Hong Kong, attivisti filo-cinesi in piazza contro il movimento pro-democrazia Occupy Central
Hong Kong (AsiaNews/Agenzie) - Per l'alleanza filo-cinese è stata una dimostrazione di forza e la conferma che la maggioranza dei cittadini di Hong Kong è contraria alla campagna pro-democratica ribattezzata "Occupy Central". In realtà, ad allargare le fila dei partecipanti alla marcia vi erano molti cittadini cinesi che hanno varcato il confine per sfilare fra le vie del governatorato. E vi sono anche denunce di persone pagate - con denaro e buoni pasto - per affermare a gran voce la comunanza di intenti e lo stretto legame fra Hong Kong e Pechino. Reazioni contrastanti e il solito balletto delle cifre seguono la manifestazione di ieri, organizzata da movimenti vicini alla leadership di governo; decine di migliaia di persone sono scese in piazza per denunciare la "minaccia" rappresentata dai manifestanti che intendono "paralizzare" il centro e chiedono riforme democratiche e un vero "suffragio universale" in vista dell'elezione del capo dell'esecutivo nel 2017.
Alla manifestazione, organizzata dall'Alleanza per la Pace e la Democrazia, hanno aderito circa 80mila persone, sebbene alcune fonti vicine all'esecutivo parlino di oltre 100mila dimostranti. Fra di essi vi erano anche numerose rappresentanze di "turisti" provenienti dalla Cina continentale, oltre che associazioni e gruppi patriottici di Hong Kong e della Cina. Fonti locali riferiscono inoltre che a sfilare vi erano pure impiegati di gruppi industriali i quali, dietro anonimato, hanno confermato di aver subito "pressioni" da parte dei datori di lavoro. Altri avrebbero ricevuto buoni pasto - gremiti per tutta la giornata i ristoranti di Victoria Park - e un premio in denaro, per sostenere le ragioni dei filo-governativi.
La manifestazione del fine settimana si è svolta in modo regolare, anche se si sono registrati incidenti minori fra dimostranti e oppositori pro democrazia, con l'arresto di quattro uomini fra i 36 e i 58 anni. Starry Lee Wai-king, parlamentare dell'Alleanza filo-Pechino, sottolinea come "la partecipazione sia una conferma del fatto che la gente di Hong Kong non vuole Occupy Central" e che gli attivisti "si sono spinti sin troppo oltre". In realtà, alcuni dei cosiddetti dimostranti hanno abbandonato il corteo dopo poche centinaia di metri; in molti non hanno voluto rispondere alle domande dei giornalisti.
Chan Kin-man, uno dei leader di Occupy Central, afferma di rispettare la libertà di opinione dei dimostranti, ma aggiunge anche che la lotta pro democrazia continua. Nei mesi scorsi, il movimento Occupy Central era riuscito a sensibilizzare la popolazione a chiedere il suffragio universale, ossia l'elezione diretta del capo dell'esecutivo. Per questo essi hanno organizzato sit-in, e perfino un referendum non ufficiale a cui hanno partecipato ben 800mila persone.
Giorni dopo almeno 510mila persone hanno partecipato a una marcia per la democrazia del primo luglio. Per il capo dell'esecutivo questa enorme massa di persone sono soltanto "alcune visioni divergenti" nemmeno degne di essere citate per nome; resta dunque la profonda spaccatura ad Hong Kong fra democratici e filo-governativi, legati alle direttive imposte da Pechino che rifiuta la nomina popolare dei candidati a capo dell'esecutivo.
Intervistati da AsiaNews, il card. Joseph Zen e i tre nuovi vescovi ausiliari della diocesi hanno sostenuto le battaglie per la democrazia. I vescovi avevano anche domandato al governatore di ritardare la presentazione del rapporto a Pechino, per permettere un dialogo più approfondito con la popolazione. Per il porporato la battaglia per la libertà religiosa e per le libertà civili "sono unite" e restano valide "per la Cina e per Hong Kong".