31/08/2021, 11.10
SIRIA-TURCHIA
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Hassaké, villaggio cristiano distrutto dai bombardamenti turchi

Il raid dei caccia di Ankara ha centrato Tal-Tawil (Beni Roumta), poco distante da Tel Tamar. Da tempo la zona è teatro delle operazioni militari turche contro i curdi, che colpiscono anche i cristiani. Leader assiro: violenze equiparabili all’offensiva dell’impero ottomano e dell’escalation dell’Isis. “La storia si ripete”. 

Hassaké (AsiaNews) - I bombardamenti dell’aviazione turca nella notte di ieri contro postazioni del Partito curdo dei lavoratori (Pkk, fuorilegge per Ankara) hanno distrutto un villaggio assiro-cristiano nel nord della Siria. A finire sotto le bombe dei caccia del sultano Recep Tayyip Erdogan il villaggio di Tal-Tawil, meglio conosciuto con il nome di Beni Roumta, poco distante da Tel Tamar. 

Fonti locali confermano che da tempo la zona è teatro di raid e offensive aeree nell’ambito della guerra voluta dal presidente turco contro i curdi in Siria e nel vicino Iraq, senza curarsi delle conseguenze sulla popolazione civile che abita nella regione. Bombardamenti che finiscono per colpire beni e proprietà dei cristiani assiri stanziati nella zona e che lottano per restare, più forti delle violenze e delle privazioni. 

Come emerge da immagini e testimonianze rilanciate sui social, il raid aereo ha causato gravi danni alle abitazioni (nelle foto) e molte risultano ormai inagibili, ma non si registrano vittime o feriti fra la popolazione civile, che è riuscita a fuggire poco prima dell’attacco. Nelle scorse settimane i caccia avevano colpito altre cittadine cristiane: Qamishli, Tal Gerebet e Ain Issa. Fanno tutte parte della regione assiro-cristiana che si è sviluppata lungo le rive del fiume Khabur.

Ankara rivendica la legittimità delle operazioni militari con il proposito di sventare la minaccia costituita dalle milizie curde Ypg - le Unità di Protezione Popolare, alleate con il Pkk - e creare una zona sicura oltreconfine. L’obiettivo è quello di assicurare il ritorno di circa tre milioni di profughi accolti in passato da Ankara, in nome della cosiddetta “fratellanza musulmana”, ma che oggi risulta insostenibile a causa della crisi economica. In realtà Erdogan teme la nascita di uno Stato curdo lungo la propria frontiera e fa di tutto per impedire la realizzazione del progetto, sfruttando il pretesto della lotta al terrorismo. 

La nuova ondata di attacchi turchi nella zona al confine fra Siria e Iraq ha causato una nuova ondata di sfollati, simile a quella che si era già registrata nel 2015 quando la popolazione locale era stata costretta a fuggire per l’avanzata dello Stato islamico. A riferirlo è Elias Antar Elias, leader dell’Assemblea popolare assira nella regione di Jazira, in una intervista ad Aina in cui aggiunge che “i recenti attacchi ai villaggi riportano alla memoria” l’offensiva dell’impero ottomano del 1915 e la cacciata da Hakkari in direzione di Urmia, poi in Iraq, infine in Siria dove si trovano ora. “La storia - avverte - si sta ripetendo”. 

Il leader cristiano assiro parla di atti “barbari” da parte della Turchia che “non ne ha abbastanza delle distruzioni causate alle città siriane, da Afrin fino a Jarablus”, che “non si differenziano molto da quelle provocate dall’Isis nel 2015”. Egli auspica infine una rinnovata unità “con le nostre forze militari a difesa della regione, perché questa terra è nostra e siamo pronti a combattere” per respingere “qualsiasi aggressione che può minare la nostra esistenza”. 

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