17/12/2019, 12.30
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Hiroshima, petizione dei cittadini: Non abbattete gli edifici sopravvissuti all’atomica

Fino al 2018, solo 85 edifici costruiti prima della bomba erano rimasti in piedi entro cinque chilometri dal “ground zero”. I funzionari della prefettura vogliono demolire due dei quattro fabbricati di un ex deposito. Citando il loro valore storico, i firmatari di una petizione propongono di usarli come aule o studi d'arte.

Hiroshima (AsiaNews/Agenzie) – Custodire la memoria, affinché le pietre di Hiroshima siano un monito contro le armi nucleari: quasi 15mila residenti nella città meridionale hanno sottoscritto una petizione contro l’abbattimento di due edifici del primo Novecento sopravvissuti al bombardamento atomico del 1945 (foto 1). Lo scorso 4 dicembre, un comitato governativo della prefettura di Hiroshima ha annunciato l’intenzione di demolire entro il 2022 due dei tre edifici di proprietà pubblica nell'ex deposito di abbigliamento dell'esercito. I due edifici, costruiti nel 1913 per produrre vestiti e scarpe militari, si trovano a circa 2,7 chilometri dall'ipocentro dell'attacco atomico. Secondo la prefettura, sono tra le più grandi strutture rimaste in piedi dopo l’esplosione. Tuttavia, due anni fa un'ispezione sismica di routine ha rivelato che non resisterebbero ad un terremoto di forte intensità.

Gli edifici, costruiti in cemento armato con esterni in mattoni rossi (foto 2), hanno alcune finestre incernierate che si ritiene siano state deformate nel bombardamento. Il complesso è costituito da quattro fabbricati in totale, uno dei quali di proprietà statale. Il terzo dei tre edifici posseduti dalla prefettura sarà preservato, con interventi di rinforzo e riparazioni a pareti e tetto, alcuni residenti di Hiroshima non rinunciano alla speranza di preservare tutti e tre gli edifici; citando il loro valore storico, propongono di usarli come aule o studi d'arte. Ma mettere in sicurezza tutti e tre gli edifici di proprietà del governo locale costerebbe 8,4 miliardi di yen (77 milioni di dollari Usa). Alla luce di tali costi, i funzionari hanno deciso di demolire due edifici e rafforzare quello rimanente, ad un costo stimato tra 1,4 e 3,1 miliardi di yen.

Iwao Nakanishi, 89 anni, è un “hibakusha” – un sopravvissuto all’atomica. Quando la città fu bombardata, l’uomo si trovava in uno degli edifici dell’ex deposito. Ora è a capo di un gruppo locale che ne chiede la conservazione. “Considerando il significato storico del raccontare la tragedia alle generazioni future – dichiara ai media locali – non possiamo assolutamente accettare la demolizione. Ci opponiamo con forza all’idea. Nakanishi afferma che gli edifici potrebbero essere utilizzati per promuovere “l'abolizione delle armi nucleari”. Negli ultimi anni essi sono rimasti inutilizzati, sebbene visitabili tramite le autorità locali. “Questi sono fabbricato di valore che ci stanno raccontando l'orrore della bomba atomica”, aggiunge un cittadino di 69 anni che ha visitato il sito.

Circa 140mila persone furono uccise dalla bomba sganciata dall’aviazione Usa su Hiroshima il 6 agosto del 1945; altre 75mila morirono tre giorni dopo a Nagasaki. L'attacco ha distrutto gran parte di Hiroshima e, fino al 2018, solo 85 edifici costruiti prima della bomba erano rimasti in piedi entro cinque chilometri dal “ground zero”. La visita alle due città ferite dall’atomica è stata centrale durante il recente viaggio apostolico di papa Francesco in Giappone (23-26 novembre 2018). Da Nagasaki, il pontefice ha lanciato il suo Messaggio sulle armi nucleari; ad Hiroshima, accanto all’arco che segna il punto nel quale cadde la bomba illuminato nel buio della sera, accanto a un gruppo di 20 superstiti, ha ripetuto:  “Mai più la guerra, ma più il boato delle armi, mai più tanta sofferenza!”.

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