11/02/2016, 09.34
VIETNAM
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Hanoi, nonostante la persecuzione cresce la voglia di libertà religiosa

L’Associazione per la difesa della libertà religiosa, composta da attivisti vietnamiti, sfida le autorità e presenta un rapporto basato sui casi avvenuti nel 2014 e 2015. Nel mirino protestanti, cattolici (redentoristi, suore) e buddisti non ufficiali. Critiche sulla legge di riforma del culto, che rappresenta un “passo indietro” in tema di libertà e diritti.

Hanoi (AsiaNews/EdA) - Negli ultimi due anni in Vietnam le autorità comuniste, centrali e locali, hanno commesso decine di violazioni e attacchi alla libertà religiosa, colpendo a vario titolo le comunità cattoliche, protestanti e buddiste non ufficiali del Paese. È quanto emerge da un rapporto dettagliato - basato sui rilevamenti su base trimestrale compiuti nel 2014 e 2015 - ed elaborato dagli attivisti vietnamiti della “Associazione per la difesa della libertà religiosa”. Dietro l’associazione, che sfida la censura e le repressioni di Hanoi, vi è un gruppo di esponenti della società civile locale, guidati da alcune personalità cattoliche originarie del nord del Vietnam. 

Secondo quanto emerge dal rapporto pubblicato il 5 febbraio scorso, nel Paese asiatico guidato dal Partito unico comunista vi sono 14 religioni diverse e 38 organizzazioni religiose. I credenti sono oltre 24 milioni (su una popolazione totale di 90 milioni) e circa 78mila i “dignitari” (membri del clero), i quali vivono in più di 23mila luoghi di culto sparsi sul territorio. 

Dopo aver snocciolato le statistiche ufficiali, gli autori ricordano i principali casi di violazioni alla libertà religiosa commessi in Vietnam fra il 2014 e il 2015. Durante il primo anno preso in considerazione vi sono stati 11 episodi nel primo trimestre, 14 nel secondo, altri 14 nel terzo e 11 nel quarto. Lo scorso anno le autorità governative hanno commesso un totale di 50 violazioni. 

I più colpiti sono i protestanti, in particolare quelli delle minoranze etniche (come i Montagnards, perseguitati perché ritenuti collaborazionisti con gli Stati Uniti ai tempi della guerra); a questi si aggiungono le piccole comunità che non hanno ricevuto il nulla osta per la pratica del culto. Un altro elemento di contrasto è l’annosa questione legata alle proprietà di terreni e luoghi di culto, che vede protagonisti i cattolici nella loro lunga battaglia con il governo e le amministrazioni locali. Nel 2015 minacce, spoliazioni e abusi hanno riguardato la comunità dei redentoristi, che hanno perso la proprietà del laghetto di Ba Giang, nel convento di Thai Ha; e ancora, il convento benedettino di Thiên An, nei pressi du Hue; la Congregazione delle suore Amanti della santa Croce di Thu Thiêm, nella ex Saigon. Le espropriazioni hanno riguardato anche la comunità buddista, come avvenuto nel caso della pagoda Liên Tri

Le violazioni alla libertà religiosa contrastano con la Costituzione approvata nel 2013 e che prevede, fra i vari diritti, anche quello alla libertà religiosa. Firmando e ratificando trattati internazionali, il governo si è anche impegnato a rispettare una serie di diritti, fra i quali vi è anche la libera pratica del culto. Sempre lo scorso anno il Parlamento di Hanoi ha discusso una legge di riforma del culto, inviando il testo a tutte le comunità religiose sparse sul territorio. Pronta la replica dei cattolici, i quali hanno giudicato il testo un pesante “passo indietro” in tema di libertà religiosa. Sul tema si è espressa anche la Conferenza episcopale, che ha inviato una lettera in cui vengono enumerati in modo preciso e puntuale tutti i passaggi critici e le violazioni presenti nel testo. 

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