27/09/2022, 08.57
RUSSIA
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Guerra in Ucraina: la cruenta mobilitazione della Buriazia

di Vladimir Rozanskij

L’ordine di Putin di reclutare 300mila nuovi soldati da impiegare nel conflitto è eseguito in modo caotico a livello locale. Chiamati anche invalidi e padri di famiglia con più figli. La scomparsa degli uomini dai villaggi, soprattutto in Siberia, conduce alla paralisi della vita comune.

Mosca (AsiaNews) – La nuova chiamata alle armi di Vladimir Putin si sta rivelando molto caotica e brutale in Buriazia. La repubblica dei mongoli di Russia già detiene il record in percentuale di morti nel conflitto in Ucraina, rispetto a tutte le altre quasi 100 regioni della Federazione russa. Gli abitanti raccontano che le cartoline di convocazione vengono presentate anche agli invalidi, ai padri con tanti figli, a chi non ha fatto il servizio militare per motivi di salute e perfino ai defunti.

Il capo della Buriazia, Aleksej Tsydenov, ammette che vi sono state delle forzature rispetto alle regole di convocazione, assicurando che i richiamati “per errore” potranno tornare subito a casa. I parenti interpellati da Sibir.Realii smentiscono però queste parole, raccontando che dai punti di raduno militare non torna più nessuno.

Come racconta Natalja Semenova, una tipografa di Ulan-Ude, “alle 7 del mattino hanno bussato alla porta, cercando mio fratello scomparso due anni fa; sto ancora cercando di rimettermi dallo shock”. Il suo caso non è affatto isolato, le cartoline a defunti pare siano piuttosto numerose, come conferma Alena Kharlamova, a cui hanno cercato di convocare lo zio, morto anch’egli da anni.

Come ricordano diversi avvocati e attivisti umanitari, il concetto di “mobilitazione parziale” non esiste nella legislazione russa, e quindi in teoria può essere convocato chiunque. Dalla Buriazia moltissimi fuggono nella vicina Mongolia, senza sperare di poter dimostrare la propria inabilità alla leva; diversi si danno alla macchia nella vicina tajga, abbandonando famiglia, lavoro e altri legami. Nel villaggio di Turuntaevo, le donne si sono radunate davanti alla caserma della polizia, che si accingeva a requisire quasi tutti gli uomini del posto, costringendo a lasciare liberi quelli che non avevano fatto il servizio militare.

Come riferisce Alena di Ulan-Ude, “mio padre ha 45 anni ed è nella categoria B, quella dei non idonei alla leva, e quando hanno suonato alla porta è rimasto molto sorpreso, si è messo a urlare, ma lo hanno trascinato via minacciandolo di metterlo in galera; lui ha detto che cercherà di fare appello, ma l’avvocato non ci ha dato speranze”. È stato preso anche il 38enne Aleksandr Doržiev, tre figli dal primo matrimonio e due gemelli ancora piccoli dalla seconda unione, che secondo le regole non dovrebbe essere convocabile. Lo hanno chiamato “per consultazioni”, e siccome non si era presentato, sono venuti a prenderlo a casa a mezzanotte.

A molti era già stato consegnato da giorni un biglietto rosa da applicare sul libretto militare (“vennik”), che affermava la “disponibilità alla leva in caso di mobilitazione”, inviato anche a chi non possiede tale certificazione. La moglie di uno dei dirigenti dell’amministrazione repubblicana spiega che “già da quest’estate avevano dato a mio marito l’ordine di organizzare decine di volontari da spedire in Ucraina”.

Sui social girano molti video e messaggi di solidarietà ai convocati, soprattutto a coloro che non dovrebbero essere chiamati, e dall’alto si cerca di imporre la cancellazione di questi messaggi. Di oltre 4mila richiamati nei primi due giorni dall’annuncio di Putin, solo 70 sono riusciti a tornare a casa, come ha comunicato lo stesso presidente Tsydenov. Sono però solo una piccola parte degli inabili, come attesta l’attivista umanitaria Nadežda Nizovkina: “In questi giorni mi sta esplodendo il telefono, per quanti chiamano disperati”, raccontando che è stato convocato perfino un non vedente che non era ancora riuscito a farsi dare da un oculista il certificato di invalidità, e ora è bloccato in caserma.

Nei punti di raccolta regna il caos più totale, e la situazione sembra peggiorare di giorno in giorno, non solo in Buriazia, ma in tutta la Russia. Molti dirigenti regionali sono presi dalla smania di “superare i limiti” richiesti, convocando la gente a casaccio per non essere accusati di pigrizia dall’alto, in un crescendo di isteria collettiva.

In Buriazia oltre alla capitale Ulan-Ude il resto della popolazione vive in piccoli centri abitati di poche centinaia di persone, una situazione simile alla maggior parte delle regioni siberiane, e la scomparsa degli uomini dai villaggi conduce alla paralisi della vita comune.

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