19/07/2023, 13.07
VIETNAM
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Hanoi, scandalo corruzione: chiesta pena di morte per un funzionario

Il caso riguarda il pagamento di tangenti per i voli di rimpatrio durante il periodo della pandemia. Si tratta di una campagna del governo che va avanti da mesi e vede ancora una ventina di persone sotto processo. La procura generale ha raccomandato l'esecuzione capitale per Pham Trung Kien, ex segretario del viceministro della Salute.

Hanoi (AsiaNews) - Stanno continuando i processi giudiziari nei confronti dei funzionari di governo vietnamiti accusati di aver ricevuto tangenti durante il periodo della pandemia per l’organizzazione dei voli di rimpatrio dei connazionali all’estero e la procura generale del Vietnam ha raccomandato la pena di morte per uno dei 54 imputati. A inizio settimana l’ufficio del pubblico ministero di Hanoi ha suggerito l’esecuzione capitale nei confronti di Pham Trung Kien, ex segretario del viceministro della Salute Do Xuan Tuyen, attualmente in carica. 

Secondo le autorità giudiziarie Kien avrebbe ricevuto 253 tangenti del valore di 42,6 miliardi di dong, pari a 1,8 milioni di dollari, superando le cifre ricevute dagli altri imputati del caso, di cui una ventina ancora sotto processo. In base alle indagini Kien era incaricato di ricevere i documenti e sottoporli all'approvazione del viceministro, nonché fornire pareri sull’approvazione dei voli proposti dal ministero degli Esteri, ma avrebbe utilizzato il proprio lavoro per accumulare ricchezza. Le altre personalità coinvolte nello scandalo di corruzione - tra cui diversi funzionari dell’ambasciata del Vietnam in Malaysia - rischiano fino a 20 anni di carcere. A tutti è stato ordinato di restituire il denaro ottenuto illegalmente.

Tra il 2020 e il 2021 il Vietnam ha organizzato più di 1.000 voli per rimpatriare circa 200mila connazionali da 62 Paesi stranieri. Tuttavia, a causa dell’urgenza dell’emergenza sanitaria, i prezzi sono stati gonfiati dalle agenzie che si occupavano di gestire i voli in accordo con i funzionari governativi e a farne le spese sono stati proprio i cittadini

La campagna anti-corruzione del Vietnam è stata ritenuta controversa da alcuni osservatori: alcuni analisti sostengono che il Vietnam abbia molto da guadagnare se riuscirà a rafforzare l’immagine di Paese in cui è sicuro fare affari, ma allo stesso tempo è difficile capire quanto le recenti epurazioni siano motivate politicamente, perché la stampa e il dissenso sono sotto lo stretto controllo del governo centrale.

Secondo un rapporto di Amnesty International pubblicato a maggio di quest’anno nel 2022 sono state eseguite almeno 100 condanne a morte, ma il Vietnam classifica come segreto di Stato i dati sulle esecuzioni, per cui il numero reale potrebbe essere molto più alto. La pena di morte in Vietnam viene comminata soprattutto per crimini legati al traffico di stupefacenti, che la legge internazionale non riconosce come “reato grave”, precisano inoltre gli esperti di diritti umani. 

Secondo altri dati il Vietnam sarebbe il terzo Paese al mondo dopo Cina e Iran per numero di esecuzioni capitali, avendone eseguite 429 tra il 2013 e il 2016, con un successivo aumento durante il periodo della pandemia. I difensori dei diritti umani ritengono che nel braccio della morte siano trattenute circa 1.000 persone, tra cui diversi stranieri provenienti da Laos, Cambogia, Singapore e Malaysia, ma anche Australia e Kenya. Il Paese si trova infatti nei pressi di quello che viene definito “il Triangolo d’oro”, la regione del sud-est asiatico nota per la produzione e il commercio di oppio e altre droghe.

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