Hanoi: esce di scena anche Truong Thi Mai, prima donna ai vertici del Partito
Era una dei tre candidati alla successione di Phu Trong alla guida del Partito, la carica più importante. Costretta anche lei a dimettersi dalla campagna anticorruzione "fornace ardente", che si intreccia alle manovre in vista del Congresso in programma nel gennaio 2026. Politburo ridotto Politburo ridotto a 12 membri dai 18 precedenti con il primo ministro in carica Pham Minh Chinh e il ministro della Sicurezza To Lam nelle posizioni di rilievo.
Hanoi (AsiaNews/Agenzie) - Non si ferma la campagna “fornace ardente” all’interno del Partito comunista vietnamita e la settimana che sta per chiudersi ha visto forse il numero maggiore di personalità escluse dalla leadership del partito e del Paese.
Il regolamento di conti nell’establishment politico - che aveva già visto negli ultimi mesi le dimissioni di due capi di Stato e del presidente del Parlamento - ha interessato martedì anche Truong Thi Mai, la donna (prima a raggiungere una posizione di questo livello) a capo della Commissione organizzativa centrale del Partito comunista del Vietnam e membro della segreteria del Partito. Personalità di grande esperienza e seguito, entrata nel Comitato centrale del partito nel 2006 ed eletta al suo Politburo (l’ufficio politico) nel 2016, Mai era uno dei tre candidati favoriti rimasti per aspirare alla carica di segretario generale del Partito comunista del Vietnam (la posizione più importante ad Hanoi) in sostituzione di Nguyen Phu Trong, durante il 14.mo congresso previsto per gennaio 2026.
Con le dimissioni obbligate di Pham Binh Minh, Nguyen Xuan Phuc, Vo Van Thuong, e Vuong Dinh Hue - susseguitesi dal dicembre 2022 - la rosa dei candidati (che per regole interne devono necessariamente avere superato i due mandati nel Politburo) si è quindi ristretta al primo ministro in carica Pham Minh Chinh e a To Lam, dal 2016 ministro della Pubblica sicurezza. Quest’ultimo è il responsabile della campagna moralizzatrice che sta avendo un’accelerazione per quanto riguarda il partito fondato nel 1930 e che ha guidato la lotta indipendentista e successivamente indirizzato il Paese verso uno sviluppo economico di rilievo, cedendo però poco sul piano del dirigismo e dell’autoritarismo che continua a colpire pesantemente ogni dissenso.
Molti osservatori cominciano a chiedersi quando finirà la selezione in vista del congresso, con un Politburo ridotto ora a 12 membri dai 18 precedenti e con tre delle personalità più vicine al segretario generale cadute in disgrazia negli ultimi tre mesi.
Tra le “vittime” eccellenti dei giorni scorsi c’è anche Pham Thai Ha, assistente e vice del deposto presidente dell’Assemblea nazionale e membro della Commissione per la Difesa nazionale Vuong Dinh Hue, pure lui espulso dalla carica e dal partito il 2 maggio per averne violato le regole. Ha era stato arrestato il 21 aprile per abuso di potere e uso della sua influenza per guadagni personali in connessione al coinvolgimento di personalità politiche negli interessi di un grande gruppo edile. Stessa sorte anche per Duong Van Thai, ex membro del comitato centrale del partito e influente responsabile della provincia settentrionale di Bac Giang.
La riunione del Segretariato del 14 maggio ha inoltre espulso dal partito altri tre esponenti di rilievo: l’ex vice-presidente del Comitato del popolo della provincia di Vinh Phuc, Nguyen Van Khuoc; l’ex segretario del Comitato del partito del distretto di Luong Tai, Le Tuan Hong, e l’ex presidente del Comitato per il Fronte della madrepatria vietnamita nella provincia di Gia Lai, Ho Van Diem. Sotto osservazione per fenomeni di corruzione e malaffare sono finiti altri elementi di spicco del Comitato centrale come pure i responsabili del Comitato del partito comunista di Ho Chi Minh City e quello della provincia di Vinh Phuc, per passate gestioni. Tra le personalità di cui è stata chiesta l’espulsione vi sono anche il ministro del Lavoro in carica, Dao Ngoc Dung, e il suo predecessore.