Hong Kong, Jimmy Lai resta in prigione: respinta di nuovo la richiesta di scarcerazione
Dovrà attendere in cella il processo per minacce alla sicurezza nazionale. Giudice Pang: Se liberato potrebbe ripetere il reato. Incriminato anche per aver aiutato la fuga di 12 attivisti democratici, poi arrestati e condannati a Shenzhen. Già a processo per il suo ruolo nel movimento anti-estradizione.
Hong Kong (AsiaNews) – L’Alta corte ha respinto oggi la nuova richiesta per la libertà su cauzione presentata dai legali di Jimmy Lai. Il magnate pro-democrazia dovrà attendere in carcere il processo per aver minacciato la sicurezza nazionale, che si aprirà il 16 aprile. L’accusa è di “collusione” con forze straniere, reato previsto dalla legge sulla sicurezza nazionale voluta dalla leadership cinese.
Egli è stato incarcerato ai primi di dicembre; il 9 febbraio la Corte finale di appello ha invalidato la sua scarcerazione, decisa il 23 dicembre dall’Alta corte, che gli aveva concesso gli arresti domiciliari. Su richiesta del dipartimento di Giustizia, il 31 dicembre un tribunale intermedio ha sospeso la sua liberazione, ordinandone il ritorno nella prigione di massima sicurezza di Stanley. Incriminato anche per corruzione, egli rischia l’ergastolo.
Nel pronunciare la decisione, la giudice Anthea Pang ha detto di non avere sufficienti motivi per credere che l’accusato “non continuerà a commettere atti che mettono in pericolo la sicurezza nazionale”. Ella ha confermato la linea dei giudici di appello, secondo cui nella prima richiesta di scarcerazione l’Alta corte aveva male interpretato la draconiana legge sulla sicurezza. Tale provvedimento, ha sostenuto la Corte d’appello, impone soglie più stringenti per la libertà su cauzione, con l’onere della prova che spetta alla difesa e non l’accusa: un’eccezione a principi generali come la presunzione d’innocenza, inclusi nella Basic Law (la mini-Costituzione cittadina) e nella Carta internazionale sui diritti civili e politici.
Il 16 febbraio le autorità hanno notificato a Lai un nuovo fermo. L’accusa è di aver aiutato Andy Li, uno dei 12 attivisti anti-governativi che in estate hanno cercato di fuggire a Taiwan. Arrestati dalla polizia di Shenzhen, 10 sono stati processati e condannati a pene dai 10 mesi a tre anni di carcere; due minori sono stati riportati a Hong Kong e attendono il processo.
Il reato attribuito a Lai rientra tra quelli puniti dalla legge sulla sicurezza voluta da Pechino. Il suo sostegno a Li configura anche l’imputazione di aver cospirato con forze straniere. Per l’accusa, il 73enne proprietario del quotidiano Apple Daily – voce critica della leadership cittadina e di Pechino – è il leader di un gruppo internazionale di pressione chiamato “Stand with Hong Kong”.
Lai è anche tra le nove personalità democratiche che da due giorni sono a giudizio per aver organizzato e preso parte a una grande manifestazione contro la legge sull’estradizione il 18 agosto del 2019.
17/02/2021 14:20
09/02/2021 09:00