Hillary Clinton a Pechino, per placare le tensioni nel mar Cinese meridionale
Pechino (AsiaNews/Agenzie) - La controversia sul mar Cinese meridionale caratterizza i colloqui fra Cina e Stati Uniti, in programma oggi a Pechino dove il segretario di Stato Usa Hillary Clinton ha incontrato il presidente cinese Hu Jintao. A sorpresa, e senza spiegazioni dettagliate, è invece saltato il previsto faccia a faccia fra il capo della diplomazia statunitense e il leader in pectore del gigante asiatico nel prossimo futuro, l'attuale vice-presidente Xi Jinping. Fra gli altri argomenti trattati nell'incontro odierno la guerra in Siria, unita alle questioni inerenti il nucleare iraniano e nord-coreano, che destano preoccupazione in seno alla comunità internazionale.
Hillary Clinton è impegnata in una missione diplomatica in Asia della durata di 11 giorni, iniziata ai primi di settembre nelle Isole Cook e in Indonesia; dopo la tappa cinese di due giorni, il segretario di Stato Usa visiterà Timor Est e il Brunei, prima di dirigersi nella Russia orientale, in rappresentanza di Washington all'annuale incontro dei leader del Forum per la cooperazione economica dell'Asia-Pacifico (Apec) in programma a Vladivostock.
Per la Clinton le relazioni fra Cina e Stati Uniti sono "mature abbastanza" e improntate su "basi solide", tali da poter affrontare anche i punti di disaccordo e i nodi irrisolti, fra cui le tensioni nel mar Cinese meridionale. Tuttavia dal fronte cinese non mancano gli attacchi di giornali e opinionisti che accusano Washington di "ingerenza" in questioni marittime che non la riguardano.
Nel futuro prossimo Washington e Pechino vivranno un passaggio fondamentale nella vita politica dei rispettivi Paesi, con le elezioni presidenziali in Usa e il passaggio di consegne da Hu Jintao al successore designato Xi Jinping. Il leader in pectore, tra l'altro, ha cancellato all'ultimo minuto l'incontro in programma oggi con la Clinton, con il premier di Singapore e un alto funzionario russo. Non vi sono spiegazioni ufficiali al momento, anche se fonti governative cinesi minimizzano la faccenda e chiedono di evitare inutili "speculazioni".
In merito alla vicenda legata ai confini nel mar Cinese meridionale, gli Stati Uniti auspicano l'applicazione di un codice di condotta comune e vincolante. Al contempo, Washington invita a risolvere le tensioni in maniera pacifica e senza ricorrere a intimidazioni o all'uso della forza. Per questo nei giorni scorsi la Clinton ha invitato il blocco Asean, associazione che riunisce 10 nazioni del Sud-est asiatico, ad adottare una linea comune e superare la clamorosa frattura consumata nell'ultimo vertice, per la politica filo-cinese adottata dalla Cambogia.
Di contro, Pechino ha espresso la speranza che gli Stati Uniti mantengano una posizione di vera neutralità, per non creare tensioni e mettere in pericolo "pace e stabilità a livello regionale". Molto più dura la posizione adottata da giornali e media vicini alla leadership comunista, fra cui il People's Daily che in un editoriale parla di "condotta" degli Usa destinata ad alimentare "sospetti" circa la volontà di "seminare discordia" per "tornaconto personale".
Le isole Spratly e Paracel, atolli che formano un arcipelago nel mar Cinese meridionale, potenzialmente ricco di giacimenti petroliferi sottomarini, sono contese da Cina, Vietnam, Brunei, Taiwan, Filippine e Malaysia. In passato Manila e Hanoi hanno accusato Pechino di una politica aggressiva e "imperialista" (cfr. AsiaNews 04/07/2012 Pechino contro tutti. La Cina sempre più dura in politica estera), che nei mesi scorsi ha causato scontri fra pescherecci dei tre Paesi. La tensione fra Manila e Pechino si è innalzata ad aprile quando navi pattuglia cinesi hanno bloccato - al largo delle Scarborough Shoal - imbarcazioni della marina filippina, mentre stavano per arrestare pescherecci cinesi che avevano sconfinato.