Hanoi, nuove restrizioni sulla rete: nel mirino le imprese online
Il decreto 147 in vigore dal mese prossimo rafforza i vincoli sulla raccolta dei dati e rimozione dei contenuti. Utenti: la norma è un bene per il governo e un male per le aziende. Gli internati possono essere multati per la diffusione di informazioni false e perseguiti per propaganda anti-statale.
Hanoi (AsiaNews) - Internauti e attivisti in Vietnam lanciano l’allarme per l’ulteriore giro di vite programmato da Hanoi sulla rete e, più in generale, la libertà di espressione caratterizzato da un inasprimento dei controlli a fronte di un accesso già pesantemente regolamentato. La norma dovrebbe entrare in vigore a partire dal mese prossimo e intende tracciare più da vicino la navigazione online delle imprese: in particolare, i fornitori di servizi offshore come le società di social media e le piattaforme di servizi di app store, devono autenticare gli utenti nel Paese richiedendo i loro numeri di telefono o di carta d’identità.
Le direttive sono contenute nel decreto 147, che entrerà in vigore il 25 dicembre.
“L’autenticazione dell’account aiuta le autorità a identificare la vera identità dietro l’utente, fornendo un buon supporto alle indagini e la gestione delle violazioni” spiega a Vietnam Television Nguyen Tien Ma, del Dipartimento di sicurezza informatica del Ministero delle Comunicazioni. A utenti dei siti nazionali di social network è inoltre vietato pubblicare notizie e interviste. Un attivista di Hanoi, che non ha voluto essere identificato, ha dichiarato a Radio Free Asia (Rfa) che questo impedirà la rinascita di un movimento di citizen journalism in passato molto forte, che utilizzava i blog per fornire notizie e commenti su questioni politiche.
In aggiunta, il decreto 147 amplia il campo di applicazione della supervisione dei contenuti, imponendo ai provider di Internet di auto-punirsi monitorando e rimuovendo i contenuti ritenuti illegali dalle autorità vietnamite. Una donna d’affari della città di Hung Yen ha dichiarato a che il decreto è un bene per il governo e un male per le aziende. “Le vendite online sono così popolari ora, tutti possono vendere in rete, quindi come può il governo ignorare un’opportunità così lucrativa? Devono rintracciare i venditori - aggiunge - per riscuotere le tasse”. Tuttavia, alcune aziende online non sono a conoscenza del decreto e delle sue implicazioni, come emerge interpellando alcuni proprietari di negozi di moda in rete a Ho Chi Minh City e Hanoi. Entrambi hanno dichiarato di essere completamente all’oscuro delle ripercussioni sulle loro attività di marketing in livestream in seguito all’introduzione del controverso decreto.
Dalla promulgazione della legge sulla cyber-security nel 2018, il governo ha emanato tre decreti relativi alla gestione, alla fornitura e all’utilizzo dei servizi internet e delle informazioni online: in particolare, la legge vieta l’utilizzo del cyberspazio per “opporsi allo Stato, diffondere false informazioni che causano confusione pubblica, offendere gli altri [e] violare la sicurezza nazionale”. E ancora, le aziende devono cancellare le informazioni ritenute illegali su richiesta del governo; in caso contrario, il loro servizio sarà sospeso. Gli utenti di internet possono essere multati per la diffusione di informazioni false e possono essere perseguiti per propaganda anti-statale.
Il decreto 27 ha ampliato la portata del monitoraggio includendo informazioni fuorvianti e non veritiere considerate “cattive o tossiche” ma “non ancora illegali”. Il decreto 53 ha ulteriormente inasprito i contenuti relativi alla sicurezza nazionale, che devono essere rimossi entro 24 ore se considerati una minaccia. Infine, le norme prevedono che i fornitori di social network utilizzino una tecnologia per rilevare e segnalare automaticamente i comportamenti vietati. Sinora nessun commento dai vertici dei principali operatori globali del settore, fra cui Google e Meta (Facebook).