fanno affondare anche i titoli delle società immobiliari di Singapore. Massicci interventi di un fondo sovrano cinese per contenere le perdite alla borsa di Shanghai.
Hong Kong (AsiaNews/Agenzie) - La giornata peggiore dal 1997, l’anno della crisi finanziaria asiatica. Basta da solo -13,22% fatto registrare dall’Hang Seng, l’indice della borsa di Hong Kong, a dare le proporzioni di quanto accaduto oggi nei mercati finanziari di tutta l’Asia sull’onda della guerra commerciale innescata dai dazi annunciati da Donald Trump e dalla conseguente risposta di Pechino. Tra le aziende che hanno fatto registrare cali maggiori il gigante dell’e-commerce Alibaba che ha perso il 18%, con il rivale JD.com poco lontano a -15,5%. La stessa società che gestisce la borsa locale, la Hong Kong Exchanges and Clearing, è stata colpita per oltre il 14%.
Lo Shanghai Composite - l’indice più importante dei mercati della Cina continentale - ha contenuto il calo a -7,34%, ma solo perché Il fondo sovrano cinese Central Huijin Investment è intervenuto a sostegno dei titoli nazionali, affermando che “continuerà ad aumentare le partecipazioni per salvaguardare il buon funzionamento del mercato dei capitali”. Anche a Tokyo Le azioni di Tokyo sono crollate del 7,88%, con l'indice Nikkei che ha subito il terzo più grande calo di punti della sua storia. Tra le aziende giapponesi che hanno avuto l’impatto maggiore la catena di abbigliamento Uniqlo, che ha ceduto il 7,2%, e la Tokyo Electron, società legata ai semiconduttori, che ha perso il 10%.
Significativo di quanto la tempesta stia colpendo indiscriminatamente tutti in Asia è l’andamento dei titoli alla borsa di Singapore: non è bastata, infatti, la soglia “minima” dei dazi al 10% riservata da Trump a risparmiare la città-Stato, crocevia fondamentale del traffico delle merci nel continente. Anche qui le contrattazioni si sono chiuse con un pesante -8,5%, poco lontano dal -8,9% fatto registrare nel giorno nero della crisi del 2008. Ma è interessante anche constatare che tra i titoli più penalizzati ci sono quelli legati all’edilizia e ai trasporti marittimi.
Le azioni della società di costruzioni OKP Holdings sono arrivate a sfiorare il -20% a 51 centesimi, dopo che appena pochi giorni fa avevano raggiunto il livello più alto degli ultimi 10 anni, a 68 centesimi, grazie boom delle costruzioni a Singapore. Sorte analoga anche per Centurion Corporation, una società che fornisce alloggi per gli operatori stranieri a Singapore. La società di cantieri malese Nam Cheong è crollata di circa il 18%, mentre anche gli operatori e i noleggiatori di navi, come Mermaid Maritime e Marco Polo Marine, hanno subito forti flessioni. Tutti indicatori del timore che la guerra dei dazi possa far calare sull’intera regione la scure di una recessione generalizzata.