10/10/2024, 13.10
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Guerre commerciali: la pace delle aragoste tra Cina e Australia

Proprio mentre si inasprisce lo scontro sui dazi con Washington e Bruxelles, Pechino si appresta a revocare l'ultima misura di ritorsione ancora in vigore contro Canberra. Ad annunciarlo è stato il premier australiano Albanese che in questi due anni ha cercato di ricucire i rapporti, tenendo distinte le relazioni commerciali con la Cina dalle questioni geopolitiche.

Sidney (AsiaNews/Agenzie) - Proprio mentre si inasprisce la guerra commerciale con gli Stati Uniti e l’Europa - sono di questi giorni le notizie dei dazi di Bruxelles sulle auto elettriche e la ritorsione di Pechino sulle importazioni di brandy - la Repubblica popolare cinese sembra invece andare a chiudere questo tipo di confronto con l’Australia.

Il primo ministro Anthony Albanese ha dichiarato infatti oggi che la Cina eliminerà il divieto sul lucroso commercio di aragoste australiane. La dichiarazione è giunta dopo un incontro con il premier cinese Li Qiang a margine del vertice dell'Asean in corso a Vientiane. Si tratta dell’ultimo atto di un confronto iniziato tra il 2020 e il 2021 che aveva visto Pechino vietare l’importazione o imporre dazi per il valore di 15 miliardi di dollari su svariati beni australiani, dal vino al legname, durante gli anni di inasprimento dei rapporti con Canberra. Il commercio di aragoste, del valore di 500mila dollari all'anno, era l'ultima grande esportazione australiana a rimanere sotto sanzione e la sua rimozione - che dovrebbe avvenire entro il prossimo Capodanno cinese, quando è più alta la domanda di questo prodotto – giunge al termine di mesi di sforzi diplomatici.

La guerra commerciale con Canberra era stata innescata nel 2020 dal giro di vite dell'Australia sulle operazioni di influenza estera cinese, con la decisione di bloccare il gigante tecnologico Huawei dalla gestione della rete 5G australiana e dalla richiesta di un'indagine sulle origini della pandemia di Covid-19.

La revoca del bando sulle importazioni di aragoste rappresenta una notevole vittoria politica per Albanese, che punta alla rielezione all'inizio del 2025. Molti produttori provengono infatti dall'Australia occidentale, uno Stato chiave per la battaglia. Più in generale, il premier di Canberra ha investito molto in questi due anni di mandato cercando di isolare le vitali relazioni commerciali con la Cina, il principale partner commerciale dell'Australia, dai venti contrari geopolitici con le tensioni sul Mar Cinese Meridionale che vedono Canberra allineata con Washington e i suoi alleati.

Secondo le stime, prima del divieto, il 97,7% delle esportazioni di aragoste australiane veniva venduto in Cina, cioè più di 1.600 tonnellate all'anno. In questi anni alcuni produttori australiani hanno trovato nuovi mercati negli Stati Uniti, in Europa, Asia e Medio Oriente, mentre altri hanno aggirato le sanzioni creando un “mercato grigio” di esportazioni verso la Cina attraverso Hong Kong, Hanoi e altre città asiatiche. Secondo i ricercatori della University of Technology di Sydney, il volume delle esportazioni verso Hong Kong è aumentato di oltre il 6.100 per cento dopo il divieto.

 

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