Hong Kong, per la prima volta in 17 anni la polizia vieta la marcia del primo luglio
Il divieto è in nome del distanziamento sociale, a causa della pandemia, e per prevenire vandalismi. Le marce organizzate dal Fronte civile per i diritti umani sono sempre state pacifiche. Nel 2003, al primo luglio, hanno partecipato 500mila persone chiedendo l’abolizione di una legge sulla sicurezza. Ora Pechino si appresta a vararla e imporla su Hong Kong.
Hong Kong (AsiaNews) – Per la prima volta in 17 anni, la polizia ha proibito la marcia per la democrazia che si tiene ad Hong Kong dal 2003. Gli organizzatori, il Fronte civile per i diritti umani (Civil Human Rights Front, Chrf), ha spiegato che le forze dell’ordine hanno vietato l’evento perché a causa del Covid-19 sono banditi raduni con più di 50 persone e perché esse temono che – come è avvenuto per altre recenti manifestazioni – ci sia una scia di violenze e vandalismi.
In una lettera inviata a Jimmy Sham, responsabile del Chrf, la polizia spiega che “c’è il rischio che alcuni partecipanti di questa pubblica assemblea e pubblica marcia possano staccarsi dal percorso pianificato e vandalizzare in modo violento diversi edifici… Essi potrebbero costituire una severa minaccia alla sicurezza degli altri partecipanti, cittadini, giornalisti e membri della polizia, e voi non avete la capacità di controllare le loro azioni”.
Da più di un anno a Hong Kong si susseguono manifestazioni che. Iniziate per domandare la cancellazione della legge sull’estradizione, sono divenute un movimento per la piena democrazia del territorio. Vi sono state spesso violenze da parte di gruppi di estremisti e da parte della polizia.
Le manifestazioni lanciate dal Chrf sono state però sempre pacifiche. La più famosa è quella avvenuta un anno fa, quando hanno partecipato oltre due milioni di persone.
A Hong Kong la tensione è alta perché la Cina ha deciso di varare una legge sulla sicurezza nazionale da imporre sulla popolazione di Hong Kong, rifiutata da molti settori della società perché ucciderebbe lo stato di diritto del territorio. Secondo membri del movimento democratico questo divieto mette già in atto la repressione, prima ancora di varare la legge. Quest’anno, anche la tradizionale veglia a ricordo degli uccisi di Tiananmen è stata vietata per “motivi sanitari”. Ma decine di migliaia di persone hanno sfidato il divieto.
Una marcia al primo luglio avrebbe il senso di una sfida a Pechino e alla sua legge per la sicurezza nazionale. Il 1° luglio 2003, infatti, oltre 500mila persone scesero in piazza a protestare contro una legge sulla sicurezza pubblica, voluta dal governo di Hong Kong. I partecipanti hanno costretto l’allora capo dell’esecutivo Tung Chee-hwa a rinviarne l’approvazione a tempo indeterminato. In seguito, Tung Chee-hwa ha dato le dimissioni.
L’attuale capo dell’esecutivo, Carrie Lam, ha negato che vi siano motivazioni politiche nel bandire manifestazioni in nome della distanza di sicurezza.
29/06/2020 10:43
23/06/2020 11:06