Hanoi: dalla Caritas un workshop contro la tratta di esseri umani
Sono centinaia le ragazze trafficate ogni anno in Cina. Le principali vittime sono le adolescenti delle minoranze etniche che vivono lungo la frontiera. Il seminario per sensibilizzare la popolazione si è tenuto per tutto il mese di maggio.
Hanoi (Asianews) - La Caritas della diocesi di Lạng Sơn ha organizzato un seminario contro la tratta di esseri umani per informare la popolazione e prevenire lo sfruttamento delle giovani adolescenti vietnamite che vivono nei villaggi etnici lungo il confine con la Cina.
Sono centinaia i casi di ragazze trafficate attraverso la frontiera settentrionale, che corre per 1.350 chilometri: dal 2021 le autorità della provincia di Hà Giang hanno indagato su 110 casi di tratta di esseri umani e arrestato almeno 144 persone. Approfittando del terreno accidentato, i criminali trafficano, con documenti di immigrazione illegali, adolescenti che a volte hanno anche meno di 16 anni.
Il workshop della Caritas si è tenuto nella parrocchia di Bó Tờ, che dista circa 70 chilometri dalla città di Cao Bằng, a sua volta a 5 chilometri dal confine con la Cina. Per tutto il mese di maggio, ogni giovedì e domenica, si sono tenuti incontri informativi dedicati anche alla comunità non cattolica.
“Lungo la frontiera vivono molte popolazioni hmong, dao e e tày che spesso hanno difficoltà economiche e problemi di salute”, hanno spiegato ad AsiaNews gli operatori sociali della Caritas. “In più le giovani donne delle minoranze etniche spesso sperimentano disparità di trattamento all’interno delle loro famiglie. In molti casi i genitori non hanno i soldi per mandare i figli a scuola, così gli adolescenti sono costretti a svolgere lavori pesanti”.
Le ragazze senza lavoro che devono sostenere la famiglia sono le prime a venire adescate dai trafficanti: gli intermediari promettono ai genitori che, se lasceranno andare la figlia con loro in Cina, questa invierà denaro a casa ogni mese. In realtà le giovani vengono poi sfruttate in lavori illegali o pericolosi o abusate sessualmente. Dopo un breve periodo di tre o sei mesi vengono consegnate a un’altra persona e trasferite in un’altra “bottega”, hanno raccontato alcune vittime ad AsiaNews.
Tra i casi più recenti, l’11 gennaio di quest’anno la stazione delle guardie di frontiera di Bạch Đích ha ricevuto una denuncia da parte di una ragazza, classe 2005, di etnia dao. Phan Thi H., originaria del comune di Phú Lũng, distretto di Yên Minh, aveva sporto denuncia contro altri due giovani, un uomo e una donna di etnia mong e hmong che avevano più o meno la sua età. Dal 2019 stavano cercando di portarla in Cina con l’inganno.
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