Hong Kong, attivista cattolica Bobo Yip fra i 10 arrestati per il Fondo del processo al card. Zen
Fra i fermati vi sono sei uomini e quattro donne, fra i 26 e i 43 anni. Per la polizia sono sospettati di “cospirazione” e di “collusione” con un Paese straniero ed elementi esterni per “mettere in pericolo” la sicurezza nazionale. Nella controversia legata al fondo era finito in prigione anche il card. Zen, tuttora sottoposto a restrizioni.
Hong Kong (AsiaNews) - Nuovo giro di vite delle autorità di Hong Kong contro l’attivismo, la lotta democratica e le libertà civili in base alla famigerata Legge sulla sicurezza nazionale, imposta da Pechino nel 2020. Ieri la polizia ha arrestato 10 persone per aver violato la draconiana norma in relazione a un fondo di soccorso umanitario da tempo chiuso e per il quale era finito in prigione - e a processo - anche il vescovo emerito, il card. Joseph Zen Ze-chiun. Nella retata compiuta ieri mattina è stata fermata anche una leader cattolica di primo piano.
Secondo il quotidiano Hong Kong Free Press (Hkfp), tra i sei uomini e le quattro donne arrestati ieri vi è l’attivista Bobo Yip, ex presidente della Commissione di Giustizia e pace della diocesi. In seguito al fermo, gli agenti hanno condotto la donna in una libreria cattolica nel quartiere di Yau Ma Tei per raccogliere prove a suo carico sequestrando anche due computer. L’accusa formulata a carico degli arrestati era finora stata solo evocata nel processo al card. Zen, formalmente accusato per la mancata registrazione del fondo; in caso di condanna, i 10 attivisti rischiano una lunga pena detentiva, fino all’ergastolo.
In una nota diffusa nel pomeriggio di ieri, il Dipartimento di sicurezza nazionale della polizia di Hong Kong ha confermato il fermo di una decina di persone “di età compresa tra i 26 e i 43 anni in vari distretti”. Su di essi grava il sospetto di “cospirazione” e “collusione” con un Paese straniero o con elementi esterni per “mettere in pericolo la sicurezza nazionale ... e incitamento alla sommossa”. “Le persone arrestate - conclude il comunicato - sono sospettate di aver cospirato con il 612 Humanitarian Relief Fund per ricevere donazioni da varie organizzazioni straniere a sostegno di persone fuggite all’estero o di organizzazioni che chiedevano sanzioni contro Hong Kong”.
Il Fondo 612 è stato creato nel giugno 2019 con l’obiettivo di fornire “sostegno a tutte le persone arrestate (a prescindere dalle accuse), ferite o colpite” durante le proteste di massa del 2019. Manifestazioni legate al tentativo di approvazione del governo di una legge che avrebbe autorizzato la deportazione nella Cina continentale di detenuti politici per essere processati. Mesi di manifestazioni di massa hanno portato a una repressione da parte della polizia. Fino alla sua chiusura nell’ottobre 2021, l’ente ha assistito migliaia di dimostranti pro-democrazia.
Gli imputati a processo, e legati a vario titolo al fondo, rivendicano la loro innocenza sottolineando che l’organizzazione benefica non aveva alcun obbligo di registrazione in base alla Societies Ordinance. Per l’accusa l’ente era politico per natura, quindi non poteva beneficiare dell’esenzione di registrazione pubblica. Agnes Chow, attivista pro-democrazia cattolica, è stata rilasciata nel 2021 dopo aver scontato una condanna a sei mesi per aver partecipato a un’assemblea “illegale” nel 2019. Dal 2020 l’editore cattolico Jimmy Lai è nel mezzo di una “maratona” giudiziaria a colpi di condanne, mentre il governo ha imposto la chiusura del suo giornale Apple Daily nel 2021.
Nella controversia giudiziaria legata al Fondo 612 la polizia aveva arrestato nel maggio 2022 anche il card Zen. Rilasciato dopo poche ore, il 90enne vescovo emerito della città era finito alla sbarra con la rinomata avvocata Margaret Ng, la cantante-attivista Denise Ho, l’ex parlamentare cittadino Cyd Ho, l’accademico Hui Po-keung e l’attivista Sze Ching-wee. In novembre era stato condannato al pagamento di una multa da 4mila dollari di Hong Kong (meno di 500 euro) per la mancata registrazione del fondo. Ma con la minaccia di una nuova incriminazione per collusione con forze straniere sempre nell'aria.
Il card. Zen è da tempo nel mirino del governo cinese: in passato la stampa pro-establishment ha pubblicato quattro articoli in cui lo si accusava di aver incitato gli studenti a rivoltarsi nel 2019 contro una serie di misure governative. Inoltre, il porporato è inviso a Pechino per le sue critiche al controllo esercitato dal Partito comunista cinese sulle comunità religiose. Egli ha condannato la rimozione delle croci dalle chiese in Cina e ha celebrato negli anni messe in ricordo dei martiri di Tiananmen a Pechino: i giovani massacrati il 4 giugno del 1989 per aver chiesto libertà e democrazia. Il cardinale è anche contrario all‘accordo Cina-Vaticano sulla nomina dei vescovi.
Un aperto difensore dei diritti civili a Hong Kong e nella Cina continentale, il vescovo emerito ha spesso assistito alle udienze che vedono imputati politici e attivisti filo-democratici, finiti alla sbarra con l’accusa di aver violato il provvedimento sulla sicurezza nazionale. A gennaio il cardinale, cui le autorità hanno sequestrato il passaporto, ha ottenuto un permesso speciale di qualche giorno per poter partecipare ai funerali del papa emerito Benedetto XVI.
01/02/2023 11:53
13/10/2020 11:36